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Bates Motel – Quando l’amore ci rende folli

Una tragedia greca in chiave moderna 

Qualche anno fa uscì una Serie Tv chiamata Bates Motel, il titolo mi incuriosiva così come la trama evidentemente però i tempi non erano maturi perché il primo episodio mi stancò moltissimo e lasciai la Serie senza pensarci più. Quest’anno, complice Netflix, il titolo ha destato nuovamente la mia attenzione e ho deciso così di dare una seconda possibilità allo show. Il risultato è la recensione che state leggendo.

Basata sulla storia di Norman Bates, il protagonista di Psycho, la Serie ne è solo un vago prequel e man mano che le stagioni procedono si può ben capire come in realtà si trattino di due cose completamente diverse, ognuna con una vita propria.

Se Psycho, nello stile più tipico di Alfred Hitchcock, punta tutto sull’effetto sorpresa, la rivelazione finale che sconvolge lo spettatore ed è diventata leggenda, in Bates Motel l’attenzione è rivolta all’interiorità dei personaggi, al loro sviluppo emotivo. La lentezza con la quale procede a tratti la storia, potrebbe risultare di primo acchito poco coinvolgente.
La storia che Bates Motel racconta è quella di Norma e Norman Bates, madre e figlio che decidono di iniziare una nuova vita nella cittadina di White Pine Bay, nell’Oregon, e gestire un motel tutto loro che possa cancellare gli orrori del passato. Ma Norma e Norman non sono due persone normali e il nuovo inizio diventa piuttosto il lento declino verso un destino già scritto.

È la storia di una follia, anzi due. L’amare troppo che diventa ossessione e assume le inconfondibili forme della tragedia greca.

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Il rapporto che lega Norma al proprio figlio è malsano e le si ritorce contro, questo suo continuo tentativo di proteggerlo dal mondo impedisce a Norman di relazionarsi con esso, di capirlo. Norman vive in una campana di vetro, creata con maniacale cura dalla madre e al cui interno ogni cosa rimane sempre la stessa. Solo con il passare delle stagioni Norma si rende conto del proprio errore e quando prova ad allentare i nodi che la legano al figlio ormai è troppo tardi.

La figura di Alex Romero diventa rappresentazione dell’intruso che non può trovare posto nel complesso di Edipo di Norman. Il rapporto tra lo sceriffo e la donna è uno degli elementi più belli della Serie, inizialmente titubanti, diffidenti l’uno dell’altro e chiusi nella propria oscurità i due adulti trovano il modo di aprire il proprio cuore e curarsi le reciproche ferite, di una vita che ha preteso tanto da loro.

Ma Norman non può restare impassibile a guardare mentre la madre gli viene portata via, mentre l’unica donna della sua vita trova la felicità in qualcuno che non sia lui. La corda che pian piano si stringe intorno al collo di Norma è stata intrecciata dalle sue stesse mani. Norman non conosce nulla al di fuori di loro due e così deve continuare quindi a essere.

Bates Motel

Il crescendo di Norman e della sua malattia di sviluppa in quattro fasi. L’amnesia delle prime stagioni si trasforma ben presto in allucinazioni, sociopatia e, infine, sdoppiamento della personalità. Al mondo di fuori e ai dolori che questo porta Norman risponde chiudendosi istintivamente nel suo piccolo rifugio tra animali impagliati che non possono giudicarlo. Nei morti Norman trova la pace e la calma. Sono quattro fasi di cui lo spettatore è sempre più testimone incredulo e inorridito, l’angoscia che il personaggio di Norman Bates suscita è pari solo all’esaltazione di fronte al talento di Freddie Highmore. Un talento che si sfida di puntata in puntata superandosi sempre.
Insieme a Vera Farmiga, i due reggono sulle proprie spalle un’intera Serie e ci riescono con maestria per ben cinque stagioni (per un totale di cinquanta episodi).

La follia di Norman risiede nella sua ingenuità, nel suo disperato tentativo di voler ad ogni costo e sempre salvare la madre.

Bates Motel

Per lei Norman mente, uccide fino a che Norma si trasforma in Mother, una figura che abita i meandri della sua mente e che trova linfa vitale nella sua disperazione. Una Madre perfetta che vive per proteggerlo e prendersi cura di lui, un surrogato di Norma prima che i due si trasferissero.
Norman non ha colpe se non quello di essere un bambino, una creatura vergine ai mali del mondo che di fronte ad essi non sa come reagire se non con menzogne e violenza. Una violenza che gli ha insegnato sua madre, segnata dalla vita, da un’infanzia terribile e da una sfiducia nel mondo che trova sollievo, anche se brevemente, solo nell’amore di Alex.
Ma la tragedia in quanto tragedia non può avere lieto fine e così la storia si conclude come è iniziata.

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