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A meno di una settimana dall’attesissima ripresa di Better Call Saul, anticipato da un trailer (che trovate qui) e da annunci di eccellenti ritorni, si rende necessario più che mai un recap a rinfrescarci la memoria. Questo articolo si propone dunque di intessere in maniera unitaria le centrifughe trame delle prime due stagioni, oltre che di analizzare la complessità di un personaggio come Jimmy McGill.

Definire Better Call Saul uno spin-off è quantomeno improprio. Nato dalla costola di Breaking Bad, non ha nulla in comune con il suo antesignano, se non quell’eccezionale approfondimento psicologico che caratterizza i lavori di Vince Gilligan già dai suoi primordi (un articolo sul Vince Gilligan pre-Breaking Bad lo trovate a questo link). Non c’è un intreccio complesso e via via più intricato come nella Serie Madre, né un accrescersi di pathos e ritmo. No, Better Call Saul ci restituisce le vicende di un uomo. Un uomo che non ha alcuna improvvisa “conversione al male”, che non sprofonda nell’abisso dell’egoistico desiderio di potere ma che conduce una vita barcamenandosi tra due ideali. Già, perché davanti all’uomo Jimmy ci sono diverse “maschere” .

La terza stagione regalerà la genesi di Saul Goodman, “maschera” finora assente. In realtà però il prototipo di quello che Jimmy diventerà è già pienamente presente nelle due stagioni concluse. È, a ben vedere, in germe nella figura di Slippin’ Jimmy, il suo alter ego negli anni dell’adolescenza trascorsi a Cicero (Illinois). Di fronte alla candida ingenuità del padre, continuo oggetto dei raggiri di truffatori e profittatori locali, Jimmy maturerà la sua personale scelta.

“Al mondo ci sono lupi e pecore, ragazzo. Lupi e pecore. Decidi tu cosa vuoi diventare”. (episodio 2×07)Better Call Saul

A seguito di queste parole, pronunciate dall’opportunista di turno, il piccolo Jimmy ruberà pochi dollari dalla cassa del negozio paterno. Sarà il primo gesto della sua nuova vita da Slippin’ Jimmy, con-man di grande abilità. Seguirà, a distanza di anni, una condanna ingigantita dalle “conoscenze altolocate” dell’Accusa. “Da quel momento in poi tutto è andato storto. Io sto ancora pagando per quella storia” (1×10).

Il fratello Chuck, avvocato di successo, contribuirà a tirarlo fuori di prigione e gli darà un lavoro nell’ufficio corrispondenza della Hamlin, Hamlin & McGill, studio legale di cui Chuck è co-fondatore. L’impegno che Jimmy profonde per dimostrare la sua conversione si concretizza nel raggiungimento della laurea in Giurisprudenza e del superamento dello state bar exam, risultato che gli permette di svolgere la professione.

Il suo ingresso nello studio legale del fratello gli è però negato. Alla profonda delusione segue una difficile realtà come avvocato d’ufficio e badante del fratello, precipitato in una psicosi che gli fa credere di essere ipersensibile all’elettricità. Di fronte a queste avversità, il vecchio Slippin’ Jimmy torna a fare capolino, seppur in una forma sublimata: agisce al di fuori della legalità per costringere i Kettlemans, una famiglia colpevole di un furto milionario, a restituire il maltolto. Per farlo si affida all’aiuto di Mike Ehrmantraut, ex-agente di polizia.

Le vicende di Mike si intrecciano con quelle di Jim in un percorso che porta alla riscoperta della genesi del Mike conosciuto in Breaking Bad. L’uccisione del figlio, un onesto poliziotto che rifiutava di accettare delle mazzette nonostante le pressioni dello stesso padre, induce l’uomo a farsi giustizia da solo. Gli strascichi di quel crimine lo accompagnano in una quotidianità piena di rimorsi e dal desiderio di riscatto trasposto nell’affetto per la nuora e la nipotina.Better Call Saul

Non c’è mai un personaggio scontato in Better Call Saul, mai un eroe granitico nel suo ideale. Neanche l’apparentemente irreprensibile Chuck. C’è lui, infatti, dietro ai continui rifiuti dello studio legale HHM di associare Jim, perfino quando guadagna dalla sua un’azione legale, possibile class-action milionaria.

“Tu non sei un vero avvocato. L’università americana delle Isole Samoa, Cristo santo! Un corso di laurea online, che barzelletta! Io mi sono fatto il culo per arrivare dove sono arrivato e tu, grazie a una scorciatoia adesso pensi di poter essere un mio pari? Di poter competere con me perché fai ridere la gente? Io ho dedicato tutta la mia vita a questo lavoro. Non puoi entrare in quel mondo senza aver mai fatto fatica e poi pretenderne i vantaggi”.

Nel significativo discorso a termine del nono episodio della prima stagione Chuck svela la maschera. Per quanto odiosa e negativa possa apparirci la sua figura, non possiamo però non riflettere sulle sue parole. Jimmy ha sempre cercato una soluzione facile. E lo fa anche ora, nel suo ruolo di avvocato.

“Guarda che io ti conosco. So quello che eri, quello che sei. Le persone non cambiano. Tu sei Slippin’ Jimmy! E Slippin’ Jimmy lo posso gestire ma se è laureato in Legge è come uno scimpanzé con una mitragliatrice. La Legge è sacra: se abusi di questo potere qualcuno può farsi male”.

Non c’è redenzione, non c’è conversione. Non c’è neanche perdono in Better Call Saul. C’è la realtà nella sua complessa e inscrivibile natura. L’uomo può cambiare? Chuck, formato dall’esperienza delle continue ricadute di Jimmy, pensa di no.

Per quanto nuovo e rinnovato possa apparirci il protagonista di Better Call Saul rispetto a Slippin’ Jimmy, in ogni suo tentativo, anche quello più nobile, emerge sempre l’incapacità di agire al di qua della Legge. Non può fare a meno di inganni e raggiri.

La bella Kim, avvocatessa della Hamlin, Hamlin & McGill, è la figura che forse meglio di altri mette in risalto per contrasto i metodi tutt’altro che ortodossi dell’operato di Jimmy. Dalle sue scappatoie risulta spaventata e delusa. L’inganno finale, quello con cui Jimmy tenta di restituire un importante cliente alla sua bella, è la dimostrazione che, forse, non possiamo realmente cambiare la nostra intima natura.

Quando prova a farlo, Jimmy va incontro al fallimento, alla delusione, a un mondo duro che non gli lascia alternative. “Al mondo ci sono lupi e pecore, ragazzo”.Better Call Saul

Ma è solo questo? È solo la vita e la mancanza di sostegno di chi gli vuole bene che lo rende l’uomo che è? No, non solo. E, forse, non tanto. Già, perché ottenuto il prestigioso ruolo di associato alla Davis & Main Jimmy non si riconosce in quel mondo. Non può adattarsi a una realtà monotona e convenzionale. La macchina da presa, il pennello di Vince Gilligan, indugia più volte sul travel mug, quel thermos che Jim non riesce a inserire nell’apposito spazio della sua nuovissima macchina (2×06). Non è la sua vita quella, si sente soffocato in quel lavoro. Non riesce neanche a dormire nella sua nuova casa tanto da preferire passare la notte nel vecchio, angusto, stanzino dove aveva iniziato la sua carriera.

Guardando un variopinto pupazzo pubblicitario (2×07) avrà lo spunto per farsi licenziare dalla Davis & Main senza perdere un cospicuo bonus. Ma in quell’immagine c’è anche dell’altro: c’è un riflesso dello stesso Jimmy. Del più autentico Jimmy. Troppo spesso ha seguito una strada per far piacere agli altri, prima al fratello, poi alla stessa Kim. Lui non può essere la persona che gli altri vogliono che sia. Jimmy è Slippin’ Jimmy ed è Saul Goodman: un istrionico, suadente, furbo avvocato. È la sua natura. “Al mondo ci sono lupi e pecore, ragazzo”. Forse Jimmy è un lupo, e il lupo non perde il vizio. Ma c’è un’intera terza stagione di Better Call Saul per dimostrarci che sbagliamo. O che, più semplicemente, le cose non sono sempre ‘bianco o nero’.

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