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Cosa abbiamo pensato dopo il finale della seconda stagione di Better Call Saul

2) Insoddisfazione

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Personalmente, considerate tutte le puntate preparatorie a cui abbiamo assistito nel corso della stagione, con conseguentemente un’ottima caratterizzazione dei personaggi e dei motivi che portano a determinate scelte, l’ultima puntata mi ha lasciato un po’ deluso. Questa critica non intende dire che la puntata sia concepita in modo errato o che sia addirittura sgradevole, ma che forse dare qualche risposta in più alle grandi domande in sospeso sarebbe stato un veicolo più diretto per la terza stagione. Invece, non si conclude la diatriba Mike-Salamanca; l’attesa comparsa di Fring viene soltanto evocata; Jimmy McGill è ancora Jimmy McGill (anche se per poco). D’altro canto, tutto ciò porta il vantaggio di tenere l’audience col fiato sospeso per un intero anno, e per rendere probabilmente la terza stagione la migliore delle tre.

3) Chuck è la rovina di Jimmy

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Se non fosse stato chiaro fino a questo momento, l’ultima puntata ha messo il punto esclamativo su questo rapporto fra fratelli: Chuck odia il fatto che Jimmy possa essere una persona per bene e magari anche un buon avvocato, e di conseguenza silenziosamente e in maniera subdola incoraggia l’inconscio lato malvagio di Jimmy, per potere avere una scusa per distruggerlo definitivamente. L’ultima puntata, al proposito, mette la ciliegina sulla torta a questa serie di dispute tra fratelli (in cui a volte Jimmy è indifendibile, ma altre volte lo è Chuck) con la confessione della falsificazione delle prove estorta con l’inganno da Chuck a Jimmy: si capisce benissimo che è l’inizio della fine.

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