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Il vero limite di Better Call Saul (e come superarlo)

SPOILER ALERT – ASTENERSI DALLA LETTURA CHIUNQUE NON ABBIA FINITO BREAKING BAD E NON SIA IN PARI CON BETTER CALL SAUL

Sia chiaro, qua c’è l’intenzione di trovare il pelo nell’uovo. Perchè Better Call Saul, spin-off di Breaking Bad che è arrivato alla terza puntata della sua terza stagione, è una serie di livello assoluto. Molto più che un semplice spin-off, come avevamo anticipato già all’inizio della serie in questo articolo. Better Call Saul è andato ben oltre le aspettative, riscrivendo il concetto di spin-off inteso come prodotto buono solo a tirar su un po’ di soldi in più sfruttando l’effetto nostalgia dei fan per la serie principale. Questa serie è riuscita in un intento forse mai riuscito prima ad altri spin-off: ha costruito una storia a se stante, interessante, che pian piano è riuscita a discostarsi da quella principale. Ovviamente senza dimenticarsela, perchè dimenticarsela è impossibile. Soprattutto quando si tratta di Breaking Bad. 

Durante questi tre anni abbiamo conosciuto tanti nuovi personaggi, da Chuck a Kim, passando per Howard e Nacho, e ne abbiamo ritrovati tantissimi altri, già appartenenti all’universo Breaking Bad: Saul Goodman – ovviamente – Mike Ehrmantraut, Tuco Salamanca, i cugini di Tuco, Hector Salamanca, Krazy8, e di recente persino Gustavo Fring. La storia scorre che è una meraviglia, su due binari differenti: quello di James McGill\Saul Goodman, intento a costruire la sua carriera di avvocato tra mille vicissitudini, e quella di Mike Ehrmantraut, che pian piano si inserisce nel mondo della criminalità d’alto rango – più per necessità che per volontà personale evidente – e sulla sua strada troverà Gustavo Fring. 

La nostra curiosità nel guardare Better Call Saul – e per nostra intendo di noi fan di Breaking Bad, poichè penso che comunque l’85% del fandom di Better Call Saul sia formato da persone che hanno già visto tutto Breaking Bad – è dettata principalmente dalla volontà di scoprire il percorso dei personaggi che abbiamo amato (o odiato) nella serie madre: capire come Saul è diventato Saul, Mike è diventato Mike, Gus è diventato Gus e via dicendo, prima che tutti questi incontrassero sulla loro strada quel genio di Walter White. 

E il meccanismo funziona, più che bene. Ma come detto, siamo qua per trovare il pelo nell’uovo. E il pelo nell’uovo è questo: possiamo goderci il viaggio, ma sappiamo già come andrà a finire. Per tutti i personaggi, esclusi quelli nuovi come Kim e Chuck. 

Sappiamo quale sarà il destino finale di Saul Goodman, Mike Ehrmantraut e Gustavo Fring, così come sappiamo quale sarà quello della famiglia Salamanca. Un po’ è anche il non avere il brivido di poter temere che questo o quel personaggio morirà, sappiamo già che nessuno di loro morirà, perchè i loro destini si compiranno in Breaking Bad. E quindi anche le scene di grande tensione in cui abbiamo visto e\o vedremo coinvolti Mike, Saul, Gus e i Salamanca perdono un po’ di valore, perchè nessuno di loro rischia in realtà nulla e noi lo sappiamo bene. Ma più di questo, è proprio il sapere dove arriveranno che rappresenta un limite. Certo, c’è il come ci arriveranno, e questo come è l’elemento trascinante della serie, quello che ce la sta facendo godere (oltre a una splendida trama che si sta discostando, almeno per quanto riguarda la storyline di Saul, dal modus operandi tipico di Breaking Bad, facendo sì che Better Call Saul trovi una propria originalità ed identità). Ma il fatto che sappiamo già dove arriveranno, inutile negarlo, rappresenta un piccolo limite. 

Come superare questo limite?

In un modo molto semplice. Partiamo dal presupposto che Better Call Saul è un sequel mascherato da prequel di Breaking Bad, o meglio un prequel mascherato da sequel. Insomma, nella serie ci sono entrambi gli elementi, ma quello dominante riguarda il prequel: a livello di sequel abbiamo visto soltanto qualche scena di Saul Goodman dopo il cambio di identità e il trasferimento in Alaska.

Un modo per far sì che Better Call Saul possa raggiungere una totale ed assoluta completezza, eliminando questo piccolo limite, è quello di dare più spazio, in futuro (magari dalla quarta o quinta stagione) al sequel. Vorremmo vedere che fine farà effettivamente Saul Goodman, e con lui gli altri personaggi rimasti vivi di Breaking Bad. Tra cui Jesse Pinkman, che presto potrebbe comparire nello spin-off di Breaking Bad made in Gilligan, come raccontiamo in questo articolo: Jesse Pinkman potrebbe esserci nella terza stagione di BetterCall Saul: tutti i dettagli!  

Insomma, la possibilità di scoprire che fine abbiano fatto Saul, Jesse e soci, con un prequel che si mischia al sequel in maniera sempre più evidente (ipotesi tra l’altro tutt’altro che scartata da Gilligan) potrebbe rappresentare il tocco di classe definitivo per una serie che già si è issata ad altissimi livelli, ma che con questo accorgimento potrebbe issarsi nell’olimpo dei prodotti seriali, soprattutto perchè potrebbe fregiarsi di una specificità e particolarità raramente viste prima, con un mix sequel-prequel all’interno della stessa serie. La mia speranza è che si vada in questa direzione. Ma anche qualora dovessero continuare così, andrebbe comunque bene: eravamo qua giusto per provare a trovare il pelo nell’uovo.

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