Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » Better Call Saul » Vince Gilligan e il feticismo nascosto in Better Call Saul

Vince Gilligan e il feticismo nascosto in Better Call Saul

La rappresentazione cinematografica, ormai comprendente la sottocategoria della serialità televisiva, è un procedimento artistico di per sé prettamente feticistico, nella misura in cui, a due tempi, questo espone alterità e identità dal punto di vista del regista.
Egli valuta l’esistenza del mondo come metro per la propria identità, come campo di impulsi utili a collocare pensieri e ossessioni.
Queste ultime, le ossessioni, sono la realizzazione impropria in maniera indiretta dell’evoluzione, in tutte le opere di Vince Gilligan e sin dai più attempati episodi di X-Files da lui diretti.

Ma la liaison atipica tra quella tragedia narcisistica che è Breaking Bad e il dramma che rappresenta Better Call Saul, potrebbe essere lo strato sottostante più stimolante nell’analisi del simbolismo gilliganiano.
Una pulsione, o eccitazione somatica, bollata come devianza (o addirittura perversione sessuale), sin dai primi esposti freudiani: il feticismo dei piedi.
Una censura sociale che ha ostruito anche, per lungo tempo, la libera confessione di Quentin Tarantino, fino al momento in cui l’evidenza ha dato risonanza a ciò che è “taciuto”.

Andando per gradi, dunque, dove e come riconosciamo l’uscita dal cabin fever opprimente dell’ossessione di Vince Gilligan?

Better Call Saul è il teatro degli intenti, in questo caso, e il personaggio di Kim Wexler ne è l’attore protagonista.
Come già detto, la cinematografia è intrinsecamente feticistica in quanto rappresentativa della realtà attraverso tagli e dettagli.
Tutto ciò che è dettaglio diventa colonna portante di un’arcadia del piacere, un mondo in cui un blu cobalto, una zigrinatura, o più completamente un orsacchiotto rosa possono nascondere una sovversione del potere o un’esclamazione del piacere più atavico e potenzialmente inesauribile.
In tal senso, Better Call Saul non manca di questi tagli/dettagli che esprimono interesse latente.

  • Siano questi per esprimere la suddetta sovversione del potere, quella di un Jimmy sommesso (ma mai intenzionalmente sottomesso) all’estenuazione autoindotta di una personalità stakanovista quale è quella della sua collega Kim;
feticismo Vince Gilligan
Better Call Saul 1×05
  • Sia questa per rappresentare iconograficamente, in due sequenze distanti tra loro, l’approvazione/disapprovazione di Kim verso l’atteggiamento immorale o talvolta addirittura amorale di Jimmy;
feticismo Vince Gilligan
Better Call Saul 2×02
feticismo Vince Gilligan
Better Call Saul 2×03

 

  • O ancora, costumisticamente e scenograficamente, per evidenziare una necessità quasi esasperata dell’immagine di successo inamidata e minuziosamente costruita.
feticismo Vince Gilligan
Better Call Saul 2×05
feticismo Vince Gilligan
Better Call Saul 3×05

 

Ma più che in ogni altra cosa, Vince Gilligan è bravo a indugiare sulla profondità prospettica del disagio, allargando il grandangolo sensoriale e ponendo la lente di ingrandimento sul sintomo, curato a tal punto da essere utile a spiegare la sensazione: i piedi di Kim diventano l’espressione della vessazione, l’estremità verso la quale confluisce tutta l’esasperazione, prima concentrata poi calpestata da un’inesorabile fiducia nei propri mezzi.

feticismo Vince Gilligan
Better Call Saul 2×05
feticismo Vince Gilligan
Better Call Saul 2×06

 

Quasi a sacrificio di una “parte” (letteralmente fisica, in questo caso) di sé nel mantenimento di un’integrità altrimenti compromessa. Un’aferesi umana, l’atto di spezzarsi per mantenere l’essenziale.
I piedi diventano edonisticamente protagonisti di questo sacrificio anche etico, oltre che, appunto, estetico.

feticismo Vince Gilligan
Better Call Saul 3×01
feticismo Vince Gilligan
Better Call Saul 3×03

 

feticismo Vince Gilligan
Better Call Saul 3×06

 

Eppure, con un’impronta prettamente concettuale, più teorica, la prima parvenza di sublimazione dell’ossessione la troviamo appunto in Breaking Bad, con il disturbo compulsivo di Marie per le scarpe.
Qui l’accenno, ancora in stato embrionale, sembra sussurrare proprio il conturbante imbarazzo dell’ammissione, del palesamento, nascosto appunto da un multistrato di devianza il cui livello più evidente, che funge da specchio per le allodole, è la devianza criminale.
Il punto focale diventa il reato e non l’oggetto del desiderio. Così la sublimazione del desiderio è avvenuta, sfogata, ma nel più elegante e sotteso dei modi.

feticismo Vince Gilligan

 

Sempre dal punto di vista concettuale, rimarcando l’importanza dell’aspetto scenografico, è bene ricordare che il primo ufficio di Jimmy è posto all’interno di un centro estetico (e la stragrande maggioranza delle riprese che vi sono ambientate, indugiano sul lato pedicure).

feticismo Vince Gilligan
Better Call Saul 2×01

Quello che sarebbe il semplice procedimento naturale dell’uomo in quanto animale sociale, che comunica anche senza comunicare, diventa per Vince Gilligan il parossismo cruciale per acquisire un’identità artistica ancor più definita (per lui a maggior ragione, in quanto regista antropocentrico con un setting che di base agevola notevolmente questa espressione), attraverso appunto l’ossessione.
Quello tra etica ed estetica, così, diventa il matrimonio socialmente disconosciuto tra libertà e desiderio dal quale nasce il feticcio.
Proprio il feticcio, quello che riteniamo una sconfessione della realtà, la quale viene archiviata per agevolare un’icona ideale, è un processo mentale terribilmente simile a quello creativo dell’arte (che in questo caso è il cinema/la Serie Tv).

Better Call Saul, così come Breaking Bad, è una storia di ossessioni: quale può essere quella di Kim per il lavoro; quella di Chuck per il senso di giustizia (o, psicosomaticamente, per l’elettromagnetismo); quella di Walter per il potere o di Skyler a sua volta per la giustizia (un binomio ricorrente, quello di istinto e coscienza).
È proprio attraverso la poliedricità dell’ossessione, dalle centinaia di sfaccettature che colorano l’origine del desiderio, che Vince Gilligan nasconde le sue, di ossessioni.
Freud spiegava la sublimazione come stadio ultimo e decantato degli istinti umani soppressi.

Non è forse questa la definizione più generica ma al contempo assoluta di “arte”?
Essere “esperti di se stessi” ed elaborare un desiderio, per permettere a quel qualcosa di lasciare la tua mente e trovare un posto nel mondo.

 

LEGGI ANCHE – Better Call Saul: i 10 easter eggs