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Black Mirror: i modelli letterari che influenzano la Serie

Uno dei motivi del grande successo di Black Mirror sta senz’altro nella capacità che ha la Serie di infondere originalità e attualità a ogni episodio. I problemi del presente sono posposti ed esasperati in un futuro drammaticamente quotidiano e iperrealista.

Eppure, senza nulla togliere a questo suo grande merito, c’è anche un rigurgito di “tradizione classica” tra le pieghe di Black Mirror. E una certa consapevolezza nel servirsi della letteratura antica, come dimostreremo.

Recentemente abbiamo proposto un breve excursus sui referenti tragici delle nostre amate Serie Tv. Ne è uscito un lavoro che ha dato il là a una riflessione più approfondita. La domanda che ne è derivata è se è possibile ravvisare tematiche che attingano alla memoria greca (e romana) perfino in una Serie tanto moderna come Black Mirror. La risposta sembra essere parzialmente positiva.

Per Jorge Luis BorgesQuattro sono le storie. Per tutto il tempo che ci rimane, continueremo a narrarle, trasformarle”. Di questi archetipi narrativi il primo e più antico sarebbe quello “di una forte città assediata” [Iliade], il secondo è “un ritorno” [Odissea], il terzo “una ricerca” [Giasone e il Vello], l’ultimo “il sacrificio di un dio” [Attis, Odino, Cristo].

Il successo dell’eroe antico si trasforma in insuccesso e rovina dell’antieroe moderno, la conquista in fallimento, il sacrificio in sconfitta. Eppure, è inevitabile pensare che quell’iperbole borgesiana abbia un’attualità che travalica le epoche.

Ma entriamo nel merito. Sono cinque in particolare gli episodi di Black Mirror che sarà utile prendere a riferimento per questo percorso di riscoperta “classica”.

Il primo di essi apre la seconda stagione con un’interessante disamina della relazione amorosa. In “Torna da me” Martha ha perso il marito, Ash, in un incidente. Sconvolta, decide infine di servirsi di un “surrogato”, un prodotto virtuale che basa le proprie interazioni sui dati “social” di Ash, rispondendo e comportandosi a somiglianza dell’uomo. L’episodio approfondisce, come sempre, il tema dei rapporti umani in relazione alla tecnologia, mostrando l’insormontabile distanza tra una relazione autentica e la fredda asetticità, fatta di apparenze, delle risposte di un’entità virtuale.

Bene. Ma come può tutto questo trovare un raffronto in un’opera che non sia del tutto moderna o quanto meno futuristica? La risposta ce la fornisce il mito greco di Laodamia. La donna, moglie di Protesilao, alla partenza di questi per la guerra di Troia fa modellare una statua a immagine del marito così da tenerla sempre al suo fianco. Alla morte dell’uomo, la dipendenza per la statua è tale che, secondo una tradizione, il padre Acasto ne ordina la distruzione. Non potendo sopportare il dolore, Laodamia si dà quindi la morte.

È evidente come, in entrambi i racconti, al dolore per la perdita dell’amato le protagoniste rispondano affidandosi a un’illusione, a un surrogato che non può restituire l’autenticità del sentimento.

E che inevitabilmente le condanna alla rovina. Meno stringente il caso di Pigmalione, re di Cipro, che, innamoratosi di una statua di Afrodite, pregò la dea e ottenne che l’effigie prendesse vita (Pinocchio e la Fata Turchina dicono niente?). Mito dall’esito lieto, visto che dall’unione dei due nacque pure una figlia, Pafo.

Una copia è pure l’Elena che avrebbe seguito Patroclo a Troia: “Un fantasma dotato di respiro, fatto con un pezzo di cielo”. Così ce la descrive Euripide nell’omonima tragedia. Questo passo ci introduce rapidamente a un altro tema condiviso dal mondo classico con Black Mirror: quello del doppio. È questo un soggetto che avrà larghissima fortuna nella cultura occidentale anche in ambito psicologico (Freud e la rielaborazione del mito di Narciso).

Lo sdoppiamento dell’identità appare in Bianco Natale, episodio speciale a cavallo tra la seconda e la terza stagione.

Non “da un pezzo di cielo” ma da un’operazione chirurgica si ricava il chip che conserva una copia digitale della “coscienza” di Greta e del protagonista Joe. E la domanda che implicitamente viene da porsi è quanto di umano vi sia in quella “coscienza espiantata”. La stessa domanda -o quasi- si pone Elena venendo a conoscenza del tradimento del suo doppio e delle conseguenza che tali azioni hanno sulla sua reputazione.

Già, la reputazione, un concetto fondamentale nella società antica. Eric Dodds parla di una “civiltà della vergogna” in cui non tanto le azioni quanto il riflesso pubblico di tali comportamenti genera l’onore. Dice niente? Se state pensando a “Caduta libera”, primo episodio della terza stagione, ci avete visto lungo.

Il mondo descritto in questa puntata è quello di una società ossessionata dal giudizio altrui in cui ciascuno riceve dal prossimo una valutazione in base all’impressione che suscita.

La protagonista, Lacie Pound, va incontro a una progressiva perdita di popolarità (e alla follia) che la conduce fino all’esclusione dal tanto atteso matrimonio dell’amica che avrebbe potuto accrescere il suo punteggio (e quindi lo status sociale). E il paragone con Aiace Telamonio, reso folle da Atena che gli fa così perdere l’onore, appare piuttosto pressante.

Aiace si darà poi la morte, Lacie andrà incontro a un destino migliore. Piccola digressione per gli amanti di Kafka: un ulteriore referente, certo non propriamente classico, sarebbe facilmente ravvisabile anche nel comportamento del villaggio nei confronti della famiglia Barnabas, nel romanzo incompiuto “Il castello”.

La condanna all’oblio sembra essere un leitmotiv piuttosto ricorrente in Black Mirror e nelle dimensioni sulle quali apre vasti squarci. Black Mirror

È la sorte che investe Matt in “Bianco Natale” e, in forme molto diverse, Victoria Skillane in “Orso Bianco”, secondo episodio della seconda stagione. La donna, legata a una sedia e privata della memoria, è costretta a rivivere in un loop continuo una giornata fatta di angosciosi inseguimenti e torture psicologiche. È questa la punizione per una colpa da lei precedentemente commessa. La “mente classica” torna facilmente all’immagine di Teseo condannato alla dimenticanza e incatenato alla “sedia dell’oblio” per essere sceso nel Tartaro.

Ma il riferimento più esplicito è forse ne “Gli uomini e il fuoco” dove già nel titolo si può cogliere l’assonanza -voluta- col mito platonico della caverna.

In questo racconto contenuto nell’opera filosofica La Repubblica, si immaginano alcuni uomini incatenati dalla nascita in una grotta. Essi assistono solo alla proiezione di ombre prodotte da una cortina di fuoco alle loro spalle. E considerano queste visioni come uniche entità reali. Si immagina quindi che un uomo riesca a liberarsi e che, in un progressivo e doloroso disvelamento, giunga alla verità.

È un percorso del tutto analogo a quello del protagonista di Black Mirror, Stripe, un giovane soldato che crede di combattere contro dei mostri chiamati “parassiti”. La verità gli verrà gradualmente rivelata e, come l’uomo del mito platonico, i suoi occhi potranno abituarsi man mano alla realtà delle cose.Black Mirror

Anche questo episodio si concluderà con l’oblio, forse il più claustrofobico tema che Black Mirror ha in comune col mondo classico.

Nella cultura greco-romana tale è la condanna a cui va inevitabilmente incontro l’uomo. Di lui, dopo la morte, non resterà che un’ombra stanca e incosciente, un fantasma incorporeo condannato a vagare nell’Oltretomba.

Come si è visto temi classici e modernità si mescolano incessantemente in Black Mirror, sovrapponendosi e attualizzando le problematiche che sempre sembrano accompagnare l’uomo. Che la ripresa sia consapevole o meno, poco importa. Perché in fondo, forse, la verità è che le angosce della mente umana travalicano le epoche, eternandosi nei grandi racconti che accompagnano la nostra esistenza.

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