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Non è strano, che presto moriremo tutti?

Sì.

Carol & The End of the World – 1×04

E se un giorno vi dicessero che un misterioso corpo celeste sta per colpire la Terra e spazzare via per sempre la razza umana, cosa fareste nei soli 7 mesi che vi rimarrebbero a disposizione? Sette mesi soltanto, e poi solo polvere. Questo è ciò che hanno ipotizzato gli scienziati del microcosmo di Carol. Ancora 7 mesi di vita e poi nulla più. Provate un attimo a pensarci: come vorreste impiegare tutti i 210 giorni a vostra disposizione prima della fine del mondo?

Trascorrere quel tempo con i propri cari, è quasi sicuramente la prima cosa che può esservi venuta in mente. Sperimentare nuove esperienze, e magari fare tanto quella cosa che vi eravate ripromessi di fare prima di morire, la seconda e la terza. In situazioni così estreme, sono proprio i valori universali a renderci più simili e vicini di quanto possiamo immaginare, e questo vale in generale per tutti, ma esiste sempre il particolare. Perché se da un lato la paura di perdersi porta alla ricerca di conferme nell’altro, a volte è proprio quella stessa paura a renderci schiavi di un’attanagliante senso di vuoto. Mancano 7 mesi alla fine del mondo, e te che fai?

È in questo confuso scenario apocalittico che prende vita la narrazione di Carol & The End of the World (Carol & la fine del mondo), sbattendoci in faccia tutta l’inadeguatezza e la tensione che muovono gli ultimi 210 giorni sulla terra di Carol Kohl.

Carol & The End of the World (640×360)

Carol ha 43 anni, una sorella che è il suo esatto opposto e due genitori che praticano il poliamore nudista, a dimostrazione del fatto che la fine del mondo la si può accogliere in quanti e più disparati modi. Ed è proprio a tavola con i suoi genitori – nudi – e il loro toy boy Michael, un uomo grande e nerboruto che gli fa da infermiere/badante e con cui, da quando si è appresa l’imminente fine del mondo, i due anziani intrattengono una relazione romantica e carnale, che Carol assaggia un gelido bagno di realtà.‘ Tesoro caro, noi partiremo per una crociera che attraverserà il mondo, noi e Michael. E te, come stai trascorrendo i tuoi ultimi giorni sulla terra?’. Quando i tuoi ultra socievoli genitori nudisti si preoccupano del tuo destino prima di imbarcarsi nella vacanza più eccitante del mondo, nonché l’ultima, rimane ben poco da fare: mentire. ‘Faccio surf. Sto prendendo lezioni di surf.’ Ed è in quella bugia, che ha reso così lieve il viaggio dei coniugi Kohl ma così opprimente i futuri minuti nella vita Carol, che il mondo della protagonista di Carol & The End of the World comincia a crepitare, come uno di quei falò di fine estate che sanciscono, con il suo affievolirsi, la fine della bella stagione.

Cosa farai? Ora sembra che sia il mondo a domandarglielo, e il fatto che l’intera popolazione mondiale sembra sia stata travolta da una FOMO senza precedenti non fa che alimentare esponenzialmente il senso di impotenza e inadeguatezza di cui Carol è da tempo una rassegnata vittima. Se il mondo finisse oggi, nessuno si accorgerebbe di me. È il pensiero che più divora i primi ultimi giorni nel mondo di Carol, che vede però nella definitiva sparizione dal mondo terrestre, un malinconico seppur addolorato sollievo.

Carol & The End of the World
Carol & The End of the World (640×360)

La quotidianità di Carol è scandita da un susseguirsi di banalità in cui anche l’aggiunta di una nuova marca di cereali assume la connotazione di un cambiamento senza precedenti, tanto fissa e immobile è la vita della protagonista di Carol & The End of the World. Il rumore del cucchiaino sul fondo della tazza e il ruvido suono del coltello sul pane appena tostato, fanno da cornice a una delle tante mattine nella vita di Carol, con la differenza che ora, fuori dalla finestra, si vede un enorme sfera blu che andrà a ingrandirsi sempre di più con il trascorrere dei prossimi 7 mesi, fino a inglobare il mondo intero. A parte questo, nulla sembra essere cambiato nella morning routine di Carol Kohl.

Stesa nella cameretta di quando era piccola, con il viso rivolto al soffitto, Carol penserà a quanto siano pochi i suoi ricordi d’infanzia, paragonati a quelli di sua sorella, vittima dell’ansia di essere tagliata fuori dalle occasioni sociali, prima ancora che andasse di moda. E sarà proprio durante una gita tra sorelle che Elena, documentando le loro avventure con una videocamera, vedrà Carol per la prima volta in vita sua. Riuscendo a entrare seppur con difficoltà in quello scrigno a doppia mandata che è l’interiorità di Carol. ‘‘Lei ha sempre fatto quello che voleva, io invece ho sempre fatto quello che volevano gli altri”, ammetterà Elena davanti a un gruppo di semisconosciuti che chiamerà amici per paura di sentirsi sola, ripensando a quei giorni trascorsi insieme a Carol.

Perché anche nell’immobilità, nella stasi più penetrante, Carol ha sempre saputo chi era. Con i suoi limiti, con quella timidezza con cui ancora faceva fatica a riappacificarsi, e con quel sottostante desiderio di essere come tutti.

Carol & The End of the World
Carol & The End of the World (640×360)

Carol & The End of the World è una serie animata altamente consistente, seppur tinta violentemente da pennellate blu, come avvolta da una tanto opprimente quanto accogliente coperta di malinconia. Se Carol & The End of the World fosse una giornata sarebbe uno di quei pomeriggi di pioggia da copertina e misantropia dove, anche una volta schiaritesi le nubi, si continua a stare avvolti nelle coperte nella speranza che si riannuvoli il cielo, e non ci venga la tentazione di fare altro se non sia accucciarsi su se stessi. Tutto in Carol & The End of the World è avviluppato da una patina di rassicurante tristezza, in cui ‘rassicurante’ indica la ‘normalità’ della sperimentazione di alcune emozioni, a volte negative, come la tristezza. La stessa Carol viene ritratta come una donna depressa, apatica e senza speranza. Ma non sono questi gli stessi occhi con cui lei stessa si vede, al contrario meno gravi e giudicanti di quelli degli altri; che preferiscono invece affidarle un ruolo così netto anziché provare a capire che, a volte, la solitudine per Carol è stata una scelta. E solo quando ha sentito davvero la necessità di provare dell’altro, si è semplicemente esposta alla vita, ma con i suoi tempi, e non in continua competizione con il ticchettio del tempo.

Carol ha subito la pressione delle aspettative degli altri ma non ne ha mai fatto motivo della sua malinconia, che forse, era lì da molto tempo prima. Non si è fatta scalfire dalla paura di rimanere tagliata fuori, dalla paura della morte e dalla fame d’aria di una società che cerca soddisfazione nel fare e nel fare sempre di più. In un mondo ultra performante dove ogni secondo conta, dove ogni mancata presenza all’evento del secolo sembra la fine del mondo, e dove ci si definisce per loghi e lo status sociale fa la felicità, a volte basterebbe essere un po’ come Carol. Cogliendo solo le onde che ci sembrano importanti, anche se questo può voler dire aspettare un po’, consapevoli che non esiste mai ‘un tempo giusto per fare le cose’, ma solo il proprio.

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