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Death Note: quando il potere è troppo

Anime e manga giapponesi hanno da sempre influenzato la nostra infanzia. Molti di noi, non contenti delle Serie TV, si sono gettati sui prodotti orientali vista la loro originalità, il loro incessante amore per il giallo ed il mistero, e la loro estrema visione del mondo, sia nelle scene violente che in quelle sessuali.

Death Note tra tutti è una delle anime giapponesi di maggior successo. Una storia ricca di giochi psicologici, colpi di scena, una partita di scacchi fatta a cartone animato a puntate.

I temi affrontati nei 37 episodi, però, non possono essere affrontati certamente a cuor leggero. E lo si capisce sin da subito. Light, un giovane studente di Kanto, raccoglie un quaderno insolito trovato a terra. Lì scopre il potere del Death Note: ogni nome scritto, se conosciuto il volto della persona, muore dopo 40 secondi.

Il mondo che ne esce è un enorme emblema delle ideologie di vita: da una parte Light, con il suo senso della giustizia elevatissimo, ma con la mania del potere implicita. Dall’altra ci sarà L, l’investigatore più famoso del mondo, che cercherà di fermarlo con la sua astuzia ed il suo senso della giustizia molto più docile.

Si scontrano, all’interno degli episodi, non solo i piani di Light ed L per battersi a vicenda e completare i propri scopi, ma anche i loro modi di pensare: se da una parte abbiamo la ricerca di un mondo migliore, dove ogni atto illegale verrà punito con la morte, dall’altro abbiamo la ricerca del cattivo, attraverso etiche forti, senza ricorrere ad uccisioni facendo soffrire terzi per far tornare il mondo normale.

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Il personaggio di Light ad inizio stagione non può non piacere, in quanto il suo obiettivo sembra, nonostante l’omicidio, piuttosto nobile. Ma se il giovane ragazzo assassino ha degli ottimi obiettivi, il modo in cui cercherà di realizzarli farà sì che lo spettatore si affezioni sempre più a L, ed ai suoi seguaci, N ed M.

Sarà proprio la sua spudorata voglia di primeggiare sul mondo che porterà Light alla morte: egli non si fiderà mai di nessuno ed ucciderà persino i suoi stessi alleati se messi in situazioni a lui non comodissime. Near, invece, riuscirà ad approfittare dell’unico passo falso commesso da Light per smascherarlo.

E’ proprio il passo falso di Light che racchiude il senso di Death Note, attraverso il personaggio di Mikami. Mikami non è altro che un personaggio come Light, stufo delle ingiustizie del mondo, e la sua ammirazione per Kira lo porterà ad essere il prescelto. Light infatti userà lui come alleato per giustiziare i criminali ed allo stesso tempo depistare le indagini di Near negli ultimissimi episodi, ma l’uso del Death Note pian piano farà impazzire Mikami, che alla fine, commetterà la mossa sbagliata che permetterà a Near di catturare Light.

La pazzia che colpisce Mikami ci fa capire quanto, nonostante si possa pensare che le proprie intenzioni siano nobili, l’eccedere nella ricerca di quest’ultime può portare alla follia, persino per un personaggio come Mikami, pacato ed abitudinario, nell’ultimo episodio lo vediamo notevolmente sconvolto e squinternato.

Al contrario è significativo il lavoro degli eredi di L. Ovvero Mellow e Near, detti anche M ed N, due giovani investigatori scelti da L stesso, che riceveranno i dati delle indagini di quest’ultimo una volta morto per mano di Light. N ed M hanno difficoltà a collaborare, ma sarà proprio grazie al lavoro svolto dai due che permetterà la cattura di Kira, attraverso il sacrificio di M che permetterà a Near di giungere alla certezza che Kira non è altro che Light. Come Near stesso ammette, loro da soli non erano superiori a L, ma solo insieme potevano superare il compito che L aveva precedentemente fallito.

Raffaele Cianni