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Doctor Who 14×08 – La Recensione: il Dottore e la morte

ATTENZIONE! L’articolo contiene SPOILERS dei primi due episodi della quattordicesima stagione di Doctor Who.

Who are you?
I’m the Doctor
Doctor who?

– Intro

Doctor Who aveva bisogno di rinascere. Ironico, dato che la rinascita, o meglio la rigenerazione, è sempre stato l’espediente necessario per far uscire di scena un interprete e sostituirlo. Fin dal primissimo addio all’interno dello show, ovvero quello di William Hartnell, troppo stanco e anziano ormai per continuare a vestire i panni del Dottore. Con la rigenerazione, dunque, Hartnell e il Primo Dottore salutavano il proprio pubblico rendendo l’ingresso di Peter Troughton meno amaro e più accettabile. Quel primo recasting è diventato presto uno dei marchi di fabbrica dello show, permettendo alla serie di sopravvivere al tempo, ai gusti e alle necessità del pubblico. Di volta in volta, reinventadosi e reinventando il suo Dottore.

Con Christopher Eccleston, Doctor Who tornava in televisione nel 2005 dopo parecchi anni di hiatus ma è stato David Tennant ad assumersi la responsabilità e il compito di ridargli il cuore e l’anima. Matt Smith ha stabilito un record come attore più giovane di sempre, portando il successo della serie oltreoceano. Peter Capaldi ne ha esplorato l’oscurità e Jodie Whittaker è stata la prima donna. Qualcosa nella formula, però, ha iniziato a incepparsi e né la direzione discutibile di Chris Chibnall né l’interpretazione della Whittaker hanno contribuito a salvare Doctor Who dalla stagnazione. Chiamato a essere per la seconda volta lo showrunner in carica, Russell T. Davies ha scelto l’unica opzione possibile, almeno ai suoi occhi. Fare tabula rasa.

I tre speciali per celebrare i 60 anni di Doctor Who segnano una cesura netta tra lo show che stava ormai morendo e quello che doveva rinascere per salvare il franchise.

Il nuovo Doctor Who (potete vedere la stagione sul catalogo Disney+ qui), quindi, riparte da zero. Il Dottore non è nemmeno strettamente una rigenerazione del precedente ma una sua diramazione semmai, con tutto ciò che questo implica. Non c’è spazio per i nemici di lunga data né tantomeno per il Maestro. RTD ha messo in chiaro fin da subito l’intenzione di tracciare una lore nuova, diversa e legata a un pantheon di divinità. In stile The Sandman per intenderci (ecco i 5 misteri irrisolti della prima stagione). La nuova stagione scorre così, tra puntate che strizzano l’occhio alla pop culture più recente, che si immergono prima nell’horror poi nello sci-fi, che citano Bridgerton e Black Mirror. Il tutto sulle spalle di un attore molto noto e apprezzato dai millennials così come dalla Gen Z.

Una quattordicesima stagione fresca, divertente ed emozionante. Una stagione che si rivolge ai giovani non perdendo mai di vista gli elementi che hanno reso Doctor Who lo show che è (qui la nostra recensione dei primi due episodi). La direzione di RTD, da un lato ha optato per una narrazione focalizzata sul lato emotivo dei personaggi, dall’altro ha scelto il plot twist e il piano a lungo termine di sapore moffattiano. L’ultima puntata della stagione sintetizza questi due aspetti con risultati, lo dobbiamo ammettere, alquanto deludenti.

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Il Dottore e Ruby Sunday

In una corsa disperata contro il tempo, Doctor Who 14 si chiude con la sconfitta del dio della morte e la rivelazione della madre di Ruby.

Sutekh, il dio della morte, ha aspettato a lungo, appollaiato sul TARDIS, nascosto al Signore del Tempo e in attesa del momento giusto per colpire. In questa attesa lunga decine di anni, Sutekh ha seminato morte in tutti luoghi e i pianeti visitati dal Dottore. Attraverso tutto il tempo e lo spazio. Fin dallo scontro con il Quarto Dottore in “Pyramids of Mars”, Sutekh ha messo a punto il proprio piano: spazzare via ogni forma di vita dall’universo.

Utilizzando i suoi angeli della morte per riuscirsi, Sutekh diffonde una sabbia distruttrice sulla Terra e in lungo e in largo nell’universo. Minuscole particelle di polvere che trasformano in polvere qualsiasi cosa tocchino. Uno dopo l’altro gli amici del Dottore muoiono sotto i suoi occhi lasciando lui, Ruby e Melanie gli unici superstiti in un universo diventato di colpo silenzioso. Ferito, umiliato e pieno di rabbia, il Dottore tenta un’ultima fuga disperata per trarre le sue amiche in salvo all’interno del TARDIS-ricordo che stavolta non è affatto “bigger on the inside”. Al suo interno i tre cercano di elaborare un piano per fermare Sutekh facendo appello alla straordinaria particolarità di Ruby e alle sue origini ignote. Ma anche il dio egizio è interessato alla ragazza, convinto che il suo segreto possa essere l’unico ostacolo alla propria conquista.

Nel 2046, dopo che lo stesso TARDIS invia un messaggio a Ruby e Ruby soltanto, il Dottore riesce finalmente a rintracciare la vera identità della madre della ragazza. Ma Sutek ha sguinzagliato Melanie contro di loro. Melanie trascina così il Dottore e Ruby al cospetto del dio per costringerli ad arrendersi e a rivelargli l’identità della madre della ragazza.

Un nome che ci ha tenuti con gli occhi incollati allo schermo per questi otto episodi.

Con un colpo di scena, in realtà prevedibilissimo, il Dottore cattura e incatena il grosso cagnolone al TARDIS trascinandolo nel Time Vortex. Morte più morte uguale vita, un po’ come a scuola ci hanno insegnato che meno per meno fa più. E così, Sutekh ridona vita in tutto il Time Vortex riportando indietro coloro che si erano tramutati in polvere con il suo schiocco di dita. Ah no. Con un ultimo grido disperato, il Dottore riporta la vita uccidendo il dio della morte ma potrebbe non trattarsi di un addio definitivo.

Dopo gli eventi di The Giggle (qui la nostra recensione), infatti, una copia di Sutekh potrebbe ancora nascondersi nell’altro TARDIS che il Dottore di Gatwa ha donato a quello di Tennant. Non solo. Riportando la vita lì dove ogni cosa era morta nell’universo, il tocco del dio potrebbe aver riportato in vita anche i Time Lords e Gallifrey stessa? Domande per un’altra stagione di Doctor Who.

Di ritorno sulla Terra, la UNIT riesce finalmente a rintracciare la madre d Ruby che si rivela essere una normalissima donna inglese, di 35 anni, dai capelli ossigenati e le unghie con la ricostruzione. Tutto qui? Ne riparliamo tra pochissimo. Riunitasi con sua madre, Ruby saluta il Dottore mettendo così alle avventure nello spazio e nel tempo. Almeno per ora.

Si chiude, su note più amare che dolci, questa prima stagione e bisogna adesso tirare le somme.

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Sutek

Cosa non ha funzionato in Doctor Who 14?

A fronte di una stagione davvero ben fatta, in cui sono stati forse più i punti di forza che quelli di debolezza, l’episodio finale di Doctor Who 14 si schianta come un gigantesco tonfo nell’acqua. Il mistero di Ruby, costruito episodio dopo episodio, alimentato da RTD stesso, si risolve nel nulla cosmico. Chi è la madre di Ruby Sunday? Nessuno, a quanto pare. Un po’ come la famosa rivelazione die genitori di Riley in Star Wars poi necessariamente rappezzata nel capitolo finale della trilogia da J.J.Abrams. Ecco, anche in questo caso il mistero della stagione si riduce a un’enorme supercazzola. Scusate il francesismo. L’importanza della madre della ragazza deriva semplicemente dall’importanza che noi stessi, pubblico e personaggi fittizi, abbiamo deciso di darle.

“She was important because we think she’s important”

– Il Dottore

Ma i conti non tornano. Per niente. Perché Ruby ha oggettivamente dei poteri misteriosi che le permettono di far nevicare.

Ed è oggettivamente temuta da alcuni nemici che incrociano il loro cammino durante la stagione. In primis Maestro. Nella narrazione, quindi, il personaggio è ammantato di un’aura di mistero e potere, derivati da questa fantomatica madre che l’ha abbandonata per chissà quale motivo, puntando perentoriamente verso il Dottore chissà perché. E come se non bastasse la narrazione a urlarci l’importanza delle origini di Ruby, ci pensa lo stesso Davies al di fuori dello schermo. Salvo poi ritrattare con questa meta spiegazione che dichiara che siamo noi ad averla resa importante, ad averla resa un mistero nello show. Francamente siamo di fronte a una scelta anticlimatica deludente e paraculo. Anche qui scusate il francesismo.

A fronte di questa rivelazione-non rivelazione anche l’addio alla companion perde di mordente. Avviene tutto troppo velocemente e in maniera forzatamente emotiva. Inoltre la capacità di Gatwa di piangere a comando, in ogni singola puntata di Doctor Who, comincia a risultare un po’ abusata. Ruby ci saluta, forse non per sempre, intenzionata a recuperare gli anni persi con i genitori. Eppure non riusciamo davvero a entrare in empatia con lei.

Anche il doggo Sutekh è un punto dolente di questa puntata di Doctor Who.

Il dio della morte fa la sua entrata in scena a effetto nello scorso episodio, salvo poi rubare cliché a destra e a manca di altri cattivoni del cinema contemporaneo. C’è un po’ di Thanos in quel di Sutekh, peccato che manchino dieci anni di costruzione narrativa per arrivare al fatidico schiocco di dita in Infinity War. Sutekh rimane accovacciato sul TARDIS come una gazza con il suo tesoro per tutta la puntata, alternando ringhi e zampate poco convincenti. Il suo piano è spazzare via la vita dall’universo? Okay e poi? Non viene approfondita in alcun modo né la sua assenza di morale, né il suo passato, né qualsiasi altra cosa che possa rendere questo villain realmente spaventoso.

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Doctor Who

“Empire of Death” è una puntata di 55 minuti mal gestiti, con tante idee in serbo ma che risultano realizzate in maniera pessima. E non stiamo parlando solo del grande mistero di Ruby o della gestione di Sutekh ma di elementi apparentemente meno significativi che, in realtà, stonano con la trama generale. Ci sono azioni che avvengono repentinamente off camera, personaggi secondari introdotti solo per allungare la durata della puntata e tante piccolezze che, nel complesso, rendono “Empire of Death” un brutto episodio.

Eppure, in mezzo al caotico casino che è il season finale della quattordicesima di Doctor Who rimane un ultimo mistero a tenere desta l’attenzione in vista della prossima stagione.

Chi è davvero Mrs Flood? Fin dal primo episodio, la misteriosa vicina di casa di Ruby è diventata sempre più inquietante fino a rivolgersi con toni ambigui e frasi enigmatiche a Cherry Sunday proprio nel season finale. Potrebbe trattarsi di una divinità alla pari di Sutekh, forse addirittura The White Guardian comparso durante l’era del Quarto Dottore.

I had such plans…” 

– Mrs Flood

Nel complesso, il ritorno di Doctor Who sotto la guida di RTD è stata davvero una rinascita necessaria e agognata. Ncuti Gatwa ha ripreso il personaggio infondendogli nuova energia, entusiasmo ed eccentricità ma anche sfumature di tristezza e malinconia. Il Quindicesimo Dottore finge di stare bene, nascondendo la propria solitudine sotto un sorriso smagliante e una parlantina fluida. Ruby Sunday, d’altro canto, ha svolto un compito dignitoso ed efficace come nuova companion sottolineando tutte le caratteristiche di questo ruolo (soprattutto nell’episodio 73 Yards, qui la nostra recensione). Rimane la delusione per il finale, che non deve e non riesce comunque a inficiare questo Doctor Who nuovo di zecca.