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15 cose che hai pensato dopo aver guardato l’ultima puntata di Dr. House

Dr. House è quella serie tv che i network inseriscono in palinsesto quando vogliono essere sicuri di ottenere un buon livello di ascolti senza bruciarsi i cavalli di battaglia del momento: perché il telefilm dedicato all’eccentrico genio della medicina è stato a sua volta un cult fino al 2012 e poi, come è normale, ha dovuto lasciare il posto agli show più recenti, senza però smettere di suscitare nel pubblico un certo entusiasmo.

Stiamo parlando di un prodotto interessante, che non invecchia e si lascia seguire con piacere nonostante i numerosi rewatch che abbiamo già all’attivo: i riferimenti scientifici di cui gli episodi sono sapientemente infarciti ci impediscono di “conoscere la storia a memoria“, perché per ricordarsi tutte le malattie e i sintomi dei pazienti di House servirebbe una laurea come la sua; inoltre la psicologia del protagonista (che rappresenta la maggior fonte di attrazione per gli spettatori) non perde il proprio fascino neppure dopo la centesima visione, dato che Hugh Laurie ha il raro dono di sembrare diverso ogni volta che appare sullo schermo, anche se le scene e le inquadrature sono le stesse da dodici anni. E i rapporti che si sviluppano via via tra i comprimari acquistano sfumature differenti a seconda dell’angolatura dalla quale li si osserva, quindi un approccio ripetuto può solo favorire la totale comprensione del significato nascosto nelle varie sottotrame.

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Dr. House è potenzialmente immortale perché immortale è l’argomento di cui tratta: è la natura umana a venire esplorata dagli autori attraverso la figura di Greg, ed essa non cambia tanto in fretta nel corso del tempo. La tendenza a conservare dei segreti (“Tutti mentono” è una delle massime preferite del protagonista), l’inevitabile egoismo di ogni uomo e la durezza della vita erano reali un secolo fa, lo sono ora e probabilmente lo saranno in futuro.

Ma se il richiamo accattivante di questo telefilm è destinato a non avere fine, purtroppo le puntate di Dr. House una fine l’hanno avuta eccome. E diciamo che forse non è stata quella che i fan si aspettavano

Oddio, indovinare qualcosa circa un prodotto così imprevedibile non era possibile, ma qualche idea ce l’eravamo comunque fatta; supponevamo per esempio che non sarebbe stato un finale lieto, almeno non nel senso comune della parola: terminare la storia di House con uno stantio “vissero felici e contenti” avrebbe infatti vanificato il messaggio che la serie aveva cercato di trasmettere per otto stagioni. E poi ormai sapevamo che Wilson era gravemente malato di cancro, e guarirlo senza l’ausilio di una bacchetta magica o di un pio miracolo sarebbe stato assai difficile.

Dr House
Dr House

Però l’episodio conclusivo ci ha spiazzati in ogni caso, al punto che siamo riusciti ad apprezzarne sul serio soltanto gli ultimi minuti (i quali in effetti sono stati commoventi e dolci/amari come l’occasione richiedeva). Il resto sembra tutt’ora un po’ confuso, secondo il preciso intento dello showrunner: poiché gran parte della puntata si svolge nella testa di House, è naturale che le immagini abbiano la natura caotica dei pensieri.

Riportiamo allora le impressioni che ci sono balenate in mente durante il season finale di Dr. House, provando per l’ennesima volta a capirci qualcosa!

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Dr. House 8×22: l’ultimo WTF

1 – “Anche tu sei morto

Il fuoco no

 Kutner sotto forma di allucinazione è più figo di quanto sia mai stato in vita!

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