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Le maschere sono l’emblema del denso simbolismo di Fargo

L’ottava puntata della terza stagione di Fargo, Who Rules the Land of Denial?, si candida a essere la più autentica e, per gli amanti dell’estetica, probabilmente la migliore di quelle finora andate in onda di questa stagione. Sono, infatti, concentrati tutti gli elementi che abbiamo per molte puntate visto disseminati qua e là, come la violenza quasi grottesca, la suspense mista all’ironia e un fitto simbolismo. A proposito di quest’ultimo, questa puntata ci fornisce un ottimo spunto di analisi legato a ciò che le maschere possono significare e, soprattutto, vogliono rappresentare.

Cerchiamo innanzitutto di capire qual è il concetto di maschera che questa puntata di Fargo vuole far arrivare allo spettatore. Siamo di fronte ai tre predatori, i tre antagonisti, che indossano la maschera (o meglio, la testa) di un lupo, quella di un caprone e quella di un suino. A breve torneremo sul possibile significato di questi animali; prima, infatti, dobbiamo parlare delle maschere in generale e capire, tra cinema, psicologia e letteratura, che ruolo hanno per la mente umana.

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Attraverso la maschera, la persona copre parte o la totalità del suo viso: si tratta dunque a tutti gli effetti di un modo per rendersi emotivamente invisibile agli altri. Come è noto, utilizzare le maschere è una tradizione applicabile a qualsiasi campo della vita di un uomo, fin dall’antichità; rituali religiosi, funerari, feste di Carnevale e, ovviamente, teatro. Quest’ultimo, che ha poi visto l’estensione delle maschere anche nel cinema, si è servito delle maschere in ogni genere di situazione, ampliando il loro ruolo e significato nella concezione degli spettatori antichi, moderni e contemporanei.

Tuttavia, dal punto di vista psicologico, la maschera è un problema per noi esseri umani: non sapere chi si nasconda dietro quell’oggetto ci rende, anche inconsciamente, inquieti; nel film Shining, Kubrick si serve delle maschere per sottolineare lo stato d’ansia e di totale subbuglio in cui si trova l’anima dell’albergo nei minuti finali. Il primo piano su due personaggi mascherati (che non dovrebbero essere in quella stanza, dovendo essere l’albergo vuoto) aumenta il terrore di Wendy e dello spettatore, che percepisce la confusione e soprattutto l’inquietudine che deriva da tale visione. Ed ecco dunque la sensazione: inquietudine, timore dell’ignoto. Gli psicologi hanno spiegato così, ad esempio, la fobia che molte persone sviluppano nei confronti dei clown.

A tal proposito merita una breve parentesi quello che è uno dei più grandi autori della letteratura italiana e mondiale: Luigi Pirandello. Egli, infatti, in tutta la sua poetica e in particolare in quella dell’umorismo, ha posto al centro della sua indagine due coppie di concetti: forma-vita e persona-maschera (o personaggio). La forma è per Pirandello l’illusione che la vita abbia un senso, rappresentata dalle convenzioni, dalle regole civili e sociali entro cui decidiamo di vivere; essa è il blocco naturale della vita, che a causa della forma viene paralizzata ed è resa, dunque, impossibile da sperimentare.

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L’uomo, di conseguenza, è ridotto a maschera (o personaggio): tutti, per Pirandello, recitano, obbligati dalla forma, un ruolo nella propria vita, indossano la maschera dell’impiegato, del figlio, della moglie ecc. Cosa può fare l’uomo? Può scegliere l’ipocrisia, fare finta che la forma sia la vera vita, rimanendo maschera per sempre; oppure può rendersi conto della sua situazione (Pirandello chiamava questa situazione maschera nuda) e consapevolmente e ironicamente accettare l’inevitabile scissione fra forma e vita.

Ed ecco dunque che arriviamo alla nostra puntata di Fargo. Perchè attribuire proprio quelle maschere a Yuri, Meemo e Golem? Perchè esse ne definiscono il ruolo.

Il lupo è per molte tradizioni il nemico per eccellenza dell’uomo, emblema del male; il caprone è, quasi universalmente, il simbolo di Satana; il suino, infine, è segno di avidità e rozzezza d’animo. I 3 cattivi, comandati dall’orso Varga, non si servono delle maschere per definirsi (sappiamo già il loro ruolo), ma lo fanno per rafforzare il concetto di male sottolineato nella conversazione al bowling tra Nikki e l’uomo misterioso.

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Le maschere, dunque, non sono necessariamente materiali o indossabili: Nikki, ad esempio, esce da questa puntata con una maschera nuova, di vittima e non di predatrice, di bene e non di male. Il surrealismo del discorso al bar del bowling cerca quasi di distribuire nuove maschere e di risistemare i ruoli. Anche Emmit, nel finale di puntata, sembrerebbe pronto a indossare la sua vecchia maschera di “brava persona”. Ma Fargo, lo sappiamo, vuole stupire: non ci resta, allora, che lasciarci guidare.

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