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Gomorra riparte, riviviamo il pilot: le lacrime di Ciro contro la legge di Don Pietro

Oggi, 14 aprile, sono iniziate le riprese della seconda stagione di Gomorra, serie di qualità assoluta made in Italy (ed il fatto che in Italia si riesca a produrre qualcosa di questa qualità a livello di serialità televisiva è già di per se’ un evento raro). In attesa del grande ritorno sulla scena dei protagonisti di Gomorra, riviviamo il pilot, l’incipit di questo telefilm eccezionale. In attesa di vedere la seconda stagione, ricominciamo da dove è partito tutto.

E’ dedicato agli occhi in lacrime di Ciro Di Marzio, detto ‘l’immortale’, il finale di questa prima puntata di Gomorra.
Dall’alto osserva il luogo dove ha trovato la morte Attilio e con un filo di voce saluta quello che per lui è stato più di un amico.
Racchiuso in quel momento c’è il profilo dolce del suo cuore duro da ‘soldato della malavita’.

NAPOLI,QUARTIERE SCAMPIA. Gomorra è la guerra dei clan nella malavita organizzata del capoluogo campano. Il clan vecchio stampo che detta legge nella maggior parte delle zone è quello dei Savastano, il suo boss Don Pietro, uomo spietato e rude, vuole mantenere la leadership dell’opera criminale ma è preoccupato per un altro clan emergente che si va imponendo, rappresentato da Salvatore Conte, che già controlla il traffico dell’hashish per suo conto.
Ma Don Pietro non si fida, vede Conte come una minaccia e comanda un ‘avvertimento’ per fargli capire che è il suo il vero potere. Nella prima scena vediamo proprio Ciro con l’inseparabile Attilio detto ‘ò Trovatiello’ fare il pieno di benzina ad una tanica per compiere il servizio.
Durante il tragitto in macchina Ciro canta e ‘sfruculìa’ Attilio che lo guarda incuriosito. Ciro è più giovane e l’adrenalina viaggia spedita nella sua vitalità, che quasi spaventa l’amico, soprattutto quando comincia a ragionare con lui sulla validità di quell’operazione che si apprestavano a fare. Ciro non è convinto sia una buona idea e critica Don Pietro.

ME STANN APPICCIA’ A CAAS
Successivamente entra in scena proprio il boss antagonista, Salvatore Conte che già nello scendere dalla macchina sembra preoccupato. I movimenti sono ‘blindati’, è accompagnato da altri suoi uomini fin davanti l’ascensore di casa. Ciro e Attilio sono nascosti nel sottoscala pronti ad agire, e così appena si allontanano gli scagnozzi di Conte si introducono al piano e cospargono l’ingresso con la benzina.
All’interno il boss è a cena con la madre, la tv accesa, una cena normale(un bel piattone di pappardelle!). Vediamo la madre ‘sgridare’ il figlio per il fumo della sigaretta che anche se elettronica ‘sempre fumo è’ e lo vediamo obbediente di fronte al richiamo materno (come dire anche per il boss la mamma è sempre la mamma, anzi). La cena è pronta, le pappardelle abbondantemente nel piatto e dopo la preghiera al Signore di benedizione al cibo, mentre Conte si lancia in complimenti sperticati alla cuoca, Attilio avvia l’incendio che divampa immediatamente. E’ il panico, le fiamme entrano in casa tra le urla della madre del boss che però è sveltissimo a chiamare aiuto ai suoi dal balcone e a bagnare un asciugamano e metterlo in testa alla donna per poi portarla al riparo nel bagno sotto l’acqua della doccia. L’avvertimento è servito…
Ma Conte tra le lacrime della madre già medita vendetta.
Attilio e Ciro si fermano subito dopo in un pub dove vengono anche presi in giro per il loro odore di benzina. Giusto il tempo di una scommessa ai cavalli da 1000 euro e i due si ritirano nelle loro case. Qui vediamo uno spaccato che fa pensare . Vediamo Attilio entrare in casa sua, dai suoi figli, accarezzarli ad uno ed uno e baciare la medaglina che porta facendosi il segno della croce. Anche Ciro rientrato a casa trova la moglie e la figlioletta nel letto che dormono e lo vediamo prendere la bambina e riporla nella sua stanza per poi andarsene a dormire. Come un normale riposo dopo una giornata di lavoro.
Camorristi fuori, padri affettuosi dentro il proprio guscio casalingo. (E come se niente fosse).

LA DITTATURA DI DON PIETRO
Nella scena successiva conosciamo la moglie del boss Savastano, donna Imma, signora molto elegante, seriosa, altera, che accoglie Attilio e Ciro nella lussuosa villa di proprietà. Ciro la guarda con molta attenzione tanto che Attilio lo ‘redarguisce’ per guardarla troppo …da dietro, dandogli uno scappellotto fraterno. I due sono a casa di Don Pietro per il report dei fatti della sera prima. Si scopre che la concorrenza di Conte si fa viva anche nel campo degli appalti edilizi. E Don Pietro rassicura tutti sul buon esito dell’affare perché ‘Conte avrà capito che non deve fa u strunz’. Infatti poco dopo accoglie i suoi due uomini che gli spiegano come è andata e Don Pietro è raggiante per l’operazione eseguita proprio come voleva lui tanto da rimpiangere di non esserci stato per vedere da vicino la faccia spaventata del boss rivale. ‘Si occupasse solo del fumo’ fa eco il figlio Gennaro, detto Genny.
Ma ancora una volta il Di Marzio non manca di personalità e mostra tutto il suo scetticismo per l’operazione – E se non lo capisce? –
Don Pietro però è lapidario, non accetta storie. ‘Se non lo capisce – rispondendo a Ciro- glie lo facciamo capire un’altra volta, qui le regole le faccio io, non Salvatore Conte’ .
Poco dopo Ciro prima di andarsene incontra di nuovo donna Imma che gli chiede se gli piace un divano di cui si devono disfare e glie lo regala chiamando il figlio per aiutarlo a caricarselo. Ciro imbarazzato accetta e subito dopo vediamo Genny che ne approfitta per raccomandarsi di portare anche lui al ‘prossimo barbecue’.
Subito dopo pero’ si rivede Don Pietro che chiede alla moglie dove fosse il divano che lei aveva appena regalato e se ne va ripetendo 3 volte che quello nuovo che sta per arrivare ‘non è buono’ perchè insospettito da un controllo della polizia attraverso le cimici per spiarlo. Don Pietro vedremo è ossessionato da questo, sa che oltre ai nemici dell’illegalità c’è anche e soprattutto la polizia da cui guardarsi. 

LA LEGGENDA DELL’IMMORTALE
Nella scena seguente le famiglie di Ciro e Attilio sono insieme su un terrazzo all’ultimo piano degli edifici del quartiere napoletano, allegramente parlano di vacanze ma poi Ciro vede che è ora di andare e dice ad Attilio di prepararsi.
Ma lui proprio non ne vuole sapere , si è ‘abbottato’ di polpette (15 dice Ciro!) e non ce la fa, standosene steso sulla sdraio in odor di abbiocco.
Ciro allora capisce che deve andare da solo a quello che sarà un appuntamento ‘molto particolare’ –STA SENZ PENSIER– dice all’amico.
Infatti l’incontro è in un bar con un tipo per la riscossione di alcuni soldi quando all’ improvviso degli uomini incappucciati irrompono dentro il locale e fanno fuoco a volontà : è un tempesta di colpi che lasciano morte e distruzione, vengono lanciate anche due bombe e l’esplosione causa ulteriore panico.
Ciro si salva rotolando tra le sedie e quando si rialza sembra una scena da guerra in Vietnam , corpi tumefatti, grida strazianti , Ciro è vivo per miracolo ma è stordito ed esce dalla polvere e le macerie come uno zombie, lentamente riesce ad allontanarsi e nel tornare a casa lo vediamo ‘svegliarsi’ da quell’incubo appena vissuto buttandosi dell’acqua in faccia da una  conduttura in mezzo alla strada. E’qui che si guadagnerà l’appellativo di ‘immortale’, perchè come dice Don Pietro nella riunione generale nel garage dopo questo fattaccio, lì, chiunque sarebbe rimasto ucciso, tranne lui, ‘che non muore mai’.
Ma Ciro è incazzatissimo e si confida ancora con Attilio dicendogli di aver previsto tutto, perchè le direttive di Don Pietro erano troppo azzardate in quel momento e logicamente avrebbero portato ad una risposta all’avvertimento del fuoco.
Attilio lo riprende nuovamente perchè criticare il boss è pericoloso, andare contro le sue idee un rischio.
Infatti Don Pietro è una ‘ruspa’ nel suo modo di fare e non vuole sentire ragioni o scuse quando i suoi uomini gli fanno presente che  dove si nasconde Conte è zona off limits anche per loro. ‘Sono venuti a sparare a casa nostra, di domenica!’ alza la voce il Don Savastano ‘co i ccriaturi!’ rimarca deciso, facendo leva sugli affetti più importanti , i figli, la famiglia.
‘Se ci fosse stato tuo figlio ci staresti ancora pensando?’ la domanda che zittisce tutti: Don Pietro comanda l’ordine: vuole che trovino Conte e lo tolgano di mezzo, ‘il pensiero se lo doveva fare lui, ora è tardi’. Savastano ha ottenuto quello che voleva, ora ha anche il motivo della vendetta per caricare i suoi alla guerra.

IL RIONE
Nel corso di questa prima puntata vediamo rappresentato in maniera magistrale il circolo della malavita organizzata, i suoi traffici segreti, come vengono articolati lo spaccio della droga, come funziona il giro. Una mano furtiva sbuca dalla crepa di un muro dove avviene rapidissimo lo scambio dose-danaro, a turno passano gli acquirenti e così si chiude la sporca transazione.
E mentre intona il rap ‘guappo’ dei ‘Cò Sang’ nella traccia -O’ Rione- vediamo i piccoli scugnizzi al lavoro, vestiti con le loro felpe da ‘guaglione’ e la periferia, il degrado, i cavalcavia, gli abomini edilizi e poi ancora Napoli col sole, la vivacità dei ragazzini, la furbizia e l’incoscienza fin dai primi passi per la strada. I segnali, le vedette, ‘Tutt’apposto!’ grida un ragazzo verso il lato da cui risponde un altro, imboscato a sorvegliare la situazione.
Un sistema perfetto dove Ciro si muove come un’ anguilla, riceve pacche sulle spalle, come una specie di eroe dei quartieri, si infila attraverso passaggi ‘segreti’ sorvegliati da uomini selezionati appostati scientificamente a catena che aprono e chiudono le porte e i cancelli verso i nascondigli, tra mani tatuate che contano mazzette di soldi (tanti soldi) sporchi di droga. Arriva anche Attilio e i due guardando quei sacchetti con le bustine scomparire tra le fessure dei muri nella vendita al dettaglio  si ricordano forse dei vecchi tempi. Vediamo Ciro aggiornato su tutti i movimenti del ‘giri’ della droga e racconta di aver saputo della nascita di una nuova organizzazione operativa nel quartiere che ha portato a un calo delle loro vendite di 300 dosi. Conte ormai si sta inserendo sempre più forte e questo Ciro lo sa, confidando ancora una volta al suo amico tutta la perplessità per i modi di Don Pietro ‘siamo noi che cerchiamo Conte o è lui che cerca noi?’ si chiede .
E quando sono appostati ad osservare lo stabilimento di elettrodomestici base del sistema operativo dello spaccio della gang rivale, dice all’amico apertamente quello che pensa del suo boss ‘si è fatto vecchio e anche Conte l’ha capito’ .
Una nuova riunione tra gli uomini di Savastano all’ultimo piano di un parcheggio vede Renato ‘Bolletta’ portare l’ordine ufficiale di esecuzione da parte di Don Pietro: vuole un inferno! E all’ulteriore disappunto dell’Immortale, Attilio questa volta interviene con veemenza dicendogli di smetterla di criticare il boss davanti a tutti perchè qualcuno potrebbe anche riferire per ‘farsi bello’.
Attilio tiene molto a Ciro ed ha paura per lui, per quella sua verve giovanile troppo ribelle.

IL FIGLIO DEL BOSS
Intorno alla preparazione a questo scontro assistiamo ai vani tentativi da parte di Genny, figlio di Don Pietro, smanioso di partecipare alle manovre del clan. Ma Ciro gli fa capire che non è ancora pronto per stare in prima linea. Sono all’interno di una sala giochi frequentata da tutti gli amici più o meno della stessa età di Savastano junior, e si trovano a parlare delle ultime movimentazioni del ‘borsino della droga’ , Ciro dice che il prezzo dell’eroina è sceso a 11 euro perché devono smistare la roba velocemente in quanto è nell’aria che sta per scoppiare qualcosa di grosso e questo potrebbe attirare l’attenzione di polizia e giornali.

Genny stima Ciro, lo vede come l’amico più grande di cui si può fidare e che puo’ insegnargli come si sta in mezzo alle situazioni, lanciarlo nelle storie che contano. Ma Ciro sa bene che Don Pietro è contrario e lo invita a restarsene a casa perchè ‘questa volta è davvero pericolosa’. Gennaro però non demorde, tant’è che va a reclamare dal padre stesso chiedendogli ‘una possibilità’ per dimostrare di essere già pronto. Ma il padre non vuole e basta e seccamente pone fine a tutte le intenzioni ‘tu sei figlio a me, non hai bisogno di possibilità’.
Genny esce seccato dalla discussione col padre e lo vediamo poco dopo con la moto andare in una discoteca nei pressi di Casavatore.
Lì incontra un suo amico, e se pur pieno di ragazze ne nota una in particolare, una ricciolina bionda con gli occhi azzurri, dalla quale viene colpito e prontamente si fa avanti. ‘Scommetto che ti chiami Noemi’ si presenta Genny leggendo il nome sulla collanina che indossa la ragazza. Ma Noemi è accompagnata, il fidanzato è il figlio di un altro boss del posto, e scatta un accenno di rissa dove l’amico di prima interviene subito per placare gli animi ‘non siamo a casa nostra’.
E infatti all’uscita dalla discoteca Genny trova la sua moto distrutta.

LA MORTE DI ATTILIO
Ma veniamo al gran finale.
Vediamo Ciro allenare la mira in un poligono e fare rifornimento di caricatori a botte di certificati falsi, poi Attilio estrarre da un tombino altre armi nascoste ben bene in una zona abbandonata: la guerra sta per cominciare.
La ragazza moglie di Ciro è preoccupata, sa dei rischi che corre tutti i giorni il marito, e gli chiede quando andrà, mentre la piccola figlia guarda i cartoni animati tranquillamente alla televisone.
Anche Attilio prima di uscire si ferma ad osservare i suoi figli intenti in uno spassionato karaoke fare casino mentre sorseggia una ‘tazzulilla e cafè’. Sono le scene che portano a guardare anche questo altro aspetto di quegli uomini che vivono nella malavita, la loro sfera interiore , il  lato sentimentale , così uguale ad un ideale di comportamento ben lontano dal loro, così uguale ad ognuno di noi in fondo.
‘Stiamo facendo una stronzata, Attilio!’ è così che Ciro stempera la paura e l’adrenalina poco prima di agire.
Vediamo gli uomini di Savastano indossare giubbotti antiproiettile e armarsi fino ai denti, poi partire in azione.
Il conflitto a fuoco è violentissimo, volano proiettili, muoiono altre persone, Ciro si introduce su per gli uffici alla ricerca di Conte, uccide un uomo a bruciapelo, si guarda intorno ma non c’è nessun’altro e sul riquadro della scena notiamo la sigaretta elettronica del boss antagonista abbandonata sul tavolo: Conte è riuscito a scappare.
Proprio in quell’attimo, all’interno di questo stabilimento, si affaccia un ragazzino che fa partire un colpo. Attilio muore tra le braccia di Ciro che viene portato via con la forza dagli altri perchè sta arrivando la polizia.
Lo vediamo sotto shock davanti ad un’auto in fiamme liberarsi dei vestiti incriminati e buttarli nel fuoco per poi cambiarsi con degli abiti nuovi. Ciro ha perso il suo amico di sempre, quello che era stato come un fratello maggiore per lui, forse qualcosa di più e nel togliersi i vestiti e darli alle fiamme sembra spogliarsi anche di un pezzo di anima.

Nella scena successiva lo vediamo ancora sotto shock, con lo sguardo deciso, fisso per il dolore ed il cappuccio in testa quasi a voler coprire quel suo dispiacere, presentarsi a casa di Don Pietro che lo rimprovera pure per essersi presentato così senza avvertimento.
La conta dei morti che elenca Ciro non turba minimamente il boss che vuole sapere solo del ‘fetente’.
‘E’ morto ‘Centocapelli’, è morto ‘à Lisca’, e pure ‘l’Africano’… è morto pure Attilio’
Conte no, è scappato. Ma sono morti tutti i suoi uomini e a Don Pietro va già bene così, dimostrandosi molto soddisfatto del lavoro.
‘Conte se lo ricorderà’.
Poi il boss rudemente gli solleva il mento con una mano e lo guarda dritto negli occhi, cinico e freddo ‘mi dispiace per Attilio, lo so che era come un padre per te’ e poi continua, incurante del dolore di Ciro che fin da subito era stato contrario a quel piano, ‘lo sapevi anche tu che bisognava fare questa cosa’. Poi lo rassicura su corone di fiori, funerali pomposi e sussidi economici per le famiglie, nella più classica pulizia di coscienza dove solitamente alberga la logica spietata della malavita.
Per Ciro però ora arriva il momento più triste, più difficile, quello di dare la notizia alla moglie di Attilio.
E infatti vediamo che proprio non ci riesce, non ce la fa a salire quelle scale, a guardare quella donna negli occhi.
Torna indietro, e lo fa chiamando per telefono.

IL DIVANO
Assistiamo poi sul finire della puntata a quella che appare quasi una gag: è la consegna del nuovo divano in casa Savastano.
‘La vogliamo provare questa meraviglia?’ dice Pietro alla moglie, poi si siedono ma …non sono soddisfatti, Don Pietro dice che ‘è troppo duro e bisogna cambiarlo’, e donna Imma capisce subito il marito e conferma.
Così vediamo questo divano portato via con il boss dalla finestra che maledice gli sbirri.
Don Pietro infatti è convinto che la polizia sia sulle sue tracce e voglia incastrarlo con delle microspie e che quel divano fosse proprio una trappola.
Ed è assolutamente paradossale questo ‘malessere’ di Don Pietro che vive nella continua ossessione di essere spiato e pur avendo una casa che sembra un museo, soldi in quantità illimitata ecc. non riesce a godersi nemmeno un attimo di pace seduto con la moglie. In un’atmosfera che a volte diventa ancora più paradossale, come ad esempio nella scena in cui il figlio Genny si esprime con delle parolacce e viene richiamato dalla madre, ‘a tavola queste cose no!’
Come dire, camorristi sì, ma con garbo.

L’ultima scena cade ancora sugli edifici e il degrado urbano di Scampìa, quel divano subito sfrattato ora è per strada, alcuni ragazzini ci giocano intorno, chi vince ha il posto di ‘vedetta’.
E’ proprio vero è un ‘gioco’ da grandi che comincia nei primi passi di periferia, dove si esce di scena troppo facilmente, proprio come se si stesse giocando.
Ma questo gioco si chiama Gomorra.
E non perdona.

Che dire? Buona la prima!

Ottimo l’avvio nella puntata ‘pilot’ per questa nuova serie assolutamente made in Italy andata in onda su Sky Atlantic a partire dal 6 Maggio 2014 e poi trasmessa in chiaro su Rai 3 dal 10 gennaio 2015. Con la regia di Stefano Sollima, Francesca Comencini e Claudio Cupellini, Gomorra – La serie si ispira al famoso romanzo omonimo di Roberto Saviano. Prodotta da Sky, Cattleya e Fandango con la collaborazione di LA7 e Beta Film, ha avuto una media di 750 mila spettatori, facendo un vero e proprio ‘botto’ di ascolti. Osannata dalla critica addirittura come ‘il miglior prodotto seriale mai realizzato in Italia’ e venduta ad oggi in 60 paesi nel mondo, ha convinto il grande pubblico toccando numeri da record e arrivando persino nelle sale cinematografiche il 22 settembre 2014.
Con una colonna sonora davvero di altissimo livello grazie ad una band tutta italiana, i Mokadelic, gruppo post-rock psichedelico che con le sue atmosfere musicali malinconiche e sonorità melodiche davvero orginali, ha dato a questa serie televisiva un tocco di assoluta qualità e stile.
Un prodotto complessivo Gomorra, figlio di un lavoro durato circa tre anni, studiato nei minimi dettagli e particolari, in una ricerca minuziosa di descrizione e autenticità di questi argomenti così delicati e dolorosi. Con una chiara impronta di Neorealismo, avvalendosi di un cast di artisti, tutti di origine campana, di indubbio talento e valore, questo progetto è stato capace di sfondare a suon di premi e riconoscimenti il panorama delle serie Tv anche fuori i confini nazionali.

Martedì 14 aprile 2015 il primo ciak per la seconda stagione che andrà in onda presumibilmente agli inizi del 2016.
Le riprese partiranno dalla Germania per poi arrivare a Scampia, Secondigliano e Ponticelli, ma naturalmente trama top secret.
Dobbiamo solo aspettare quindi, ed in omaggio al primo ciak della nuova stagione abbiamo voluto ricordare l’inizio di questo inaspettato e meritato successo per una fiction di casa nostra.
Per chi non ha ancora avuto modo di vederlo un motivo in più per farlo, per chi l’ha visto già un refresh in attesa del seguito.
State ‘senz pensier’ allora, Gomorra due è già partita!

 

Un saluto agli amici di Gomorra FanPage, per restare sempre aggiornati su questa serie vi invitiamo a visitare Gomorralaserie.it