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Tyrion Lannister, l’immensità di un nano

Cosa vuol dire avere un metro e mezzo di statura? Avere l’occasione unica e irripetibile di essere Tyrion Lannister. Il personaggio, al centro delle vicende narrate in Game of Thrones, è un nano dalle mille risorse, capace di riscrivere il concetto di statura umana. Laddove non si arriva con le potenzialità fisiche ed estetiche, si arriva con l’intelletto e la furbizia. In un mondo nel quale sopravvivere è all’ordine del giorno e morire è un rischio concreto che scorre nelle vene di chiunque a prescindere da status sociale e morale, Tyrion giganteggia come pochi altri.

Ogni ostacolo è un’occasione di crescita 

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Tyrion, accusato dell’omicidio di Joffrey, regala uno dei momenti più intensi della storia di Game of Thrones

Avete presente il ragazzo sfigatello presente in una qualunque classe di liceo? Quello bruttino e secchioncello, brufoloso e impacciato, mal visto da chiunque e vittima prediletta dei bulletti. Se la giungla dell’adolescenza liceale si trasforma nel Far West… eros, le cose si complicano. Non importa se sei il rampollo di una famiglia nobile o l’ultimo dei poveracci: l’apparenza conta sempre, ieri e oggi come in un universo fantasy. E il bulletto può essere tuo padre, sopratutto. Quella di Tyrion è una vitaccia, insomma. Brutto, storpio e accettato dall’unico genitore in vita solo in nome in nome della famiglia. L’onore di una casata prevale su tutto, persino sull’odio che si prova nei confronti di un figlio.

Il giovane Lannister, tuttavia, non ha mai gettato la spugna e ci ha bevuto sopra. E ha studiato da principe. L’alcool come palliativo, le donne come diletto di una notte a pagamento, il cinismo come arma più istintiva di autodifesa. E poi ci sono i libri da leggere d’un solo fiato quasi fossero l’ennesimo bicchiere di vino da buttar giù per dimenticare, un’immersione in altri mondi nei quali Tyrion potesse finalmente distrarsi. Un po’ come il secchioncello del liceo, capace di costruire la propria rivincita sulla vita mattone dopo mattone. Oppure pagina dopo pagina. Senza manco rendersene conto.

Il nano si è sempre sentito all’altezza, e forse ancora di più. La bruttezza fisica non esclude alcun forma di narcisismo esistenziale. Si può guardare tutti dall’alto verso il basso, anche da un metro e mezzo di statura. E lui l’ha sempre fatto, senza avere tuttavia la piena consapevolezza delle proprie potenzialità. L’ha capito per la prima volta nel momento in cui è diventato Primo Cavaliere del Re, assumendo di fatto la reggenza resa necessaria dall’inettitudine del nipote Joffrey.

La sterilità del lussurioso frustrato ha lasciato spazio al pragmatismo del politico lungimirante. Il ranocchio ha lasciato spazio ad un machiavellico principe. Forse non azzurro, ma certamente efficace. Ma il percorso di maturazione di Tyrion è appena iniziato. Salva Approdo del Re dai sogni di gloria di Stannis Baratheon e nessuno si degnerà di scrivere il suo nome nei manuali di storia. Sposa una ragazzina che non amerà mai di fronte agli occhi di una delle pochissime donne che amerà nella sua vita. Sogna Castel Granito e ottiene il compito ingrato di Maestro del Conio. Subisce le umiliazioni di un nipote totalmente fuori di senno e si ritrova poi ad essere accusato dell’omicidio dello stesso senza alcuna prova o semplice indizio. Eppure tutto ciò non è ancora nulla. Tyrion ha subito di tutto, eppure non ha ancora visto nulla. Solo e ad un passo dalla morte, si trova coinvolto nel più assurdo dei processi. Accetta di tutto, ma non regge al tradimento di Shae. Questo è troppo. Veramente troppo.

E Tyrion, allora…

 

… sceglie di essere un Lannister unicamente in nome di se stesso.

Tyrion non ha mai avuto una casa pronta a supportarlo. Ha avuto solo una casata costretta a sopportarlo. Nel gioco dei troni si vince o si muore, e il folletto ha deciso di vivere, andando al di là del semplice sopravvivere. L’ha fatto nell’unico momento nel quale pensava che la sua vita fosse finita. Ha ucciso l’amore della sua vita, un’autentica puttana che per lui non è mai stata tale. Ha ucciso suo padre nella meno dignitosa delle situazioni, donandogli un finale sincero, senza più le maschere di una vita vissuta in nome di un cognome, più che di una famiglia. È in questo momento che Tyrion ha incarnato perfettamente in un’unica persona il passaggio generazionale tra i padri e i figli. È un Lannister, non più Tyrion Lannister.

Il futuro di Tyrion e il destino di Westeros 

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Daenreys regina, Tyrion regista e… Jon Snow braccio armato?

E ora? Ora Tyrion è un principe riconosciuto. Pagina dopo pagina, mattone dopo mattone, il nano ha trovato una dimensione nella quale potrà esser visto come un gigante. Lo farà a Meereen, con un ragno vicino ed una regina da crescere. Il domani di Westeros nasce oggi, e lo fa ad Essos. Le abilità politiche di Tyrion, il coraggio di Daenerys, l’arguzia di Varys sullo sfondo ed un… fratello da ritrovare per dar vita ad un clamoroso triumvirato.

Una delle teorie più accreditate sul finale della saga di Martin vedrebbe la nascita di un’unione di sangue e – più di tutto – d’onore tra tre Targaryen. Una la conosciamo già, il secondo potremmo conoscerlo molto presto (R+L=J?), ed il terzo… è uno che sarà sempre un Lannister a prescindere da chi sono i suoi veri genitori. Sarebbe la conclusione più giusta, in fondo, e un pugno sullo stomaco a chi pensa che il mondo del Trono di Spade non possa essere portatore di messaggi di speranza. Per smentirli, tuttavia, sarebbe sufficiente raccontare la storia di un uomo che sa meglio di chiunque altro cosa significhi avere un metro e mezzo di statura, e, nonostante tutto, essere più vivo dei mostri che gli hanno riso in faccia per una vita. Sono sempre stati loro, gli sfigatelli. Un altro bicchiere, please: persino a Westeros il merito può tramutarsi in giustizia. E Tyrion essere il migliore dei principi. 

Antonio Casu 

@antoniocasu_