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Perché Glee mi ha cambiato la vita

Come tutti voi appassionati di telefilm saprete, Glee è ormai finito per sempre da marzo, ma nonostante questo, noi gleek, non riusciamo a farcene una ragione ed oggi sono qui per ribadire ancora una volta quanto questo telefilm sia stato importante per un sacco di gente, me compresa.

Glee per molti di noi è stato un’ancora di salvezza, quei ragazzi ci hanno insegnato tanto.

Una delle prime cose che ho imparato è stata: ciò che ci differenzia dagli altri ci renderci speciali. Sapete, mi sono sempre sentita un po’ diversa dai miei coetanei. Non mi è mai interessato fare le stesse cose che facevano i miei “contemporanei” e molte volte sono stata considerata “strana”. Avete presente quando da bambini vi chiedevano “cosa vuoi fare da grande?”, beh la stragrande maggioranza dei bambini rispondeva di voler fare: la ballerina, la modella, l’attrice, la velina oppure la cantante, il calciatore, l’astronauta o addirittura Babbo Natale (come era solito rispondere mio fratello), e poi c’ero io, la bambina che diceva di voler fare la ginecologa (convinta che facesse nascere i bambini).

Amavo (amo) leggere e le mie coetanee consideravano questa mia passione una cosa da “sfigati”, da “secchioni”. Amavo e tuttora amo passare i sabati in casa, spaparanzata sul divano, guardando serie tv, mangiando pizza e bevendo coca-cola piuttosto che uscire con gli amici e questo faceva di me una “asociale” e prima di glee essere etichettata come quella strana, mi faceva star male. Credevo di essere sbagliata perché avevo interessi diversi rispetto ai quelli dei miei coetanei.

Non gioivo per i fidanzati, ma gioivo per il nuovo nintendo, per la nuova stagione di Buffy l’ammazzavampiri su italia 1 o per il nuovo computer. Non andavo a comprare trucchi per dipingermi la faccia come Moira Orfei, ma spendevo i miei soldi in biglietti del cinema, libri e cassettine di pokémon. Non collezionavo fidanzati come le mie amiche, ma collezionavo libri di mitologia classica, e soprattutto ero abituata a non essere nemmeno degnata di uno sguardo dai bei ragazzi che ci provavano con le mie amiche (non che la cosa sia cambiata, ma non me ne faccio più un problema, arriverà il giorno in cui anche io troverò il Finn Hudson della mia Rachel Berry).

Glee mi ha insegnato che è proprio ciò che mi differenzia dagli altri, a rendermi speciale ed essere speciale non è una cosa negativa. Essere circondata da gente che non si comporta tutta allo stesso modo è qualcosa di estremamente magnifico, impari ad apprezzare tutti. Adesso mi apprezzo e non mi importa nulla di ciò che la gente pensa di me. Per arrivare a fregarmene di ciò che gli altri pensano di me ce n’è voluto di tempo, ma ho avuto un’ottima insegnante, miss Santana Lopez e grazie a lei ho anche imparato a non aver paura di dire quello che penso, perché la mia opinione è importante tanto quanto quelle degli altri.

Grazie a Glee ho imparato che anche io sono importante.

Prima che questi ragazzi entrassero nella mia vita, avevo sempre fatto ciò che le persone a me care si aspettavano che facessi, forse semplicemente per non deluderle o perché per loro ero un punto di rifermento. Proprio come Finn Hudson sentivo il peso delle loro aspettative gravare tutto sulle mie spalle e a volte non riuscivo a sopportarlo. Come Noah Puckerman ero troppo orgogliosa per ammetterlo e nei momenti di difficoltà, non riuscivo mai a parlarne con nessuno. Puck mi ha insegnato che ogni tanto va bene mostrarsi debole e vulnerabile, anche se hai sempre recitato la parte della persona forte e sicura di se. E Finn Hudson mi ha insegnato che a volte devo fermarmi e chiedermi cosa voglio io. Va bene essere un punto di riferimento per gli altri, ma non per questo devo trascurare i miei bisogni.

Grazie a Quinn Fabray ho imparato che è ok fare degli errori, che va bene perdere la propria strada ogni tanto, perché c’è sempre qualcuno lì per te, pronto a tenderti la mano quando ne hai bisogno e a riportarti sulla “retta via”. Lei mi ha insegnato che “non si può cambiare il passato, ma possiamo lasciarcelo alle spalle e solo così possiamo affacciarci al futuro”.

Grazie a Rachel Berry ho imparato che se si ha un sogno, bisogna lottare con tutte le proprie forze e rincorrerlo (d’altronde il motto dei gleek è Don’t stop believin’). Si certo a volte si può cadere e ci si può far male, ma non bisogna mollare, bisogna rialzarsi e ricominciare a rincorrere quel sogno più determinata di prima.

Sue Sylvester mi ha insegnato che ci sarà sempre qualcuno che ti dirà che non sei brava abbastanza, che non hai abbastanza talento, abbastanza passione e abbastanza possibilità di farcela, ma non bisogna mai perdere di vista il proprio obiettivo, in fin dei conti “non c’è molta differenza tra uno stadio pieno di gente che ti acclama e una folla inferocita che ti insegue, in entrambi i casi fanno molto rumore, come prenderla dipende da te. Convinciti che ti stanno acclamando e forse un giorno lo faranno”, no?

Potrei passare giorni e giorni a riempire pagine su tutto ciò che questa serie tv e ogni singolo personaggio mi ha insegnato, ma mi limiterò a dire che grazie a glee ho imparato ad accettare tutti indipendentemente da quanto pesano, dal colore della pelle, dalla religione che professano o dall’orientamento sessuale.

Glee non è stata solo una serie tv, glee è stato un vero e proprio fenomeno sociale. Un sacco di persone hanno trovato rifugio in questa serie tv, un sacco di gente è riuscita ad accettare sé stessa e ha avuto il coraggio di riprendere in mano le redini della propria vita grazie a quei ragazzi che cantavano e ballavano in una comunissima scuola americana, piena zeppa di stereotipi che rappresentano la superficialità del mondo in cui viviamo e del mondo in cui, ancora oggi, un ragazzo può essere preso di mira perché omosessuale oppure perché non veste come i propri coetanei o perché ha qualche chilo in più o ascolta musica diversa.

Glee è stato importante perché ha abbattuto gli stereotipi e ha mostrato a tutti la bellezza di essere diversi, speciali.

Ogni gleek guardando lo show si sentiva parte di una grande e numerosa “famigleea”, sentiva di appartenere a qualcosa di speciale credendo che “being a part of something special makes you special”, senza però realizzare, fino all’ultimo momento che “being a part of something special doesn’t not makes you special – come afferma Rachel Berry nell’ultima punta della serie – something is special because you’re a part of it”. Glee non sarebbe mai stato così speciale e importante se non avesse avuto persone speciali e importanti a seguirlo.

Perciò che voi siate o no gleek, che voi abbiate o meno sentito parlare dello show, che siate cresciuti con questa serie o che abbiate appena cominciato a seguirla, ricordate che rimarrà per sempre uno dei migliori capolavori della televisione mondiale.

E se qualcuno non sa ancora di cosa io stia parlando, guardi il Pilot e il resto verrà da sé.

Fabiana Fanelli