Vai al contenuto
Serie TV - Hall of Series » Gomorra » Gomorra è tornato. Ed è tornato col botto

Gomorra è tornato. Ed è tornato col botto

Finalmente l’attesa è finita e finalmente abbiamo saziato la nostra fame di Gomorra.

Ieri, martedì 10 maggio, ha avuto inizio la seconda stagione del serial italiano più seguito – e atteso.
Avevamo lasciato i protagonisti in quella che sembrava la fine – e l’inizio – di ogni cosa.
Ciro spara a Genny, ed il piccolo Savastano sembra soccombere alla fame dell’immortale quando la scena finale si chiude con l’inquadratura su un piccolo fremito di vita: una mano che si muove, Genny – forse – è ancora vivo.
Don Pietro evade di prigione con l’aiuto dei fedelissimi che gli sono rimasti – pochi – e respira aria pulita e vendetta.
La moglie Imma è stata uccisa, e qualcuno dovrà pagare.
Intanto Ciro è nel centro del ciclone: Conte lo vuole morto, i Savastano pure e in questo turbine di rabbia e sangue, il nostro immortale dovrà trovare il modo di sopravvivere, ancora.
Ma eccolo. Inizia la sigla. Gomorra è tornato.
Genny in barella: volto tumefatto e ricoperto di sangue e morte. Le sue condizioni sono tragiche, e più tardi sapremo che la sua vita è attaccata ad una macchina.
La prima puntata si concentra tutta su Ciro: dalle prima scene lo vediamo protagonista.
Ha sparato a Genny e Don Pietro ormai latitante sarà costretto a nascondersi; l’Immortale è consapevole che – almeno per il momento – dovrà proteggersi soltanto da Salvatore Conte.
Ma se non puoi sconfiggerli, alleati.

“SALVATO’ FACIMM L’ALLEANZA!”

Genny in terapia intensiva, Don pietro chissadove, Ciro e Conte alleati.
Di Marzio sa bene come muoversi, è stato per anni l’ombra del più grande di tutti. Conosce codici, gesti, movimenti, perfino la postura del comando.
Convince Conte ad organizzare un Summit con i grandi vicini di casa, più sono più forti saranno.
Nasce il nuovo asse, ‘l’alleanza nova’, come la definisce Salvatore Conte: sono tanti e sono forti, tutti uniti contro i Savastano ma soprattutto tutti a dividersi – come sciacalli– brandello per brandello le piazze di spaccio e comando.
Chi vuol far parte del grande gioco della guerra e della droga deve mettere i propri soldi sul tavolo, in un gesto siglatorio che ripeteranno tutti seguendo l’esempio di Ciro che per primo poggia la sua dote ancora calda di sangue e morte.
C’è anche la quota di Scianel, che non conosciamo ma sappiamo che diventerà una nuova protagonista dell’intreccio camorristico.
Ciro ha vinto! Non solo è sopravvissuto al marasma di eventi che lui stesso aveva provocato, ma dopo essersi divincolato con maestria è riuscito perfino a conquistarsi una fetta di comando, quella che voleva, quella che gli spettava, quella per la quale aveva ucciso e tradito pezzo dopo pezzo la sua famiglia di appartenenza.
Quella ‘famiglia infame’ che lo aveva offeso e denigrato, i Savastano che per tutto quel tempo lo avevano tenuto al guinzaglio. Lui, cane sciolto e bramoso di rispetto e rivalsa sociale, finalmente ha vinto.
Ma il prezzo del successo è caro, e non si quantifica in soldi o numero di cadaveri sul campo di battaglia.
Gli affetti, la famiglia, la pace della casa di un soldato in trincea, vengono presto sostituiti dalla paura. La camorra non dimentica e prima o poi qualcuno tornerà a vendicarsi.
Si può vivere così? E’ questo il prezzo del ‘successo’ che Ciro ha tanto bramato?
La paura di finire cadavere sull’asfalto da un momento all’altro, o peggio, la paura di non trovare più la figlia in casa. Mentire alla polizia, corrompere e comprare la vita della gente per proteggere una focolare di famiglia che giorno dopo giorno si sgretola sotto il peso della paura.
L’immortale resiste ma sua moglie crolla.
La paura la logora, la mangia boccone dopo boccone fino a farle perdere il controllo… e la vita.
Ciro deve difendere quello che finalmente ha ottenuto, e non permetterà a nessuno, neanche alla sua amata moglie, di ostacolarlo.
La scena dell’omicidio è tremenda. I due discutono dopo un tentativo di riappacificazione, la donna però è in crisi sputa in faccia al marito tutta la sua rabbia, e Ciro la domina stringendole il collo con le mani che come una morsa, lentamente, la soffocano.
Piangendo, la sistema in macchina e da fuoco a tutto, in quel fuoco che ha il sapore di un vecchio vizio compiuto con nuovi desideri.
Ciro assomiglia a Genny. Sembra quasi di rivivere i momenti di follia rivoluzionaria di Gennaro post Honduras: Gli stessi occhi, lo stesso sguardo, lo stesso tilt dell’anima di chi, finalmente, rivela la propria, brutale, natura.
Ma dove sono i Savastano?
Don Pietro dopo una breve permanenza in Italia decide di emigrare in cerca di anonimato e nuovi agganci, non prima però di aver dato precise direttive ai fedeli:

“Uajò, non agg fatt ‘o pazz p tutt stu tiemp, mi farm pijà o mi farm sparà… ij mò m’agg ir e ccà, ma a Napoli n’ta stu mument vuji sit l’uocc, e mani, o core, e a rabbia mij….”

e Genny?
Genny è vivo.
Ed eccolo nella seconda puntata, tra la foresta hondurena, in quello che in un primo momento sembra un flashback.
Il flashback della tanto acclamata scena dell’omicidio in Honduras – scena raccontata da Genny alla madre, ma mai vista – questa volta però è il Savastano il mandante, è lui che ordina l’uccisione di un uomo per mano di un altro che dovrà dare così prova di forza e fedeltà. Un meccanismo di potere bastardo che costringe un uomo a diventare un assassino per salvarsi la vita.
Genny spiega che è toccato anche a lui compiere quel gesto, ed è solo li che notiamo la cicatrice.
Quello che aveva il sapore di un salto temporale all’indietro, altro non è che il presente.
Un presente in cui vediamo Genny in Honduras per trascorrere la propria convalescenza. Sembra in forma, forse con quella cicatrice è ancora più incattivito di prima.
Torna in Italia, qualcuno lo aspetta.
Sembra un affarista, una vecchia conoscenza dei Savastano. L’uomo ha una figlia – Azzurra – che regalerà al nostro Genny un momento di piacevole calore umano. Ma Savastano Junior non ha tempo da perdere. Riparte subito, e sembra quasi che stia seguendo una mappa del tesoro. Si ferma in numerosi luoghi: prima a Scampia, dove recupera dalla terra diamanti, poi lo vediamo in Germania dove farà un giro infinito prima di trovare il suo tesoro: Don Pietro.
Padre e figlio, finalmente si incontrano ma nessun gesto affettuoso li unisce.
Devono fare cose, incontrare persone, non c’è tempo da perdere in chiacchiere e smancerie.

Stanno bene, sono ancora vivi, basta questo.

Incontrano Mico, il calabrese, che in cambio dei diamanti ha promesso a Don Pietro un piccolo arsenale d’assalto.
La tensione tra padre e figlio è sempre più palpabile.
Conflitto generazionale, il vecchio e il nuovo ordine che si incontrano, convivono e cucinano la pasta al pomodoro.
Uno dei due dovrà farsi da parte, due Re senza regno non possono stare insieme.
Mico, il calabrese, in realtà ha le ore contate. Dalla Calabria fioccano taglie sulla sua testa e presto viene ordinato l’omicido/strage, che lo ucciderà.
I Savastano si salvano perchè i contatti di Genny con una soffiata lo avvertono in tempo. Il ristorante dove stavano per cenare non è un posto sicuro, e mentre degli uomini compiono il massacro, padre e figlio scappano da una finestra ed inseguiti dalla polizia si rifugiano in un capannone in attesa.
Durate la fuga Don Pietro si sente male; affaticato dalla corsa si arrende alla stanchezza, il cuore sembra non tenere il colpo di adrenalina e allora Genny lo soccorre, uccide, ruba una macchina e lo salva dalla giustizia e dalla morte.
Accende un piccolo fuoco, come un lupetto, e protegge e veglia il padre, in un gesto di tenerezza e forza che fa spaventare la vecchia guardia.
L’alba è arrivata, Don Savastano chiama rinforzi e si fa recuperare.
Qui le strade dei due si dividono. E’ giusto cosi – spiega il padre mentre abbandona il figlio al proprio destino – non possono stare insieme, d’ora in avanti ognuno dovrà pensare a se, per recuperare il dominio ed il controllo che hanno perso.
La Germania non è un luogo sicuro, e Genny è diventato davvero il capo che Don Pietro desiderava.
Anche troppo, il vecchio Boss non è ancora pronto ad abdicare.
Gennarino dovrà aspettare, arriverà pure il suo momento.

Finisce così il secondo episodio, con l’abbandono.
Cosa farà adesso Gennaro? E’ solo, e soprattutto ha un mostro affamato dentro che spinge, a cui deve dare ascolto.
Cercherà un nuovo regno da governare? Un nuovo esercito di soldati da comandare? Tornerà a Napoli? Cercherà Ciro per vendicarsi o per vendetta?
E’ ufficiale, siamo in fibrillazione da Gomorra!
Questa nuova stagione sembra stia rispettando le promesse fatte, colpi di scena, nuovi personaggi e sempre più intrecci ed adrenalina.
Restate sintonizzati, Gomorra tornata martedì su Sky Atlantic e noi subito dopo per commentarlo e riviverlo con voi!

Stay Hos, Stay (finalmente) senza pensier!