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Il cielo sopra Gotham: l’ascesa del Pinguino

A Gotham non sorge mai il sole. Il cielo è sempre coperto di nuvoloni plumbei, bassi sugli edifici della città, e i suoi colori sono il nero, il bianco morto e il grigio; le strade oscillano in un misto di degradazione, sfarzosa eleganza, personaggi kitsch… Non è affatto insolito udire un colpo di pistola risuonare nei vicoli, mentre qualche rassegnata pattuglia della polizia si aggira poco convinta per le vie, guardandosi bene dal ficcare il naso negli affari dei loschi individui che si spartiscono il bottino, ovvero la stessa Gotham.

Oswald Cobblepot pare fatto della medesima materia con cui è composta la città, ed ecco perchè la brama come un amante e non riesce a starle lontano, sebbene per molti versi questo luogo rappresenti la sua condanna.

Gotham
Oswald Cabblepot – Gotham

 

Gotham come Berlino

Avete mai visto Il cielo sopra Berlino, il capolavoro di Wim Wenders? Può sembrare curioso, eppure pensando al Pinguino mi viene in mente proprio quel film.

Berlino è abitata da poeti silenziosi e angeli invisibili, leggeri come l’aria e altrettanto impalpabili; Gotham è il covo di angeli della morte, signori assetati di potere e disposti a tutto pur di ottenerlo… E Cobblepot è Damiel, colui che osserva ogni cosa, scruta e talvolta agisce in sordina per cambiare gli eventi.

Ciò che accomuna davvero il protagonista della pellicola di Wenders e il villain di Gotham è l’esercizio della volontà: Damiel desidera, desidera essere un umano per provare le sensazioni della carne e del corpo. E così facendo commette quasi un sacrilegio, poichè gli angeli dovrebbero essere “altrove”, lontani da tutto tranne che dallo spirito.

Anche Oswald è divorato dal desiderio, da una brama insaziabile di conquistare un posto di riguardo (anzi, il seggio più alto) nell’amministrazione criminosa di Gotham; vuole essere il capo indiscusso della malavita locale, colui che detta la legge e cui gli altri devono rispetto e reverenza. Anelando il potere commette a sua volta una specie di dissacrazione, poichè non era nato per diventare il re della città: era un semplice valletto, l’ultima ruota del carro della fatale Fish Mooney, e non avrebbe mai dovuto permettersi di spezzare i vincoli sociali che lo trattenevano sul gradino più basso

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Sia Damiel che Oswald hanno però il coraggio di abbandonare la loro condizione primaria per affrontare un lungo percorso che li condurrà alla vetta tanto agognata. Per l’ex angelo sarà la presenza fisica sulla Terra e la possibilità di amare Marion, mentre per il Pinguino sarà appunto la supremazia, la vittoria sugli avversari.

Tuttavia è un po’ come se anche lui, dopo essere diventato il re di Gotham nel finale della prima stagioneprendesse effettivamente corpo: perchè in precedenza non era che una figura ambigua, nascosta dietro i nomi di Maroni e Falcone, i signori della criminalità organizzata che lo proteggevano a turno; perchè pur avendo sempre mostrato un carattere forte il suo potenziale era frenato dalla presenza di personaggi ingombranti, i quali erano al di sopra di lui ma nello stesso tempo non condividevano metà del suo carisma.

Prima di sconfiggere i rivali egli era simile agli angeli di Berlino, una creatura che sapeva tutto ma non poteva rivelarsi, poichè il ruolo di scagnozzo sottomesso che rivestiva non glielo consentiva: come Damiel e Cassiel sono, in fin dei conti, solo gli schiavi della divinità, Oswald era il servo del dio criminale che stava al potere in quel momento, fosse Falcone, Fish Mooney o Maroni. Quando Damiel compie la propria scelta umana, diventa l’unico padrone della sua vita e delle sue azioni; allo stesso modo, il Pinguino non soltanto acquista importanza perchè diviene per un certo periodo il sovrano incontrastato della città, ma soprattutto ha l’opportunità di emanciparsi da coloro che l’avevano sempre tenuto sotto controllo. Il grande passo di Oswald non è l’aver accentrato tutto il potere nelle proprie mani (dato che ciò avviene più per un colpo fortunato che per un’abile mossa da parte sua, e comunque dura poco), bensì l’essersi sbarazzato degli oppressori, l’essere elevato infine al rango di uomo libero.

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Come sappiamo, nella seconda stagione della serie paga assai cara la faccia tosta dimostrata negli episodi precedenti: gli cadrà tra capo e collo una sfilza di guai terribili, per non parlare dei lutti per la morte di entrambi i genitori, che gli peseranno addosso… A mio parere però tutto questo non deve essere considerato una sorta di punizione divina per la sua audacia. Al contrario, il fatto che il nostro cattivo preferito si trovi all’improvviso a fronteggiare le conseguenze più cupe delle proprie azioni significa che è davvero diventato indipendente e autonomo: è in grado di prendere delle decisioni, perciò ora è il solo responsabile del destino che si è scelto; non ci sono più Falcone e gli altri a parargli le spalle, quindi deve prendersi tanto i meriti quanto i rischi derivanti da potere. Potremmo dire che nell’ultima stagione egli abbia raggiunto la “maggiore età“?

Per tornare al paragone tra Gotham e Il cielo Sopra Berlino, e per concludere, analizziamo una citazione assai famosa tratta dal film:

“[…] Poi all’improvviso uno uscì dal cerchio: si mise a correre dritto, e intanto che correva sempre dritto (curvando, qualche volta, per baldanza) sembrò libero. E noi allora potemmo ridere con lui. Ma poi cambiò di colpo: si mise a correre a zig zag, le pietre volavano… Con la sua fuga iniziava un’altra storia: la storia delle guerre, che ancora dura”

Tali parole si riferiscono all’uomo, alla specie umana che gli angeli videro evolversi e passare da una serena esistenza inconsapevole alla condizione presente; ma non vi pare che potrebbero anche descrivere il cammino intrapreso dal Pinguino? Uscire dal cerchio, inseguire una meta precisa, trionfare. E poi deviare dalla strada tracciata, incappare in sassi lanciati dai nemici, scappare… Restare comunque coinvolto negli eventi che scuotono Gotham. E’ questo il futuro di Oswald Cobblepot?