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How I Met Your Mother e American Horror Story hanno un’inquietante storia in comune

Una storia è qualcosa di migliore della somma delle proprie parti, di cui sfrutta attrazione e repulsione per diventare qualcosa di diverso da ognuna.
È il caso, questo, di How I Met Your Mother, che ha fatto dell’eterogeneità l’acume di una comedy in grado di convogliare più tematiche sociali.
Ma se è vero che una buona storia abbacina sempre più di un pezzo di verità, è anche vero che spesso la verità si sovrappone quasi perfettamente alla narrativa.
Eppure, disumanamente, la storia continua ad appartenerci più della verità per opera di meccanismi quali identificazione proiettiva, o introiezione (insomma, non siamo così vicini alla metafora quando ci riteniamo “malati di Serie Tv”: qui trovate la nostra sgangherata “comunità di recupero”); ma, nel limite del conscio, il nostro denominatore comune nell’esperienza di una storia è la condivisione, che diventa viscerale solo quando c’è interiorizzazione.
Anche per questo, spesso, sarà tanto più facile ricordare una storia romanzata che una notizia di cronaca.
Da oggi, però, dimenticare l’aberrante storia di Jeffrey “Faccia d’Angelo” Dahmer sarà difficile.

È proprio questo il dettaglio che lega How I Met Your Mother e American Horror Story, e forse non tutti sono a conoscenza dei riferimenti legati al caso.
Andando per gradi: chi è stato Jeffrey Dahmer?

Jeffrey Lionel Dahmer, noto anche come Il Cannibale di Milwaukee, è stato uno dei più noti serial killer statunitensi della storia, e si conta essere responsabile di 17 vittime (escludendo quelle di cui è sospettato analizzando la casistica).
Jeffrey Dahmer ha vissuto un’infanzia apparentemente agiata, senza interferenze psicologiche familiari.
Tutto ciò fino al capovolgimento emotivo, che coincide col momento in cui la sua famiglia decide di trasferirsi. Da quel momento in poi, dall’età di 7 anni, sviluppa una propensione ai comportamenti devianti che formano la famosa “Triade di MacDonald” (sporadici atti di piromania, enuresi e soprattutto atti di crudeltà verso gli animali).
Per la catalogazione tra i modelli riconosciuti di serial killer, Dahmer risulta essere un “lussurioso”: un killer sessuale, non psicotico, che uccide esclusivamente per soddisfacimento sessuale e il cui piacere è proporzionale alla quantità di tortura (che spesso sfocia nell’overkilling).
Un dettaglio fondamentale, quest’ultimo, perché getta le basi per una delle fasi più importanti del modus operandi di Jeffrey Dahmer (e che porterebbe alla facile confusione con un altro personaggio iconico di American Horror Story): la fase totemica.
Ci arriveremo.

Dunque, dove e come troviamo Jeffrey Dahmer in How I Met Your Mother e in American Horror Story?

 

HOW I MET YOUR MOTHER

dahmer how i met your mother

È noto che How I Met Your Mother sia un ginepraio di teorie sociologiche e neologismi (sono davvero tanti, ma abbiamo accettato la sfida di annoverarli tutti in questa enciclopedia di How I Met Your Mother), e sintomatica di quella eterogenea intersoggettività che caratterizza la serie è proprio una di queste teorie: la teoria del Dobler-Dahmer.
La teoria porrebbe una sorta di postulato consistente nel fatto che, se tra due persone c’è intesa, un gesto estremamente eccentrico o morboso da parte di uno dei due può essere visto come romantico dall’altro, e risultare quindi una trovata alla Dobler (ci si riferisce a Lloyd Dobler dal film “Say Anything”, e alla sua improvvisata notturna alla finestra di Dianne); se chi riceve il gesto non ricambia l’interesse, invece, riterrà lo stesso gesto inquietante, appunto morboso, e pertanto non apprezzato, finendo per essere catalogato come comportamento vessatorio tipico di un serial killer. Lo spasimante diventerebbe, così, un Jeffrey Dahmer.

AMERICAN HORROR STORY

Rispetto ad How I Met Your Mother, in questo caso, entriamo nel merito delle scienze forensi e dell’aspetto strettamente psicologico del criminale.
Infatti, American Horror Story ha miniato e riprodotto, a due tempi, tratto identitario e forma mentis di Jeffrey Dahmer.
Questo fa la sua apparizione esattamente nella quinta stagione, “Hotel”, durante una scena che ritrae la cena celebrativa di James March alla quale partecipano tutti i più efferati serial killer della storia, compreso Dahmer (tra questi, accurata e brillante riproduzione viene fatta anche dell’anonimo Zodiac, o ancora di Aileen Wuornos).

dahmer american horror story

Qui, con pochi e sottili accorgimenti, viene espressa discretamente buona parte della metodologia di Dahmer: questo viene immediatamente (età e razza nella cernita di Dahmer non contano) mostrato guardingo e apparentemente interessato a John Lowe (tutte le vittime di Dahmer sono uomini), poi quasi incontrollabilmente eccitato (le vittime venivano prima di tutto violentate, successivamente alcune parti del corpo venivano mangiate), fino al momento in cui James March gli offre il consenso di torturare la vittima.
È qui che viene esposto l’aspetto più interessante legato alla vera storia del killer, quando nel corso della scena Dahmer prepara una soluzione e si appresta ad iniettarla nel cranio di John Lowe.
La scena è un chiaro riferimento a una delle pratiche consuete di Dahmer, ossia una sorta di “neurochirurgia sperimentale”: questo pose l’obiettivo di condurre malsane pratiche di lobotomia sulle sue vittime iniettando, attraverso fori trapanati nel cranio, acido muriatico alternato ad alcool etilico. Il suo “obiettivo” era quello di creare un oggetto sessuale fisiologicamente vivo, ma cerebralmente “spento”.
Tra i processi tipici nel modus operandi di Dahmer c’è la suddetta “fase totemica”, ossia la necessità del killer di conservare parti delle proprie vittime come trofeo, talvolta esaltandone le caratteristiche al fine di essere percepite come “sacre”: Dahmer possedeva in casa teschi dipinti delle proprie vittime e oggetti ornamentali di vario tipo, derivanti da resti umani.

Quest’ultimo dettaglio ci porta all’ambiguità di inizio articolo: American Horror Story Asylum ha introdotto la figura di Bloody Face, chiaramente ed espressamente ispirata a Ed Gein, il quale condivideva con Dahmer tale pratica procedurale, ma che nella serie è riconoscibile grazie ad aspetti quali la vittimologia e i trascorsi infantili accennati dal personaggio (il Dottor Threadson, interpretato da un poliedrico e impeccabile Zackary Quinto).

Come un’ombra che individuiamo con la coda dell’occhio, ogni centimetro che misura i recessi più oscuri dei comportamenti umani più essere ritrovato tra le intercapedini di una narrazione disillusa e passionale, come quella di How I Met Your Mother, che da vittima della realtà diventa carnefice della finzione, sconfinandone ogni termine.
Così diventa ironico come tutto possa essere ridotto al chiaroscuro egoismo della sofferenza: quella in grado di trasformarci da consapevoli vittime a ignari carnefici.

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