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Jessica Jones o Kilgrave? L’eterno dilemma tra eroi e villains

È sempre la solita storia: più una serie tv è bella e sfaccettata, meno si hanno sicurezze. È il caso di Jessica Jones, ultimo prodotto di casa Netflix. Un’opera maestosa, nella quale il conflitto tra eroi e villains, metafora che sintetizza la coscienza di ogni uomo, esplode in quattro parti come se fosse una bomba ad orologeria. Stare dalla parte dell’eroina Jessica o del villain Kilgrave? Distinguere bene e male, in questo caso, non è semplice come si potrebbe pensare dopo il primo impatto. Ogni azione umana ha sfumature e punti di vista, cause e conseguenze, polarizzazioni mai nette. E anche se si riuscisse a costruire uno schema chiaro, scegliere l’uno o l’altro risulterebbe comunque piuttosto complesso.

Jessica Jones è una tragedia in quattro atti, capace di catturare e coinvolgere, fino a farci riflettere sulla nostra essenza. Siamo eroi o villains? O tutte e due? O nessuna delle due? Dare una risposta è impossibile, ma provarci è necessario.

jessica trishSTAVOLTA SEMBRAVA SEMPLICE- Primo attoDa dove si era partiti? Da una donna in crisi, dotata di una forza disumana e reduce da un’esperienza terribile. Un passato inquietante torna a bussare alla sua porta all’improvviso, quando meno se lo sarebbe aspettata. Un uomo ha manipolato la sua mente per lunghissimi mesi, costringendola a compiere gesti terribili.

Secondo atto. L’unica soluzione che trova è interpretare il ruolo dell’eroina (pur senza volerlo), prima di tutto per salvare se stessa. Jessica è il bene, Kilgrave è il male. Il villain affascina, ma si sa per chi tifare. Se poi l’eroina decide di affrontare il proprio passato per salvare un’altra vita e non solo la sua, scegliere diventa ancora più semplice. Però…

jessica trish… LA VITA È FATTA DI SFUMATURE – Terzo atto. L’amore, il superpotere più pericoloso a disposizione dell’uomo, sfonda la barriera tra bene e male, complicando tutto. Kligrave è in grado di controllare la mente di qualunque essere umano, ma non i propri sentimenti. L’inglese è innamorato perdutamente di Jessica. Un amore malato, ma sincero. Darle dei comandi non gli basta più: per la prima volta nella sua vita, desidera essere scelto. Le sequenze che raccontano l’evoluzione del personaggio interpretato da David Tennant sono perfette: Kilgrave non è più un villain, ma un uomo che trova in una donna la strada per la redenzione. È disposto a tutto, pur di coronare il suo sogno, persino cambiare. Persino diventare un eroe.

E Jessica? Jessica continua a detestarlo e non accetta le sfumature. È accecata dall’odio. Il profilo perfetto è minato. Prova a capirlo, ma non ci riesce. Le interessa solo il concetto di giustizia, per se stessa e per gli altri. Continua ad essere un’eroina, eppure si ferma di fronte all’uomo più difficile da salvare. Kilgrave non si può giustificare, ma capire sì. La distinzione tra bene e male è confusa. Un villain che studia per diventare eroe non è poi così villain, e tutto cambia. Ora è Jessica a controllare Kilgrave. Ora è l’eroina a tormentare la coscienza del villain. Ora è difficile scegliere. Ora, più che mai.

kilgraveUNA VITA SENZA PUNTI DI RIFERIMENTOQuarto atto. In fondo, il destino di un buono e di un cattivo è simile, se si vive senza punti di riferimento. È una questione di scelte. Sia Jessica che Kilgrave sono cresciuti senza un padre ed una madre. Quelli della Jones sono morti in un incidente stradale quando lei era ancora piccola, quelli del villain non sono stati in grado di arginare l’evoluzione distruttiva del figlio. Il percorso è differente, le conseguenze opposte, eppure c’è più di un elemento in comune. Jessica e Kilgrave si sono fatti da sé, nel bene e nel male. L’evoluzione di Kilgrave, guidato dai sentimenti nei confronti della donna amata, si ferma nel momento in cui l’eroina lo riporta alla casella di partenza. Lo mette di fronte ai genitori, e anche in questo caso è difficile capire da che parte stia la ragione. Probabilmente non esiste. Probabilmente loro sono stati troppo deboli e il figlio incapace di capire il perché di certe scelte.

La comunicazione è totalmente assente e Kilgrave si ritrasforma in villain, prima di tutto nei confronti di se stesso. Il quadro è sempre più confuso: si può stare dalla parte di un’eroina che arriva a torturare sadicamente l’incubo di una vita? Si può stare dalla parte di un villain che in fondo non è altro che un bambinone in carenza d’affetto? Se si vive la storia attraverso gli occhi di Kilgrave, Jessica non è tanto lontana dal concetto di villain. Questione di prospettive.

kilgraveIL PUNTO NON C’È – La prima stagione si chiude con la morte di Kilgrave per mano di Jessica. Un finale che stona col comportamento di un’eroina, ma è lei stessa a non riuscire a definirsi tale. Il villain è stato eliminato e l’ordine apparentemente ristabilito. Ma è realmente così? È stato messo un punto? Si sta incondizionatamente dalla parte dell’eroina? Probabilmente no, non tanto da scindere nettamente il bene dal male. Siamo un po’ Jessica e un po’ Kilgrave. Questione di scelte, prospettive e punti di vista. Siamo un po’ eroi e un po’ villains, vittime e carnefici, danzatori in un filo sospeso su un burrone. Si può cadere e non rialzarsi più, oppure tornare su, guardarsi alle spalle o solo di fronte. Fragili e indecisi, a seconda delle situazioni. La vita, da questo punto di vista, è la più contorta delle serie tv. Se ci si pensa, darci un ruolo nettamente definito e controllare fino in fondo noi stessi è impossibile, e quello sì, sarebbe un gran bel superpotere.

@antoniocasu_