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#VenerdìVintage – 20 momenti in cui Lost ci ha fatto piangere

5. Morte di Charlie
Quella di Charlie è probabilmente la morte più sentita di Lost, per la maggioranza dei fan. La morte di un personaggio, il più delle volte, ci commuove per le ragioni che muovono la sua storia, il suo rapporto ed interazione con gli altri personaggi, la drammaticità stessa della morte. Con Charlie, quello che si prova è il raro disagio che, non per intensità ma per sensazione, si avvicina a quello della perdita di un vero e proprio amico.
Questo per ciò che il personaggio di Charlie fa dal momento in cui mette piede sull’isola: si crea umilmente un posto nella vita di ognuno dei superstiti. Per ognuno di loro, Charlie significa almeno vagamente qualcosa.
John Locke lo risolleva dal baratro e gli da modo di ricominciare; trova l’amore e lo pratica in maniera casta ed incondizionata; effettua ogni passo consapevole di star creando qualcosa che fino ad allora non aveva avuto modo di creare a causa della propria stessa debolezza.
Nulla sembra però generare, effettivamente, una gioia definitiva. Una soddisfazione catartica. Nulla, fino a che Desmond non gli faccia presente della sua visione.
E’ in quel momento che Charlie sente di poter essere quel “palloncino” che contiene il tutto che ha cambiato qualcosa.
E’ impassibile alla sua stessa scelta, al punto da essere costretto ad offendere un ignaro Hugo per spingerlo a non seguirlo nella missione.
Charlie entra nella cabina comandi, apprende un importante dettaglio e, prima di annegare mimando un gesto della croce, scrive sulla propria mano: “Non è la nave di Penny”.

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