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Lucifer è (finalmente) diventato grande

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 2×13 di Lucifer

Mettetevi per un attimo nei panni degli sceneggiatori. Avete tra la mani una storia pazzesca con un protagonista che rappresenta lo spauracchio di qualunque essere umano vissuto nella storia e dovete trasformarlo in un personaggio da amare e col quale innescare un’empatia all’apparenza impossibile. Dovete inserirlo all’interno di una serie tv da proporre sia al grande pubblico che ad una piccola cerchia di integralisti, evitando qualunque forma di banalizzazione. Vivete in bilico tra le esigenze di un network e l’incombenza degli ascolti che ti fanno navigare a vista. Alla luce di questi elementi, trasformare Lucifer in un successo sembrava impossibile, e invece sono riusciti nell’impresa.

Dopo una prima stagione introduttiva che aveva mantenuto solo in parte le grandi aspettative che circondavano il progetto (avevamo fatto un bilancio a maggio, trovate l’articolo qui ), la serie che ha portato in tv il fumetto della Vertigo, legato a doppio filo a Sandman (opera monumentale di Neil Gaiman), Lucifer è diventato grande, trovando un’identità forte e definita.

Lucifer

L’ultimo episodio della prima parte di stagione (gli ultimi nove andranno in onda dal prossimo 2 maggio) ha evidenziato ancora una volta un aspetto che era emerso dalla 2×10 in poi: Lucifer ha lasciato da parte gli schemi classici del police-procedural alla Castle (ne avevamo parlato qui) per dare spazio ad una trama orizzontale sempre più centrale. I casi d’omicidio affrontati dal Satana con la crisi di mezza età in coppia con l’amata Chloe, erano stati spesso deludenti e superficiali: entrare nella sfera d’influenza dei vari CSI avrebbe creato un paragone ingeneroso, e gli sceneggiatori hanno preferito tenerli sullo sfondo, privilegiando la crescita umana di Lucifer e l’evoluzione del rapporto complesso con Chloe e con la sua famiglia. La serie tv non ha mai perso molti tratti dell’impostazione originaria, nella quale l’ironia convive perfettamente con i toni dark che una storia del genere rendono imprescindibili, ma è cresciuta attraverso la costruzione di filoni narrativi che hanno incluso più episodi, intersecando la trama verticale e quella orizzontale in un mix convincente ed efficace.

Lucifer, inizialmente, aveva le potenzialità per rivolgersi ad un pubblico di nicchia legato ai fumetti e ai dettami di Neil Gaiman, poi sembrava aver preso la direzione opposta, trattando le fonti originarie come semplici spunti per costruire un crime dalla sfumature romantiche, adatto agli amanti del genere e ad un fandom più giovane. Ora, invece, il percorso di maturazione è completo, e la serie è adatta ad ogni gusto grazie ad una buona dose di equilibrio nel mixare degli equilibri apparentemente incompatibili. Il processo di emancipazione di Lucifer, alla ricerca perenne del libero arbitrio, ci appassiona almeno quanto la crescita del legame con Chloe, un dono divino banale solo se si osserva con occhi superficiali. L’opera della Fox è un racconto corale, nel quale la monumentalità di un protagonista ingombrante non mette in ombra tutti gli altri personaggi. Non era semplice, ma ci sono riusciti.

Lucifer

La sensazione è che il meglio debba ancora venire. La Fox, incerta sul proseguimento della serie, aveva ordinato inizialmente solo tredici episodi (A Good Day to Die, andato in onda una settimana fa, sarebbe dovuto essere il season finale), ma la crescita degli ascolti ha convinto il network ad implementare l’offerta con altre nove puntate. Dovremo attendere fino a maggio, ma ne varrà la pena: Lucifer, dopo aver salvato la vita a Chloe ed aver risolto molti dei conflitti con la madre, si confronterà con il padre. Come ben sappiamo, il rapporto con i genitori non è mai scontato, ma se c’è Dio di mezzo tutto si complica tremendamente.

Siamo curiosi di scoprire come verrà affrontata la vicenda e cosa succederà. Capiremo quanto Lucifer si sentirà libero a prescindere dall’onnipotenza del padre, e che piega prenderà questa stagione, sorprendente ed entusiasmante. Gli sceneggiatori non avranno vita facile, ma hanno già dimostrato di poter gestire al meglio una trama dai contorni complessi. Questo Diavolo è sempre più simpatico, e noi non vediamo l’ora di stringere un nuovo patto con lui.

Antonio Casu