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10 motivi per amare Mr. Robot

4) L’enigmatico Whiterose

Uno dei personaggi più affascinanti e allo stesso tempo più inquietanti del variegato mondo di Mr. Robot è senza dubbio Whiterose, l’hacker transgender affiliato con la Dark Army ed ossessionato dal tempo. Fin dalla prima apparizione, quando incontra Elliot, si capisce che sarà uno dei punti nodali dell’intera storia.

Fatto confermato dal finale della prima stagione e dal proseguo della successiva, in cui veniamo a conoscenza del fatto che Whiterose (che anagrammato diventa “Otherwise”, ossia “Altrimenti”) è il tramite tra il mondo degli hacker e quello dei potenti della Terra. Infatti Whiterose altri non è che il Ministro della Sicurezza cinese Zhang che da un lato cerca di intavolare trattative con la ECorp e dall’altro, tramite la Dark Army, muove le fila che portano alla sparatoria contro l’FBI, alla morte di Cisco e a tutti gli eventi del finale della seconda stagione.

5) La componente psicologica

Molto forte in Mr. Robot è la componente psicologica. Elliot soffre di diverse forme di malattie a carattere psicologico: soffre di personalità multiple (di cui la predominante è quella nota con il nome di Mr. Robot e che ha le fattezze del padre defunto), paranoie, amnesie e stati di allucinazione, oltre la capacità di chiudersi a riccio dentro mondi fittizi per evitare sofferenze, come nella parte iniziale della seconda stagione, nella quale il nostro Elliot pensa di essere tornato a vivere a casa della madre quando invece ha costruito questo “mondo parallelo” per evitare di ricordare di essere finito in carcere. Un procedimento che ad alcuni può far venire in mente – con le dovute differenze – il “palazzo mentale” che usa Sherlock Holmes nell’omonima serie britannica.

Sam Esmail usa questo procedimento fino a farlo diventare strumento narrativo: ad esempio nella 2×06 nella quale Mr. Robot, per evitare la sofferenza del pestaggio ad Elliot, lo inserisce in un mondo grottesco nella quale tutte le persone che conosce sono in una sit-com americana degli anni ’80, con evidenti richiami a serie come Otto sotto un tetto, Genitori in Blue Jeans e Alf (quest’ultimo compare addirittura in brevissimo cameo).

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