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Mr. Robot svolta definitivamente. E ci prepara ad un finale pazzesco

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 2×10 di Mr. Robot. 

Se pensate che il volere sia il potere più grande che abbiamo a disposizione, le cose sono due: siete persone molto sagge, oppure degli incoscienti. Valutate voi in quale categoria rientrare, la vita è sempre una questione di scelte più o meno ponderate.

La 2×10 di Mr. Robot lascerà un’impronta indelebile in questo senso. Il volere di un uomo è un’arma a doppio taglio, da puntare alla propria tempia oppure rivolgere verso un intero mondo da distruggere e ricostruire a propria immagine e somiglianza. Ma la vita non è un’utopia, e ogni rivoluzione porta con sé cause dolorose e conseguenze da affrontare. Nel bene e nel male. Più si alza la posta in gioco, più aumentano i rischi.

Come è successo nel preseason finale della seconda stagione di Mr. Robot, in fondo. Ogni protagonista è in all-in con un due di picche che li porterebbe alla fine e un asso che li trascinerebbe verso il trionfo. Tutti, incluso Elliot Alderson, finalmente rientrato in gioco dopo la scarcerazione.

Questo episodio può essere riassunto grazie a quattro comandamenti, dettati da un Dio chiamato Io. Non avrete mai alcun Dio all’infuori di voi stessi, d’altronde. Soprattutto se avete in testa la più grande rivoluzione mai vista.

Primo comandamento: “Fare tutto quello che è necessario”

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Il primo comandamento è incarnato perfettamente dai coniugi Wellick. I meravigliosi coniugi Wellick. Da una parte c’è Tyrell, protagonista di un enigma degno del secolare “chi ha ucciso Laura Palmer?“. Un enigma che verrà risolto definitivamente tra pochi giorni. Siamo convinti che sia ancora vivo, perché rinunciare così facilmente ad un personaggio del genere sarebbe un errore da dilettanti che uno come Sam Esmail non farà mai. E la 2×10 ci ha dato più di un indizio sul suo destino.

Propendiamo per due ipotesi. A giudicare dalla reazione del fido collaboratore dei coniugi, è finito in un posto finora imprevedibile. A casa di Scott Knowles, per esempio, vittima di una tortura che possa vendicare l’omicidio efferato della moglie. Oppure nella sede principale della Evil Corp, addirittura, e a quel punto fare previsioni sarebbe impossibile. Tyrell ha sempre fatto tutto quello che era necessario e ora ne sta pagando le conseguenze. Oppure è pronto a spiazzarci ancora. Ma quel pazzo non è morto.

Dall’altra parte c’è Joanna, una donna che si fida unicamente dell’uomo che ama. Lei vuole conquistare il mondo, semplicemente. E ha bisogno di un’anima gemella. Joanna ha bisogno di Tyrell quanto Tyrell ha bisogno di lei, facendo tutto quel che è necessario per assecondare le esigenze di una coppia sui generis, molto più unita di quanto possano mostrare gli stereotipi della società in cui viviamo. Loro sono altro, semplicemente.

Un po’ come Philip Price e Whiterose, perché capita talvolta che i comandamenti vengano dettati da individualità diversissime tra loro. Uguali e contrarie allo stesso tempo. Loro, alla stregua di un Frank Underwood qualunque, ricercano l’appagamento del proprio narcisismo nell’onnipotenza. Quei due, tuttavia, non si accontentano di una stanza, un microcosmo nel quale esercitare la propria egemonia. Il loro microcosmo è il cosmo stesso. L’unico confine è tracciato dalla mappa disegnata da Dio. Una divinità della quale non conoscono esattamente la statura, ma hanno la consapevolezza di non essere molto più bassi. Fare tutto quello che è necessario, nel loro caso, può ridisegnare la geopolitica del mondo che conosciamo. Alla faccia del Congo.

Secondo comandamento: “Prevedere sempre le conseguenze delle proprie azioni” 

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Il secondo comandamento ha invece come protagonista il nostro Elliot. Voleva cambiare il mondo, senza conoscere al cento per cento il mondo che voleva rivoluzionare. L’Evil Corp, un mostro più grande di lui, è caduta da un grattacielo con un paracadute, rimettendosi in piedi non appena si è placata la tormenta. Il mondo plasmato da Elliot ha le forme di una nemesi che ha ripreso facilmente il controllo del gioco. Questo non è il mondo di un rivoluzionario: ha le sembianze di una restaurazione che diventa essa stessa rivoluzione nell’affrontare ogni altra rivoluzione.

Hanno vinto loro, per ora. Ha vinto Price, ha trionfato Whiterose. Ed Elliot ha più di una responsabilità. Non conosceva abbastanza il nemico, arrivando addirittura a sottovalutarlo. Volere è potere, ma solo nella misura in cui si è capaci di affrontare un volere altrui contrario. Un errore così si paga sempre a carissimo prezzo, anche quando non è la propria persona a farlo. Elliot, impegnato in una guerra perenne con gli spiriti che albergano nella sua anima, ha dimenticato il mondo che lo circonda fino a farselo sfuggire di mano, ritrovandolo più brutto di prima. Ogni azione porta con sé una reazione. Ogni reazione deve portare con sé una nuova azione. Elliot lo capirà presto, ne siamo certi. E forse anche la spregiudicata DiPierro.

Terzo comandamento: “Conoscere i propri limiti” 

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Il terzo passaggio è il più doloroso. Se si parla di rivoluzioni e rivoluzionari, il pericolo di farsi prendere troppo la mano è sempre dietro l’angolo. L’onnipotenza è uno strumento da maneggiare con cura, contemplando sempre l’idea che un potere sia in realtà circoscritto alle potenzialità effettive di una persona. Pensare a Darlene è fin troppo semplice. Di Elliot Alderson ne nasce uno ogni centomila famiglie, impossibile pensare possano essere due.

Darlene è succube delle proprie illusioni al punto da autodistruggersi e portare con sé chiunque le sia più o meno vicino. L’unico compromesso possibile è il riscatto atteso da troppo tempo, un posto al sole della libertà da conquistare ad ogni costo. Non l’ha trovato, e rischia di aver perso tutto. Sicuramente un amore più o meno sincero, forse la vita. La seconda, probabilmente, no, ma la deriva di cui è protagonista lascia intendere che sia solo una questione di tempo. Che succederà se finirà in mano all’FBI? Staremo a vedere.

L’interrogativo è ancora più interessante se si pensa invece ad Angela, una che ha fatto della consapevolezza dei propri limiti un elemento di forza. Volere è potere, e nel suo caso i risultati sono invidiabili. Angela e l’FBI, si diceva. L’incontro con Elliot ha regalato un momento atteso dai più fin dal pilot di Mr. Robot. Un bacio dai mille significati, principalmente oscuri. Potrebbe essere il bacio di una Giuda che sta per consegnare il compagno di una vita all’FBI, celebrando così il trionfo definitivo della DiPierro. Oppure il manifesto d’intenti della prossima stagione di Mr. Robot. Elliot, fin qui solo contro un mondo allo sfascio, potrebbe trovare in Angela la spalla che Darlene non è stata in grado di essere. L’fsociety è morta ma la rivoluzione, nonostante tutto, è ancora concretizzabile. Angela sarà un villain o un grande amore? Lo capiremo non appena vedremo in faccia i due personaggi saliti sulla metro dopo il saluto con Elliot.

Quarto comandamento: “Una rivoluzione non finisce mai” 

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Quarto e ultimo comandamento. Il Dio chiamato Io ci mette di fronte alla prova più dura: ogni rivoluzione è possibile, a patto che si sia pronti ad affrontare una sfida lunga una vita. Una rivoluzione si autorigenera nella misura in cui si è capaci di combattere fino alla fine. Elliot ha perso una battaglia, ma non la guerra. Mr.Robot, abbattuto da una semplice telefonata, non è morto e tornerà più forte di prima. Chi dovranno affrontare ora? L’Evil Corp è solo un anello del cerchio. L’Esercito Oscuro è dietro l’angolo e potrebbe aver portato via una sorella al nostro eroe. C’è una seconda fase da affrontare e probabilmente verrà vissuta l’uno contro l’altro.

Gli ultimi due episodi di questa stagione incredibile ci diranno tanto a riguardo, ma una cosa è certa: Mr. Robot ha svoltato definitivamente. Ha vinto la grande sfida, già ora. Ha regalato una seconda stagione addirittura superiore alla prima. Si è confermato essere un capolavoro con pochi eguali nella storia della serialità. Sta portando avanti una rivoluzione con la forza di chi riesce a rigenerarsi continuamente stravolgendo se stesso senza mai perdere la propria anima. Il volere di Sam Esmail ha un potere enorme, capace di trascinarci in un vortice di sensazioni che scavano dentro di noi facendo emergere delle emozioni in continuo contrasto tra loro. Mancano solo due episodi e una grande serata da vivere col fiato sospeso: il meglio deve ancora venire, ne siamo certi.

Antonio Casu