#3 Il Tempo
Il fattore Tempo è essenziale per comprendere quanto Netflix abbia mutato le nostre abitudini seriali.
Le Serie Tv nell’a.N. erano scandite e progettate tenendo conto del tempo che intercorreva tra un episodio e l’altro o tra una stagione e quella seguente. Il Tempo faceva parte dello show, era fondamentale perchè in esso lo spettatore viveva e permetteva all’episodio di fermentare nella sua mente e di creare qualcosa.
Guardare le Serie Tv in modalità “un episodio a settimana” ti costringeva in un qualche modo a rifletterci e a vivere e crescere con quei personaggi.
Senza andare molto in là con gli anni basta pensare a serie come How I Met Your Mother o Game of Thrones.
In entrambe queste serie così diverse i personaggi crescono, si evolvono e cambiano nel tempo, e quel cambiamento noi non solo lo comprendiamo ma in un certo senso lo viviamo.
Ero un’adolescente quando ho visto il primo episodio di How I Met Your Mother e dopo nove anni sono diventata un’adulta (oddio che paura) esattamente come quei protagonisti.
Sono cresciuta con loro e nel tempo ho permesso loro di far parte della mia vita. Non per una settimana o per un mese. Con How I Met Your Mother non è stata una botta e via di una notte, è stata una storia d’amore felice durata nove anni che è entrata a far parte della mia anima.
Game of Thrones si è evoluto nell’arco di sei anni e continua tutt’ora a farci congetturare, sperare e disperare.
Ho trascorso un’intera estate imprecando e gridando contro il televisore che Jon non era morto, che Jon sarebbe tornato e avrebbe fatto il fondello a tutti (ci ho anche scritto questo articolo un po’ di tempo fa).
Game of Thrones nel tempo ha provocato un turbinio di emozioni differenti, molte delle quali inerenti a dolore, disperazione, lacrime e isterismi. È riuscito a diventare un tormentone con i suoi motti, le sue morti shoccanti e con il suo essere entrato a far parte del nostro orizzonte culturale.
Una storia d’amore combattuta, sofferente, una di quelle relazioni complicate cui però rimaniamo fedeli per il prof0ndo affetto che ci lega.
Con Jessica Jones è stata tutta un’altra faccenda. 13 episodi in una domenica. Una storia di una notte insomma, una botta e via che ti dà un certo piacere momentaneo, ti appaga e soddisfa, ma che in fin dei conti non entra a far parte della tua vita quotidiana, del tuo modo di pensare sulla lunga scadenza.
Il Tempo differenzia il nostro modo di vedere queste Serie Tv, ma modifica ed influenza anche la tecnica con cui sono state scritte.
Con Netflix ci ritroviamo a rispettare quell’unità di tempo di cui parlava lo stesso Aristotele, o almeno qualcosa di simile. Vediamo tutto insieme, una sorta di mega film di 10/12 ore intermezzato da “clicca per il prossimo episodio” o il nuovo must “salta intro”.
Il flusso diventa ininterrotto, la conoscenza della materia è completa: non sono necessari Previously o sigle. Probabilmente quella sigla è diventata la colonna sonora della nostra settimana.
Quella che era la tv lineare si basava sul fatto che la gente avesse poco tempo.
La Serie Tv era una pausa, un momento di respiro prima di rifiondarsi nella vita reale ed al susseguirsi di impegni che essa comporta. Con Netflix, e con lo streaming più in generale, si presuppone che di tempo se ne abbia molto, che lo spettatore sia padrone assoluto del suo tempo e che possa guardare ovunque e comunque l’episodio.
Il tempismo, lo shock del finale, quel dirupo che ci tiene con il fiato sospeso non sono più necessari.
Ciò che ci serve è superare i primi tre o quattro episodi, dopodiché sarà un abbuffata in stile colazione continentale in hotel, in cui il caffè è la portata principale.
Il Tempo diventa fondamentale perchè bisogna finire la serie il prima possibile. Se ritardi rischi lo spoiler, i tuoi amici ti superano e Facebook (o qualsiasi altro social) comincia a riempirsi di immagini, gif e news…
Tutto d’un tratto diventiamo esperti del salto dello spoiler, dei maratoneti seriali incollati davanti ad uno schermo che si dimenticano dell’esistenza di un mondo oltre quel computer.
