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Elio Germano racconta di come lui e altri famosi attori italiani hanno portato Netflix in tribunale

Ormai conosciamo tutti, chi più chi meno, la celebre piattaforma streaming di Netflix. C’è chi non riesce più a farne a meno, c’è chi ha avuto l’abbonamento ma lo ha disdetto. Infine, c’è anche chi non ha mai “ceduto” al fascino dello streaming. Ad avere qualcosa da ridire sul celebre colosso sembrano tuttavia esserci nomi piuttosto importanti: Elio Germano, Valerio Mastandrea, Claudio Santamaria, Michele Riondino e Neri Marcoré, per esempio. Riuniti nel collettivo denominato Artisti 7607, questi hanno deciso di citare in giudizio Netflix presso il tribunale civile di Roma.

Il collettivo Artisti 7607 ha citato in giudizio Netflix

Per fare chiarezza sull’accaduto è stato Vanity Fair a intervistare Elio Germano, chiedendo all’attore quali siano le loro richieste a Netflix. Ecco la risposta: “Per prima cosa diciamo cos’è il diritto connesso al diritto d’autore cioè quello che noi, in particolare come categoria attori, stiamo reclamando. Come 7607, siamo una società di collecting, ci occupiamo di raccogliere e distribuire agli attori quello che è il diritto connesso al diritto d’autore. Facciamo un esempio: c’è un’opera di Mozart che viene però suonata da una certa orchestra piuttosto che da un’altra.

Quell’orchestra specifica per legge ha il diritto a una percentuale connessa al diritto d’autore (che in questo caso è Mozart) che però è connessa anche agli autori, quindi gli interpreti di quell’opera. Siccome questi soldi si maturano una volta che qualcuno sfrutta quest’opera a sua volta per maturarne poi dei soldi, come emittenti televisive, eccetera, questo compenso si chiama equo compenso proporzionato ai ricavi con quell’opera. Nel momento in cui c’è uno sfruttamento, a parte i soldi da dare alla famiglia Mozart c’è un diritto connesso che riguarda gli “interpreti”, ed è qua che veniamo chiamati in causa noi”

Hanno poi chiesto a Elio Germano come mai abbiano deciso di portare avanti questa battaglia come collettivo. L’attore ha risposto: “Come 7607 cerchiamo di ridistribuire questi soldi agli aventi diritto. Ovvero le persone che li hanno maturati e molto spesso continua ad essere una battaglia chiedere cifre adeguate anche alla Rai, a Mediaset, a La7, e far rispettare un diritto che sarebbe un diritto italiano. Le comunicazioni spesso non arrivano in maniera esaustiva né rispetto a quanto loro ricavano né rispetto a quello che trasmettono, questo già per quanto riguarda le televisioni”

La causa a Netflix è iniziata per restituire il denaro agli avanti diritti

Per quanto riguarda il loro obiettivo, ha aggiunto: “Con i soldi di cui stiamo parlando, per esempio, noi come 7607 oltre a restituirli privatamente agli aventi diritti, cioè a chi li ha guadagnati, li mettiamo in collettività con un meccanismo per il quale chi guadagna di più, mette di più in mezzo a questa cifra collettiva che destiniamo a un vero e proprio welfare personale. Abbiamo creato un’assicurazione sanitaria per i nostri iscritti, abbiamo creato un rimborso per i provini che è un aspetto del lavoro dell’attore che non è mai riconosciuto, abbiamo dei commercialisti a prezzo di convenienza, abbiamo degli avvocati che hanno uno sportello legale sempre aperto a disposizione. Cerchiamo con quei soldi di fare esattamente quello che dice la legge. Creare welfare per gli attori, per la categoria, in modo che non debbano poi chiederlo allo stato”

Per quanto riguarda il futuro, Elio Germano ha sostenuto di essere ottimista rispetto alla buona riuscita della loro causa. Ricordiamo che non è di certo la prima volta che qualcuno fa causa dalla piattaforma streaming di Netflix. Il figlio della narcotrafficante Griselda, per esempio, ha fatto causa al servizio per aver rubato le sue informazioni private. Lo scorso anno, invece, è stata Ellen Pompeo a chiamare in causa Netflix per i diritti di trasmissione.