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Quando Once Upon a Time è iniziato, era davvero una favola, capace di coinvolgere e far sognare milioni di telespettatori.

Una favola apprezzata ancora di più perché in qualche modo sfatava alcuni dei ‘miti’ disneyani rendendo i personaggi molto più umani e veri. Prendete Biancaneve che per sopravvivere nella Foresta Incantata diventa una ladra. O la Regina Cattiva che non è ‘cattiva’ perché è così e basta, ma è diventata tale in seguito alla perdita del suo vero amore. Insomma, i personaggi avevano acquistato profondità. Inoltre l’alternanza tra flashback e flashforward nella Foresta Incantata e a Storybrooke dava alla storia una dinamicità che ci lasciava spesso con il fiato sospeso e il bisogno disperato di guardare la puntata successiva.

Eppure, le cose sono cambiate dall’ormai ‘lontano’ 2011. Inutile prenderci in giro: Once Upon A Time è notevolmente peggiorata. E la colpa non è nemmeno degli autori (che pure hanno fatto un po’ di cazzate – perdonatemi il francesismo), quanto più del fatto che Once Upon A Time doveva – per forza di cose – essere una serie breve, con massimo tre stagioni. Perché a un certo punto le favole si esauriscono, i personaggi iniziano a fare sempre le stesse cose e noi iniziamo a sbadigliare. Per cui se l’ABC non avesse preteso così tante stagioni (siamo alla sesta!) da 24 episodi l’una forse questa stupenda serie non starebbe arrancando così.

Ma esattamente quali sono stati i passi falsi fatti dai nostri amati/odiati Kitsis/Horowitz?

 

RUMPLESTILTSKIN

Once Upon a Time
Once Upon a Time

Era partito come un personaggio da brivido. Geniale, spietato, sempre un passo avanti a tutti. Non sapevi mai se potevi fidarti di lui, cosa avesse in mente, quali fila stava tirando, tanto era deliziosamente ambiguo. E questo valeva sia per i flashback nella Foresta Incantata, dove ridacchiava istericamente, chiamava tutti ‘dearie’ e stringeva patti, sia a Storybook, dove manteneva parte delle sua caratteristiche, ma in modo più cupo.

Ma non era una macchietta. Aveva anche un passato ben delineato, paure che lo condizionavano, più di tutte quella di essere un codardo, e soprattutto qualcosa che lo muoveva: il ricongiungimento con suo figlio Baelfire.

Ora, invece, Rumple è una macchietta. Cambia bandiera come le persone normali si cambiano le mutande. Non sa quello che vuole, spesso agisce in maniera incoerente. Sembra che stia lì come una sorta di ‘deus ex machina’ che risolve o incasina maggiormente la situazione.

Insomma, ci meritavamo di meglio. E anche lui.

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