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Perché nessuno guarda Oz

Che voi lo sappiate già (pollicione in su per voi) oppure no (occhiata di disgusto), comincerò con lo spiegarvi che cos’è “Oz”.

Questa Serie Tv, scritta e prodotta dal troppo sottovalutato Tom Fontana, narra le vicende del fittizio carcere di massima sicurezza di Oswald St., Stati Uniti. All’interno di queste cupe mura esistono diversi bracci come ad esempio il “J” (quello degli ex-poliziotti), il “B” (dei detenuti normali), il braccio “F” (riservato ai sieropositivi) e poi c’è il celeberrimo “Paradiso”, un’area speciale all’interno della quale vigono regole meno restrittive rispetto al resto della struttura.

Questo è il regno di Tim McManus, ideatore e sovrintendente di questa particolarissima sezione, dove al posto delle sbarre ci sono pareti di plexiglass, le celle vengono denominate “acquari”, è possibile guardare la televisione e si possono fare attività culturali e di vera e propria formazione come corsi di teatro, lezioni di canto o sedute di gruppo con la psicologa/suora Sorella Peter Marie.

Teoricamente per accedere al “Paradiso” occorrono meriti e caratteristiche sociali che non tutti i prigionieri hanno, per questo motivo al suo interno si trovano anche uomini inoffensivi o emarginati silenziosi, ma l’eccessivo affollamento di Oz e l’animo decisamente troppo buonista di McManus hanno portato al suo interno anche loschi individui senza possibilità di redenzione che hanno fatto arrivare droga, sangue e razzismo, rendendo molto più complesso il compito al direttore Glynn (interpretato da un meraviglioso Ernie Hudson), a Tim stesso e alle guardie carcerarie incaricate di rendere vivibile la sezione.

Per 6 stagioni, e un totale di 56 episodi, Fontana ci mostra che cosa accade in questo angolo tutt’altro che limpido del penitenziario con un’angolo di visuale veramente unico, ovvero attraverso gli occhi di uno dei detenuti più caratteristici, Augustus Hill (un paraplegico finito dentro dopo aver ucciso per errore un poliziotto), che con veri e propri versi rap e una creatività abbacinante farà luce su aspetti della vita (non solo dietro le sbarre) a cui non avevamo mai pensato.

Said e un suo fratello musulmano

Gli acquari si dividono esclusivamente in base a dinamiche di tipo razziale, vista la presenza di diversi clan: non è semplicemente un discorso di bianchi e di neri!

Abbiamo musulmani, irlandesi, nazisti ariani, siciliani, pusher di colore, latini, bikers, fondamentalisti cattolici…in sostanza una specie di zoo a base di bipedi con raffigurate tutte le sue razze (anche se in realtà, come insegna il maestro Einstein, ne esiste una sola: quella umana).

Si viaggia sempre in gruppo ad Oz, guardando in cagnesco chi è diverso da te e senza distanziarsi troppo dai tuoi fratelli, perché non si sa mai quando potrebbe scatenarsi una rissa e in prigione la confusione è il contesto perfetto per tirare fuori un vero e proprio arsenale di lame, ricavate da spazzolini, rasoi e matite, che molte volte è stato fatale per i prigionieri e non solo.

I detenuti vivono rifacendosi a concetti primordiali e dozzinali, del tutto inapplicabili nel contesto esterno dove entrano in gioco più variabili, ma che in gattabuia possono fungere da vera e propria ancora di salvezza per non dare di matto o più precisamente per non realizzare di essere all’interno di un luogo pericolosissimo in cui invecchiare è sostanzialmente un privilegio: i mafiosi portano ed esigono rispetto, gli islamici sono uomini rigidissimi e con un altissimo spessore morale, con i latini c’è poco da scherzare tale è la portata del loro orgoglio etc etc.

Quello che si delinea è uno stroboscopico e distorto microcosmo fatto di poche, terribili e fondamentali regole che non è semplicemente consigliato bensì obbligatorio seguire, se si tiene alla propria pellacciaKeller

Non ve l’ho detto? Ad Oz sono proibite le visite coniugali. Voi direte: “e che sarà mai?!“. Eh no ragazzi, questo particolare è fondamentale.

Se infatti all’aggressività, all’istinto di sopravvivenza e alla malvagità si unisce l’astinenza sessuale, quello che si ottiene è un mix esplosivo di rara pericolosità in cui, volente o nolente, qualcuno finisce sempre con l’essereinfilzato“, come scherzosamente e tragicamente dicono in quei corridoi.

I rapporti sessuali (spesso più simili a stupri che ad altro) sono all’ordine del giorno e avvengono per diverse ragioni.

C’è chi consapevolmente dona il proprio corpo (insieme alla dignità, all’onore e alla reputazione) ai prigionieri più temuti per ottenere da questi protezione nelle situazioni più delicate.

Altri vengono costretti con la forza a prostituirsi per soddisfare il favore dei capiclan, con l’obbligo di truccarsi, ritagliare i propri vestiti in modo da simulare gonnelle o reggiseni e tingersi i capelli.

Altri ancora vengono violentati estemporaneamente come “ammonizione” in seguito a un loro sbaglio, facendo in modo che tutti quanti sappiano della cosa e minando così la loro autorità nel tempo.

Insomma, perfino in prigione non si fa che pensare al più archetipico dei bisogni umani, anche se questa versione dell’atto più bello del Mondo è molto strumentalizzata e lontana da quella classica: ci sono sempre un dominatore e un dominato, uno che gode e l’altro che soffre, un rapporto unidirezionale completamente spoglio di quel meraviglioso scambio di piacere e sentimento che dovrebbe essere la base del fare l’amore.

Che brutta cosa.

Attenzione però, perché va detto che un gruppo molto ristretto di uomini d’un tratto scopre un lato fino a quel momento nascosto di sé stessi, trovando nell’unione con una persona dello stesso sesso quell’amore che per tutta la loro vita gli era sempre sfuggito e che invece adesso, finalmente, Dio sembra avergli donato nella più impronosticabile delle situazioni.

(Non vi rivelerò certo a quali personaggi mi riferivo poc’anzi, ma sappiate che la loro è una delle più belle storie d’amore della storia della serialità a mio modesto avviso).

I fratelli O'Reilly

Dall’amore passiamo alla morte.

E’ assai probabile che chi varca i cancelli del penitenziario di Oswald non li attraversi mai nel verso opposto poiché, come avrete facilmente intuito, non è affatto improbabile venire freddati dagli altri detenuti, così come dalle guardie carcerarie o addirittura dallo Stato, attraverso le classiche esecuzioni tramite sedia elettrica, iniezione letale o addirittura impiccagione.

Secondo voi come potrebbe essere vivere una sola giornata con il timore di non arrivare al giorno dopo e il bisogno spasmodico di guadagnare il più in fretta possibile una posizione politica, sociale o semplicemente geografica all’interno del Paradiso che ti permette di salvarvi le terga? Orribile, per non dire intossicante.

Difficile scegliere tra “interessante” e “spaventoso” per descrivere l’esperienza vissuta nel vedere come i personaggi cambino dall’arrivo al termine della loro pena (o della loro vita), perché si trasformano letteralmente in qualcosa di diverso, il loro sguardo cambia partendo dallo speranzoso per arrivare al rassegnato, passando ovviamente per lo spavento, la rabbia e la crudeltà.

La vita ti può far toccare estremi che 20 minuti prima non ti saresti nemmeno immaginato.

Wow.

Tim McManus

Durante la scrittura delle precedenti 1109 parole, però, chi vi scrive ha sostanzialmente fatto melina perché adesso è venuta l’ora di vuotare il sacco: come mai nessuno guarda Oz?! 

La risposta in verità l’avete già capita tutti quanti.

Oz riporta, analizza, sviscera e sbatte sulla fronte del pubblico tutti i vari punti più bassi dell’esistenza umana (eh sì, non ne esiste mica uno solo, furbetti), costringendo quasi lo spettatore a immedesimarsi anche solo per un secondo in una data situazione e a porsi la tragica domanda, “ma io che farei in questo momento?“.

Spero per voi che non riusciate mai a trovare risposta, perché significherebbe che conducete la vostra vita nella direzione giusta, non come i folli protagonisti di Oz…abitatori di bolge infernali che nemmeno Dante avrebbe saputo descrivere così bene.

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