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Anti-Breaking Bad

ATTENZIONE: questo articolo contiene lievissimi SPOILER. Se non siete in pari con Ozark potreste non voler proseguire con la lettura.

Un uomo di mezza età, abilissimo nel suo lavoro, si ritrova costretto a lavorare al soldo del Cartello. Per proteggere la famiglia sarà disposto a fare di tutto, coinvolgendo anche la moglie nei suoi loschi traffici. Messa così quella che abbiamo appena sintetizzato potrebbe essere una risicatissima trama di Breaking Bad. Ma, a uno sguardo più attento alle ultime Serie Tv uscite, ci si rende conto che, a grandi linee, è anche la storia alla base di Ozark.

È bastato questo a scomodare il paragone tra uno degli ultimi original rilasciati da Netflix e un caposaldo delle Serie Tv del calibro di Breaking Bad. Comprensibile poichè, messa in questi termini, non si può non tener conto delle affinità. È sufficiente, tuttavia, guardare i primi 20 minuti del pilot di Ozark per capire che le due trame prendono due strade completamente diverse.

La storia diverge a tal punto che, anzi, Ozark può essere considerata l’anti-Breaking Bad.

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Quest’ultima definizione non nasce tanto dalla necessità di etichettare un prodotto a tutti i costi; è più l’intenzione di ribadire le distanze, radicali e tangibili nell’ambizione, nel ritmo, nella struttura narrativa, nel comparto tecnico e, infine, nelle ambientazioni. Breaking Bad si prende tutto il tempo necessario a delineare il contesto e a definire la caducità morale del protagonista; Ozark, al contrario mostra i personaggi già nel vivo dell’azione.

L’evoluzione di Walter White è stata tanto drastica quanto graduale. Marty Byrde, invece, è già un contabile al soldo del cartello e sembra perfettamente inserito nel sistema. Non di meno, è aiutato dalla moglie, la quale conosce fin dal principio come e per chi lavora il marito. Anche i figli, una volta costretti a trasferirsi nell’Ozark, sapranno la verità. Una differenza sostanziale, considerando in Breaking Bad quanto il protagonista si sia dannato l’anima per tenere la famiglia all’oscuro di tutto.

Ciò malgrado è difficile stabilire quale dei due personaggi principali sia moralmente più deprecabile. Benchè entrambi siano innegabilmente criminali, essi sono guidati da ragioni completamente agli antipodi. Walt è un narcisista che approfitta della sua malattia terminale per sentirsi realizzato per la prima volta in vita sua; Marty sembra un individuo che ha sottovalutato la gravità di alcune scelte e, da allora, si è trovato invischiato in qualcosa più grande di lui.

Oltretutto, mentre il primo agisce soltanto in funzione di sè stesso, non curante dei danni collaterali – ricordiamo che egli è causa indiretta di una strage aerea e che, per perseguire i propri scopi, ha coinvolto anche bambini innocenti – il secondo sembra molto più attento al prossimo. Infatti, oltre ad averci rimesso di tasca propria per evitare la morte di innocenti non si è ancora macchiato del crimine più orribile: l’omicidio.

Appurato, pertanto, che la nuova Serie Tv targata Netflix segua un percorso autonomo, cerchiamo di capire perchè vale la pena seguirla.

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Quanto mostrato nella prima stagione ci fa capire che Ozark non è un prodotto narrativamente sempre ineccepibile. Talvolta gli autori prediligono la spettacolarizzazione della narrazione alla verosimiglianza, creando situazioni un po’ forzate o non del tutto credibili. Questo non impedisce alla Serie di configurarsi come un eccellente intrattenimento, con le potenzialità per diventare uno dei migliori original Netflix in circolazione.

Il merito è, prima di tutto, di un cast di altissima caratura, con Jason Bateman perfettamente calato in un ruolo drammatico, nei panni dell’ambiguo Marty Byrde. Quella che più di tutto contribuisce a innalzare il livello della recitazione, tuttavia, è Laura Linney – non che la cosa stupisca, tenendo conto della sua carriera – nelle vesti di Wendy. La sua performance rende peculiare un personaggio, quello della moglie scomoda, sempre a rischio clichè.

Non di meno se la Serie intrattiene e intriga il merito è anche degli antagonisti di Marty Byrde. Interessante è la figura di Del Rio, esponente del cartello messicano, che potrebbe essere definito come un criminale intellettuale. Ancor più inquietanti i signorotti di Ozark, i coniugi Snell, in special modo la sanguinaria moglie, Darlene. Non manca, infine, anche l’agente FBI nevrotico, disposto a tutto pur di incastrare il protagonista.

Un personaggio a tutti gli effetti è anche l’affascinante, misteriosa e disturbante cittadella del Missouri. Anche a causa di una fotografia cupa e sporca, l’ambientazione non lascia spazio a interpretazioni. Ci troviamo in una città malata e maledetta, la cui sfera negativa avvolge tutti gli abitanti, dal reverendo ai ragazzini. Il posto perfetto in cui un protagonista, anch’egli maledetto, può agire, dando vita a una spirale di violenza e sangue inarrestabile.

Fino a che punto lo scopriremo nella prossima stagione.

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