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Anthracite – La Recensione: una serie true crime ricca di intrecci e suspense

Se non l’avete tenuta in considerazione lo scorso 10 Aprile, avete fatto un piccolo errore! Tuttavia avete ancora tempo per trattenere il fiato e fare una corsetta tra i sei episodi di Anthracite: Il mistero della setta degli Écrins. Una miniserie francese prodotta da Netflix (la trovate infatti qui in streaming) e ispirata alla vera storia del suicidio di massa della setta dell’Ordine del Tempio Solare avvenuto nell’Isère nel 1995. Anthracite è stata creata da Fanny Robert e Maxime Berthemy, che hanno fatto tale proposta a Netflix nel 2021. Dando così il via a quelle che sono chiamate eco-produzioni, di cui la Francia è diventata recentemente portavoce.

Ma al di là dei fatti da cui è ispirata, come si inquadra Anthracite? Quale può essere considerato il genere di appartenenza, le modalità di racconto e non per ultimi i messaggi che trasmette? Entriamo dunque nel vivo della storia, fatta di rituali, drammi familiari e miniere di antracite, non a caso.

La trama di Anthracite

Tutto ha inizio con un flashback che ci riporta al 1994, anno in cui una giovane ragazza di nome Roxane venne trovata morta. Tutto faceva riferimento ad un suicidio come quello di massa che avvenne in seguito e compiuto dalla più famosa setta della cittadina di Lévionna: gli Écrins. Tornando al presente conosciamo subito Ida, una giovane geek creatrice di un Network che ha l’obiettivo di fare indagini e risolvere casi scottanti.

Parte alla volta di Lévionna per cercare il padre Solal, un giornalista che era molto attivo nel settore dei reportage investigativi e che era tornato a fare ricerche sulla setta dopo tanto tempo. Se solo durante una telefonata con la figlia, qualcuno non lo avesse rapito. Tuttavia Ida è convinta di trovarlo al più presto. Infatti, nonostante abbia una leucemia terminale e si rifiuti di fare la chemio, riesce a mantenere grinta e umorismo nella maggior parte delle situazioni.

Ebbene, dopo aver trovato una sua foto nel dossier del padre, si imbatterà in Jaro Gatsi, ragazzo di Parigi che aveva lasciato lì la figlioletta Malia e l’ex compagna. Si trovava nella cittadina per scontare una pena sulla parola e lavorare in uno stabilimento sciistico dove stringe amicizia con Romeo, ragazzo del posto. A ospitarlo sono invece il fratello della madre Claude e la moglie Marie, proprietari di una fattoria. La madre Juliette infatti era morta suicida dopo aver incendiato la cameretta di Jaro ancora bambino.

Seppur all’inizio non scorresse buon sangue…

…i due diventeranno inaspettatamente molto legati, dal momento in cui Ida testimonia a favore di Jaro, quando viene accusato della morte di Emma. La ragazza verrà trovata annegata nel lago ghiacciato con una macchia di antracite in volto. Era forse tornata la setta che anni prima aveva portato alla morte tanta gente? Tra queste Juliette, la madre di Jaro. Lei era la più fanatica della setta e fortemente invaghita di Caleb, il guru fondatore di quest’ultima.

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Ida e Jaro

Da questo momento in poi succederanno tanti eventi, i cui piani narrativi si intersecheranno tra loro a grande velocità. Annoveriamo infatti gli oppositori della Società chimica Acacia, i quali svolgerebbero esperimenti clinici sull’antracite delle miniere. Questi eco-terroristi lamentano infatti il diffondersi di sostanze tossiche per la gente, nonché per i neonati e per le donne incinte. Non dimentichiamo inoltre che molte sparizioni avvenute nel tempo in zona, erano collegate ai condotti delle miniere.

Inizierà così una ricerca spasmodica da parte di Ida, Jaro e l’amico Romeo

Passeranno le ore rinchiuse in un box di Solal, il padre di Ida. Ascolteranno varie interviste fatte ai membri della setta e in particolare a Juliette. Trarranno la conclusione che in fondo Caleb, adesso rinchiuso in un istituto psichiatrico, non fosse probabilmente il colpevole di tutti i crimini e che ci potesse essere qualcuno avvezzo da tempo a remargli contro.

A questo proposito comparirà durante tutta la storia una creatura con la maschera da caprone, che seminerà il terrore in città e soprattutto in miniera. All’inizio viene smascherato dietro questi panni l’ex agente di polizia Denis Monnier, affetto da Alzheimer ed ex discepolo della setta. Colpevole di aver ucciso tutti gli altri adepti della setta nel 95, temendo che lo denunciassero per aver assassinato il tredicesimo discepolo durante una “cerimonia di guarigione”. Ma proseguendo con la narrazione qualcosa di più oscuro verrà fuori. Nel frattempo ai tre ragazzi si unirà anche Giovanna, poliziotta che in passato era stata estromessa per una depressione post aborto, probabilmente provocato dall’antracite. Lei si opporrà spesso al compagno, anch’egli in polizia, poiché preoccupato per lei, cercherà di limitarla nel lavoro e nella vita.

Iniziamo adesso con i colpi di scena di Anthracite

Jaro e Romeo, sono adesso diretti verso una fattoria sperduta nelle valli e abitata dalla matta del villaggio figlia dell’ex pastore della città e grande avversario della setta. Lì non otterranno grandi risposte dalla donna, in compenso troveranno finalmente il padre di Ida, incosciente e con una gambe mozzata. Non era stata lei la colpevole, lo avevi anzi salvato nel bosco e curato come poteva. Chi era stato il colpevole di tutto questo? Nuovi nodi al pettine mentre vediamo un’Ida sconvolta alla vista dell’amatissimo padre.

Per non farci mancare neanche le sottotrame amorose, è importante menzionare il rapporto intimo avuto da Jaro e Ida una sera in cui lei aveva bisogno di “endorfine”. Così come il legame ritrovato tra Romeo ed Hari, un giovane medico di Lévionna, da poco tornato da Bordeaux. Questo ultimo punto risulterà cruciale nel momento in cui Romeo, piombato a casa di Hari, verrà invitato dalla madre Valérie a cenare con loro. Lei è l’infermiera dell’istituto psichiatrico in cui si trova Caleb e non perderà tempo a mostrare a Romeo la sua vera natura, mentre il figlio si trova nell’altra stanza. Lo intimerà ad andarsene poiché non meritare il suo Hari, medico di successo e uomo di mondo. Tuttavia lui fingerà di andare via e sentendo tra madre e figlio strani discorsi su “luce e ombra”, si nasconderà in cantina.

È qui che Romeo troverà una sorta di altare dedicato a Caleb

Insieme a dei quaderni contenenti le prove che Hari avesse una gemella. Dai dettati sui quaderni emergeva che mentre Hari rappresentava la luce della vita, la sorella era destinata a vivere nell’ombra e a procacciare vite umane per compiere il bilancio dell’umanità tra la vita e la morte. Da giovane Valérie infatti si era pesantemente invaghita di Caleb e della sua religione. Tanto che si era fatta assumere nell’istituto psichiatrico dove lui venne rinchiuso per diventare la sua serva devota.

Caleb però la rifiuterà per essere avida e ignorante

Non accettando il rifiuto, porterà Caleb ad avere un rapporto senza consenso con lei. E sarà proprio da questo abuso che concepirà i due gemelli, creando così un suo personale credo. Come se non bastasse un altro evento tragico turberà Jaro e lo zio Claude. Troveranno infatti la zia Marie assassinata nella cucina di casa con dell’antracite sul volto. Lo zio non la prenderà bene incolpando Jaro di aver riportato nella loro vita questi orrori.

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Il guru Caleb prima della reclusione

Che fine ha fatto Ida in tutto questo?

Mentre assisteva il padre in ospedale aveva trovato una cassetta e una mappa genetica nel suo zaino. Scoprirà così che era tornato lì non per scoperchiare i fatti sulla setta ma per trovare qualche donatore di midollo osseo compatibile per lei. Guarderà inoltre la cassetta e scoprirà un segreto che rimescola tutte le carte. Nel video appare infatti una Juliette isterica che sta per avere un figlio che non è Jaro. Ad aiutarla c’è proprio Solal, che salverà la piccola bambina dal rifiuto furioso della madre.

Ida dunque scioccata capirà di essere lei quella bambina, figlia dunque di Juliette e Caleb. Si sentirà un mostro e scapperà via dalla città, ma dopo aver avuto un piccolo incidente, cercherà di compiere il gesto estremo. A salvarla su un ponte sarà proprio Caleb evaso dall’istituto, che le farà cambiare idea e la convincerà a proteggere anche suo fratello per parte di madre… Jaro!

I due si dirigeranno verso la miniera di Antracite dove si trovava già Jaro e la polizia. Poiché tramite un indizio avevano capito che la nuova creatura con la maschera da capra avesse preso la sua figlioletta. Come se non bastasse davanti all’entrata della miniera una rivolta degli eco-terroristi contro Acacia ostacola le azioni della polizia. Dentro la miniera però si ritroveranno tutti i personaggi di questo gomitolo di intrecci. Verrà svelato il volto del mostro. “La gemella dell’ombra” di Hari, figlia dell’invasata Valérie, era la colpevole di tutte le sparizioni e le morti intorno alla miniera caratterizzate dal segno di antracite sul volto. Era stata iniziata così dalla madre e non sapeva fare altro. A questo punto ucciderà anche Caleb, che fingerà di riconoscerla finalmente come figlia per tranquillizzarla.

A morire sarà anche Valérie seppellita dalle macerie

Queste verranno provocate da un’esplosione fatta partire erroneamente dallo scienziato capo di Acacia, figlio del tredicesimo discepolo ucciso da Monnier. Questi fallendo con il suo progetto, deciderà di far saltare la miniera. Sarà il proiettile di un eco-terrorista a fargli cadere dalle mani la pulsantiera e distruggere così la miniera. Poco tempo dopo i soccorsi troveranno Jaro abbracciato alla figlioletta insieme ad Ida, vittime dello stesso destino familiare. Arrivando sul finale però molte delle soluzioni a cui siamo giunto vanno in fumo. Restava ancora in sospeso la storia che spesso Juliette raccontava riguardo alla Vergine Nera della cittadina che le appariva continuamente di notte. Tanto che i più pensavano fosse il demonio ad assumere quelle sembianze. Inoltre tempo prima accanto alla lapide della madre, Jaro aveva trovato ai piedi di una statua della Vergine una frase che menzionava una certa Enola, alla quale qualcuno chiedeva di essere lasciato in pace.

Adesso però sembra tutto tornato alla normalità. Abbiamo Jaro che si sente di nuovo ben voluto in famiglia grazie al fatto lo zio Claude lo ha perdonato per la morte della moglie. Ida e il “padre” Solal invece, riappacificati nonostante qualche menzogna a fin di bene, tornano a casa radiosi, poiché Jaro, ora fratellastro di Ida, potrà donarle finalmente il midollo. Assistiamo dunque ad un montaggio alternato che vede da una parte Jaro che aiuta lo zio a far partorire una pecora, indossando una maglia con una stampa della Vergine con la scritta Enola. Dall’altra Ida che fa benzina in una stazione di servizio e viene contattata tramite il telefono dell’autogrill da una ragazza della sua Community che ha appena scoperto i risultati della sua mappa genetica.

Dopo aver fatto nascere il cucciolo di pecora…

…Jaro salirà al piano di sopra e rapito dall’ex camera della mamma troverà un registratore con dentro un’audiocassetta. Indosserà le cuffie e sentirà Juliette cantare, ma sul finale sarà interrotta da una strana visita di Roxane, la sua migliore amica di cui conosciamo già il triste destino. Quest’ultima cercava di fare aprire gli occhi a Juliette su chi davvero fosse il fratello e sul fatto che avrebbe dovuto liberarsene. È qui che crollano tutti i castelli costruiti finora.

Jaro si guarderà la maglietta prestatele dallo zio e capirà che era stato lui il colpevole di molti dei crimini compiuti sotto il suo naso. Dopo aver abusato sessualmente della sorella Juliette infatti, l’aveva dovuta uccidere simulando il suo suicidio, per evitare che lei lo potesse denunciare… Così come la moglie Marie, la quale aveva ascoltata pure quella registrazione sulle accuse del marito e infine laver rapito e mutilato Solal, che facendo svariate domande sarebbe risultato scomodo.

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Jaro e lo zio Claude al cimitero prima di essere smascherato

In preda al delirio Jaro affronterà lo zio

Il quale armato di fucile si pentirà delle sue colpe. Ma non perdendo la cattiva abitudine, si sentirà costretto a fare fuori anche il nipote. Dopo un’ardua lotta avrà la meglio il ragazzo che pensando a tutti coloro che lo amavano, decide comunque di non rovinarsi uccidendolo. In quello stesso istante arriveranno Ida e Solal, appena consapevoli che il vero padre di Ida non fosse Caleb, ma proprio il fratello di Juliette. L’artefice di questo stupro incestuoso e mai intuibile nel corso della storia. Dopo i titolo di coda compariranno inoltre alcuni personaggi, tra cui Ida, pronti a simulare il backstage di un vero true crime sulla setta degli Écrins. Beh, questo secondo finale risulta sicuramente più imprevedibile del primo ma aiuta a stemperare l’adrenalina e il magone dello spettatore.

Generi e le linee narrative di Anthracite

Eccoci pronti ad analizzare questa miniserie sui generis e neanche per un istante scontata. Di sicuro siamo di fronte ad un thriller dalle spiccate note horror, per poi tendere verso un cauto poliziesco (qui una lista delle serie tv poliziesche migliori che puoi trovare su Prime Video). Non perdendo di vista l’ipotetico realismo tipico del true crime a cui punta la miniserie. A non mancare è inoltre un pizzico di quel black humor di cui ne è perfetta testimone Ida! Con la sua immagine, la parlantina, la genialità della sua mente e i suoi modi coinvolgenti. Anthracite è un prodotto pertanto poliedrico e polisemico, che ci trasporta con sé in un binge watching così travolgente, da non poterci credere un volta terminato il primo episodio.

L’amalgama che ci intreccia i pensieri e le ipotesi riguardo ad eventuali colpevoli e colpi di scena sono relativi soprattutto ai diversi piani narrativi di Anthracite. Questi risultano essere distanti tra loro per certi versi dal punto di vista contenutistico, ma riescono a convivere in parallelo, mantenendo una certa coerenza dell’intera storia. Ma a questo punto vivisezioniamo la trama provando a distinguerle queste diverse linee narrative.

Al primo posto mettiamo l’ipotesi che qualcuno abbia fatto ritornare la setta degli Écrins con la morte di Emma. A questo aggiungiamo sullo stesso piano la battaglia contro le miniere di antracite e lo sfruttamento da parte di Acacia per scopi poco ortodossi. Tornando sull’esoterico ecco che incontriamo l’ex agente Monnier, che da simpatico vecchietto smemorato si rivela essere stato un membro della setta. È lui a voler adesso fare fuori tutti i cittadini di Làvionna durante la festa cittadina. Come aveva fatto 30 anni prima con gli altri fratelli della setta.

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Romeo e Jaro davanti al box del padre di Ida

Annettiamo anche il ritrovamento di Solal

Il motivo per cui fosse tornato in quel posto e perché fosse stato rapito. Nell’universo dei frequenti flashback di Anthracite, non dimentichiamo i fatti relativi al periodo in cui la setta era ancora in vita e Caleb era il santone più amato delle Alpi Francesi. Dunque una nicchia la ottiene sicuramente Juliette, giovane donna e madre tormentata e vittima di violenza, fragilità e disorientamento, di cui in fondo non aveva colpa. Così come la tragica morte di Roxane prima del cosiddetto suicidio di massa dell’anno dopo, che si rivelerà poi essere stata opera di Monnier. Tutto il passato oltre all’utilizzo dei flashback, viene portato brillantemente alla luce tramite la ricerca approfondita e tutti i VHS di Solal, che ci raccontano storie e personaggi.

Tornati al presente citiamo anche le più disparate piste seguite dai nostri protagonisti e dalla polizia in Anthracite. Tra queste dunque c’è quella relativa alla figlia matta dell’ex pastore della cittadina, che poi si rivela essere solo un’eremita altruista. Quella riguardante l’unico sopravvissuto alla strage della setta, il quale sarà identificato nel primo scienziato di Acacia. Ragion per cui acerrimo nemico della setta ma anche degli eco-terroristi, nei termini della sua attività professionale. Da qui con affanno scopriamo all’improvviso che Juliette è la vera madre di Ida e quindi sorella di Jaro. Per poi attenzionare il vero volto di Valérie e dei suoi due gemelli figli dello stupro a Caleb. L’ultimo piano narrativo è quello che mostra la spudorata colpevolezza dello zio Claude con tutti i segreti e gli orrori ad esso annessi. È questa dunque la chiave narrativa che apre il sigillo di tutto il mistero di Anthracite.

Cosa ci insegna dunque Anthracite?

Non si tratta di un thriller di introspezione psicologica, c’è poco da analizzare dal punto di vista della psiche dei personaggi. A farne da padrone sono le azioni e le conseguenze a queste annesse. Si parla di colpe e di pentimento, di violenza incondizionata e inconsapevole. Forse è proprio questo ultimo punto che qualcosa ci insegna. Apriamo infatti gli occhi su un mondo subdolo e altamente pericoloso per le persone più fragili e corruttibili.

O meglio, se parliamo di sette o banalmente di livelli altissimi di manipolazione, risulterà tangibile la sofferenza e la poca lucidità di alcune esseri umani in determinate fasi della vita. “Come ci sono cascati!?”. Di solito ribadiamo. Ma è ormai risaputo di quanto siano abili alcuni individui a fare il lavaggio del cervello. Affinché possano offrire una condizione estremamente migliore di quella attuale e purché si diventi dei servi abnegati per una devozione tossica verso qualcosa che non esiste.

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Ida, Jaro e Romeo dopo l’incendio dell’hotel

Altra tematica enormemente forte e delicata che viene raccontata è quella della violenza sessuale (qui un grande esempio di miniserie sul tema). In questo specifico caso nei confronti di entrambi i sessi, stranamente da quello a cui spesso siamo abituati. Questa viene rappresentata in maniera molto toccante e profonda, senza eccedere nelle descrizioni. Seppur restino impattanti e non prive di vibrazioni forti le scene in oggetto. Qui c’è però un aggravante più che stucchevole e fuori da qualsiasi ambiente civile e per lo più umano. L’abuso si intreccia alla spinosa questione dell’incesto. Sappiamo bene come infatti questo faccia parte di quell’insieme di atti incommentabili poiché privi di ogni morale ,da ogni punto di vista. Se affibbiamo a questo il fatto che la vittima fosse solo una ragazzina, anche i Signori Vizi Capitali si strappano i capelli e cadono in disgrazia.

A subirne più di tutti alla fine saranno i figli così concepiti

Frutto di famiglie disfunzionali, delle colpe di padri e di madri, in questo caso più che mai. Privi dei punti di riferimento canonicamente naturali, in balia della vergogna e il risentimento. Colmi il più delle volte di sensi di colpa immotivati e loschi desideri di scomparire da questo mondo. Li vediamo dunque concentrati più che mai a non commettere gli stessi errori con i propri figli, per cancellare questa macabra eredità e puntare solo ad un prospero futuro. Seppur questa parte sia sempre difficile da realizzare ci insegna Jaro con Malia. Come se non bastasse tutto il male subito in passato.

Pesante è anche il peso dell’ignoranza e della chiusura mentale delle piccole comunità e dei piccoli centri. Si tratta spesso di luoghi meravigliosi, di borghi pittoreschi per l’aspetto paesaggistico, storico o culinario. Ci si conosce tutti, il senso di comunità è molto alto e viene protetto, così come l’orgoglio per le origini e le tradizioni. Il marcio però alberga spesso in queste stesse circostanze. Le menti ottuse e che non hanno mai visto il mondo fuori,sono quelle in cui attecchisce un nuovo credo esoterico, le superstizioni, la giustizia privata, l’omofobia, il patriarcato e tutto ciò che non appartiene invece ad una società civile ed evoluta.

Infine restano le tematiche della malattia e dell’ambiente

La prima la esploriamo in Anthracite nella perdita della lucidità e della memoria in Monnier, così come banalmente nella depressione post aborto di Giovanna. Annoveriamo ancora la dissociazione latente di Caleb o la mitomania di Valérie di iniettare ai figli il suo stesso veleno. Dietro i cattivi della storia infatti, si nasconde sempre un male irrisolto e mai curato. Non dimentichiamo neanche lo zio Claude, che per commettere quelle riprorevoli azioni doveva avere qualcosa nel suo animo che non andasse poi così bene.

Riguardo quella fisica è Ida che ce la racconta. Ma in che modo? Ida riesce a trasmettere il vero e puro valore della resilienza, con la battuta sempre pronta riuscendo a tenersi lontana ogni forma di compassione. Vedremo la sua testa senza parrucca soltanto una volta e se l’avesse tolta in quell’occasione, è probabile che non l’avremmo creduta sulla parola riguardo la sua malattia. Non per indisponenza, ma perché è lei che non la rende mai davvero protagonista della sua vita. È solo Ida la star di se stessa. Al male fisico si legano infine anche i problemi citati in Anthracite relativamente all’ambiente, come la contaminazione dell’aria e le emissioni chimiche delle fabbriche. Le quali, per spingere in avanti l’economia del luogo, non rispettano misure cautelari per salvaguardare la salute della popolazione e in particolare dei più deboli.

I Protagonisti vs gli Antagonisti di Anthracite

Ad emergere da questo turbinio di storie e personaggi non possono che essere i due protagonisti indiscussi di Anthracite. Da una parte Ida: estroversa, divertente, ironica, geniale e piena di vita, nonostante fosse sul filo di un rasoio ogni giorno. Dall’altra Jaro: schivo, diffidente, inquieto, non sempre perspicace, poiché per lo più burbero e fisico. Eccoli qui, l’una l’opposto dell’altro, dinamici quasi allo stesso modo. Anche se i generi a cui appartiene Anthracite non danno spazio a chissà quale evoluzione interiore dei personaggi. A subire qualche lieve cambiamento insito sarà Jaro probabilmente, dopo aver salvato la sua figlioletta, aver riscattato il suo passato da criminale e essere tornato a sorridere con le persone a cui vuole bene. Sebbene i sorrisi regalati allo zio Claude per aver chiamare il cucciolo di pecora Jaro Junior, se li sarebbe risparmiati volentieri se solo avesse saputo sin dall’inizio.

Dall’altra parte del ring abbiamo gli antagonisti, innumerevoli direte voi. Ma non abbiamo abbastanza materiale per descrivere Claude o Monnier. Di fatto seppur siano stati tanto cattivi, più di tutti gli altri, tuttavia risultano vittime di se stessi. Sono le classiche bug nel sistema sociale, i reietti, gli ingenui, coloro che compiono la follia perché nessuno li ha mai davvero notati. Beh, poi la gente scopre i loro scheletri dell’armadio e inizia a temerli più dei demoni o dei mostri. Ci concentreremo dunque su Caleb e Valérie, che di informazioni ce ne hanno fornite molte di più. Il primo appare come un santone o uno sciamano. Sembra quasi la brutta copia del Messia dei Cristiani, colui che predica il bene, la luce, la verità e la giustizia.

Colui che ha uno spirito diverso dagli altri uomini

Che sembra essere immortale, nonostante viva insieme a loro, elevandoli alla sua stessa altezza. La setta (a proposito, conoscete la tremenda storia vera di Allison Mack?) degli Ecrins infatti non sembra nulla di satanico o oscuro. È più vicina infatti a quei culti neo-templari da cui è ispirata Anthracite, fondati sulla ricerca del benessere fisico e spirituale, sulla condivisione e sull’ottimismo quotidiano. Una sorta di New Age forse rivisitata e dai tratti sicuramente più esoterici e misterici. Da questo deduciamo come Caleb rivesta i panni di un un uomo psicolabile, di grande genio poiché abilissimo manipolatore, che per dare il giusto esempio a volte “è costretto” ad usare maniere forti. Una sorta di Gandhi meno pacifista e più guerriero, quando è necessario. Tra una cerimonia di guarigione e un’altra di accoppiamento insomma!

Quindi, se la matematica non ci inganna, la vera antagonista di Anthracite, psicopatica non poco, subdola e sicuramente più burattinaia di Caleb è la matriarca Valérie. In lei vediamo tutta la potenza che una donna, nonché madre, riesce a praticare seppur da sola, con ben due gemelli. Nessuno lo avrebbe mai detto avendola vista comparire per la prima volta nella scena con Solal davanti al suo box, così graziosa e docile. Eppure non bisogna mai contrastare una donna che è convinta di ciò che vuole ed è pronta a punire chiunque la ostacoli i questo. Capito Caleb!?

Si schiererà quindi in parallelo a Caleb e alla sua setta

Rendendo le ombre forti e importanti in egual misura alla luce. È inevitabile però come alla fine il buio facesse più rumore di tutto il resto. La figlia era infatti stata cresciuta da lei quasi come un demone della morte e si era dovuta impegnare tato di più che con Hari, figlio della luce. Trascurando il fatto che anche la luce ha bisogno di una disciplina per essere altrettanto forte e bilanciare l’oscurità o addirittura fermarla quando diventa necessario

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Solal mentre gira il suo reportage sulla setta

Sembra quasi che entrambi i malvagi tendessero comunque al male, al potere più egoistico e alla sottomissione spesso incondizionata. Mascherandosi però da buoni padre e madre, prodighi verso i figli e sempre pronti a intercedere non si sa con quali dimensioni, per ottenere la lo felicità. Nel loro progetto però qualcosa li portava sempre a realizzare esattamente il contrario per i propri adepti. Nonostante questo non fosse mai visibile ai loro occhi. Oscurati da una presunzione ormai cristallizzata e da lenti sporche di sangue e… antracite.

Sia i buoni che i cattivi tuttavia…

…Non riescono a far frizzare più di tanto i neuroni a specchio dello spettatore. In quanto restiamo troppo presi da Anthracite dall’inizio alla fine più nel senso degli avvenimenti, delle scoperte e delle nuove piste che in quello dei personaggi . Riguardo a Jaro e Ida però, qualcosa si innesca innegabilmente dentro di noi. Dal loro infausto ed “ereditario coito”, fino a quando appureranno la loro fratellanza e si batteranno per proteggerla contro tutto.

Vedremo in Jaro quel cambiamento repentino nei confronti di Ida, ancora prima di scoprire della sua malattia. Senza condizioni o compassione. Lei apprezzerà questo come altre cose di Jaro, donandogli la sua parte di amicizia sincera e leale. Quindi sarà questo ad aiutarci a connetterci a loro sempre di più, fino ad aver paura quando saranno loro ad averla. E sorridere, le rare volte in cui riusciranno a farlo per spezzare il “maleficio”.

Ma in conclusione, ci è piaciuta Anthracite?

Sicuramente è intrigante e coinvolgente la storia e le connotazione di quasi tutti i personaggi. Risulta avere una grande carica narrativa e la rara forza di tenere alta la tensione e quindi l’attenzione del suo pubblico. Invece Il finale? E’ abbastanza esaustivo? Nonostante avesse le fattezze di un finale aperto per la mancanza di una parola conclusiva tra Ida e Jaro, è chiaro quello che avrebbero voluto dirsi. Il fuori onda riguardo all’ipotetico true crime (qui le migliori serie true crime più disturbanti degli ultimi 5 anni) girato sulla storia ci destabilizza non poco… magari vogliono infondere la speranza (o l’errore) di proseguire la storia in qualche modo, probabilmente tramite i non sempre simpatici episodi extra. Oppure questa soluzione vuole semplicemente alleggerire il patema d’animo che non possiamo negare di provare, non appena arriviamo al pesante finale.

Ammirevole è sicuramente la fotografia

Questa è favorita dal bucolico e sublime paesaggio della cittadina immaginaria di Levionnà, rendendolo un posto dove si trascorrerebbe volentieri una settimana bianca sulle Alpi! Prima di scoprire magari l’oscuro che nasconde. Non sono lasciate al caso neanche le luci e i colori, che a tratti rispecchiano il clima freddo e distaccato dell’ambiente e del genere, ma non solo. I colori pastello che avvolgono Ida risultano essere un punto luce che riesce a dissacrare la serietà degli argomenti e l’inquietudine degli altri personaggi. Così come il verde degli alberi e l’azzurro del cielo limpido e dei corsi d’acqua che catturano la luce del sole.

Il montaggio è l’arma strategica che impreziosisce Anthracite

Questo permette alla storia di avere i suoi intrecci e la non linearità con le sue copiose analessi. Notevole è l’uso del montaggio alternato, che ci permette di seguire i disparati eventi contemporaneamente, come avviene per il finale di Anthracite. Cavalchiamo così la peculiarità delle serie e possiamo affermare che l’obiettivo sia stato raggiunto. La qualità del prodotto è quindi alta, anche se i livelli di recitazione dei protagonisti, nonostante ci siamo ormai affezionati, potrebbero essere migliorabili.

Jaro infatti, interpretato dal rapper Hatik, sembra impacciato e rigido alle volte in termini di espressività. In particolare relativamente a prossemica e mimica facciale. Così come Ida risulti a tratti un po’ forzata e caricata. Tuttavia il suo personaggio è anche questo, quindi la accettiamo così com’è. Tanto di cappello invece alle performance dei cattivi, che risultano molto d’effetto e immersive il più delle volte, viste soprattutto le scene che sono tenuti ad interpretare.

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Ida e l’agente Giovanna DeLuca a caccia di indizi

Se dobbiamo dare anche qualche giudizio negativo però…

…Risulta abbastanza palese che sviluppare così tanti intrecci in poco tempo, porti della confusione in termini di comprensione dei dettagli e delle micro-scene. A tratti risulta infatti abbastanza difficile stare dietro a tutto, considerato che spesso nello stesso momento accadono più cose insieme. Quando si verifica questo, può accadere che lo spettatore distratto non arrivi ad apprezzare come dovrebbe la storia. Poiché magari perdendosi metà del racconto, non riesce più a riprendere le fila. Quello più attento invece sarà rapito dalla suspense e dai vari climax ascendenti, ma rimarrà preda dello spiazzamento una volta finita la serie. In quanto si ritroverà la testa piena di input ed eventi che non sempre gli faranno realizzare un soggettivo finale compiuto. Rischiando pure in breve tempo di dimenticare la maggior parte delle informazioni acquisite.

Così come a volte il ritmo troppo concitato risulta leggermente asfissiante e controproducente per il coinvolgimento emotivo di chi guarda. Detto ciò, con le critiche mi fermerei qui! Anthracite merita un deciso plauso come una delle prime serie originali francesi approdata nella piattaforma di grande fascino e pregnanza. Fa parte di quel concetto di “breve ma intenso” tanto ricercato dal pubblico dei nostri giorni. Ormai tutto deve infatti essere celere e sintetico, senza però rinunciare mai a toccare le corde emozionali delle creature umane. Anche le più nascoste e labili.