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Il finale di Black Sails è la celebrazione di un capolavoro senza confini

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 4×10 di Black Sails 

“È l’arte che lascia il segno. Ma per lasciarlo deve spingersi oltre e parlare per sé. Deve essere autentica”.

Non poteva non finire così, con una citazione che la storia delle serie tv ha già reso iconica ed una bandiera a simboleggiare il trait d’union ideale tra le storie raccontate e la Storia, quella vera. Vera o presunta, tuttavia, la distinzione non ha più un senso, e Black Sails l’ha dimostrato dal primo all’ultimo episodio con la forza di un romantico uragano. Dall’inizio, fino alla fine. Una conclusione perfetta, equilibrata ed emozionante, capace di unire perfettamente la malinconia alla gioia (finalmente) e la rabbia (ora sopita come polvere nascosta sotto ad un tappeto) all’amore, quello vero. La Storia ha perso di fronte alle storie dei nostri pirati preferiti: la leggenda ha surclassato i fatti e l’idealizzazione si è trasformata in realtà. L’arte, quella autentica, vivrà nei libri, aperti e chiusi come noi, bambini disillusi che non smetteremo mai di credere alle favole.

Il capitolo XXXVIII di Black Sails si è rivelato essere una sfida difficile, e gli autori hanno vinto con una dimostrazione di forza incredibile, capace di consacrare una grande serie tv nell’Olimpo dei capolavori di tutti i tempi (persino più della 4×09, ne avevamo parlato qui). Ogni tassello è stato sistemato con cura e dovizia di dettagli, senza lasciare niente al caso. Ci hanno regalato un happy ending difficile da pronosticare (conoscere la Storia non ci ha permesso di distinguere appieno la realtà dalla leggenda), un colpo di scena toccante (il bacio tra Flint e Thomas ha messo a dura prova anche la resistenza dei cuori più duri) e la vittoria più attesa: la pirateria resterà sempre una grande illusione, ma solo per chi non è in grado di vedere oltre le convenzioni di facciata.

Black Sails

Il series finale ha avuto molti protagonisti e storie da raccontare, ma due su tutti hanno riempito le scene: il capitano Flint e Long John Silver. Il loro compromesso, frutto di una sintesi perfetta tra un’amicizia vera e delle visioni esistenziali spesso antitetiche, è l’unico che potesse precludere la morte di uno dei due e far sorridere entrambi. Il primo è scomparso, senza essere defunto. “Disfatto” da John, il famigerato Flint è finito sotto le macerie di un loop autodistruttivo finalmente interrotto, lasciando spazio alla rinascita di James McGraw. Un Eden travestito da carcere ha accolto il vecchio tenente, tornato a sorridere tra le braccia dell’amore di una vita. La vendetta nei confronti di una nazione, il palliativo per chi ha sofferto per troppo tempo, si è conclusa: la leggenda, svuotata di senso, ha ceduto il passo alla realtà dell’uomo che non desiderava altro che un po’ di normalità.

Lui, come Silver. Nel suo caso, tuttavia, la leggenda non era una necessità personale, ma il grido di un popolo alla ricerca di una luce. Una condanna, per certi versi. Un martire travestito da leader, il vecchio cuoco. Lui, per ritrovare il suo amore, si è dovuto consegnare all’immortalità con un inganno. John non voleva essere altro che un Silver innamorato dal cuore d’oro, e si è ritrovato invece ad interpretare per sempre il leggendario Long John. La storia gli ha riservato un lieto fine, senza poter sparire. Ma tra le braccia di Madi, e questo conta più di tutto. Chi, invece, ha manovrato la leggenda per essere semplicemente se stesso è il grande Calico Jack. L’accordo con Madame Guthrie ha accontentato tutti e ha ripristinato uno status quo che inganna la Storia, permettendo a Max di onorare la memoria di Eleanor e a Rackham di fare ancora, semplicemente, il pirata.

Black Sails

Non tutti, tuttavia, sono usciti bene dall’ultimo atto dell’incredibile avventura di Black Sails. Si pensi a Billy Bones, la cui fine desolante ha rievocato il momento in cui si era spezzato il legame che lo univa a Flint. Di nuovo in mare, sempre solo, ancora alla deriva ai confini del mondo. Sappiamo bene cosa gli riserverà il futuro, ma non sapevamo perché: la voglia di vendetta l’ha consumato fino ad ucciderlo, esattamente come è successo all’altro grande sconfitto, il governatore Rogers. Per loro due la morte fisica sarebbe stata una liberazione, ma il destino sa essere molto più crudele di un giro di chiglia e Rackham l’ha capito, mostrando al presunto esportatore di civiltà come ci si vendichi civilmente. Lui, pirata, ha usato l’arma della politica per distruggerlo definitivamente.

Alla faccia delle leggende e i facili stereotipi sui pirati caraibici di metà Settecento, Black Sails ha rimesso in discussione i ruoli, fino ad impedirci di odiare chiunque fino in fondo (Eleanor inclusa) e permetterci di amare chi, invece, ha occupato un cono d’ombra nei libri di Storia a prescindere dai meriti o i demeriti. Questa saga si è conclusa rendendo vane le distinzioni tra il vero e l’artefatto: non ci interessa più nulla, se non la paura del vuoto che una fine lascia sempre. Ora non ci resta altro che la speranza nella realizzazione di uno spin-off (il materiale non manca) e un libro, uno di quelli che occupano le librerie di ogni casa. Forse un po’ impolverato, ma più vivo che mai. Black Sails è finito e L’isola del tesoro ci aspetta. Questa avventura, per fortuna, non finirà mai.

P.S. Ringrazio tutti i lettori che mi hanno seguito in queste dieci settimane. Recensire l’ultima stagione di Black Sails è stato un onore e il confronto costante con voi, unito all’affetto che avete mostrato, mi hanno dato grande forza. Grazie, di cuore! 

Antonio Casu 

Un saluto agli amici di Black Sails Italy, Black Sails – Italian fans e Black Sails Italia Fans!

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