Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla 2×03 di Mr.Robot.
Mr. Robot è una grande follia: nel momento in cui si pensa che abbia detto tutto, è capace di sconvolgerci con una forza rinnovata. Lasciati da parte i dubbi iniziali che hanno accompagnato l’avvento della seconda stagione, una certezza si è fatta largo tra i mille sospetti: il capolavoro di Sam Esmail ha ancora tanto da dire. Non ha affatto lasciato, ma ha raddoppiato: Elliot è solo un tassello del grande gioco, il mondo di Mr. Robot ci attanaglia in una morsa di personaggi alla ricerca di un autore, vittime e carnefici più o meno consapevoli.
La 2×03 è il trionfo delle sensazioni, ancora più forti delle azioni: non è tanto la realtà ad inquietarci e lasciarci attoniti, ma il labirinto mentale che ogni personaggio stringe al nostro collo, lasciandoci senza respiro. La forza delle immagini è surreale almeno quanto quella delle immagini, degne di un circo dell’orrore. Il sangue e la morte, elementi che si delineano centrali nella seconda stagione a differenza della prima, si individuano quasi com fattori ordinari di un disegno più grande. Non ci spaventa, la morte. La vita sì. Alla faccia delle illusioni religiose.
Una grande sconfitta e l’unica via d’uscita
Per portare avanti con grande ritmo un episodio da 63 minuti, è indispensabile dare alla coralità un ruolo chiave, se non decisivo. La 2×03 ne è un chiaro esempio, ma è innegabile l’importanza strategica di Elliot, un protagonista che ha dato tanto e ha ancora da dare altrettanto.
L’avevamo lasciato al telefono, nel momento esatto nel quale avevamo sperato di trovarlo fin dalla conclusione pazzesca della prima stagione: impegnato in un dialogo con Tyrell, l’uomo che più di tutti potrà dare ordine e caos ai prossimi episodi. Ci ha deluso anche stavolta e non abbiamo raccolto nessun indizio: non sappiamo dov’è, non sappiamo che fa e non sappiamo nemmeno che vorrà fare, ma ha acceso subito una spia che ha accompagnato tutti i minuti successivi: il fattore divino, declinato in ogni modo possibile.
Ognuno di noi ha un Dio più o meno vicino, più o meno visibile e concreto. Un fattore rassicurante ed esaltante. Per Tyrell è se stesso in un vortice d’onnipotenza che annulla ogni altra esigenza esistenziale, per Elliot non è altro che il nemico più pericoloso: Mr. Robot. Nel momento in cui la vita umana non ha una logica, diventa indispensabile riempirla di vane illusioni. Solo questo elemento è capace di dare un ordine, tutto il resto è un loop che porta verso il baratro. Tutto il resto è Elliot, in sintesi.
La lotta con Mr. Robot ha toccato in questo episodio il suo apice narrativo. Una battaglia brutale e violenta, sconcertante e a tratti disgutosa. Niente e nessuno potrà toglierci dalla testa il rapimento percepito da Elliot, la tortura col cemento armato e la scoperta di una verità che fa più male della realtà stessa: i fantasmi non si possono uccidere in alcun modo, neanche attraverso le droghe. Non si può fare altro che vincere delle battaglie e arrendersi all’onnipotenza di una guerra persa in partenza, individuare un virus per poi estirparlo fino alla scoperta di un bug ancora più pericoloso. Si può andare avanti barcollando nella giusta via, non si può fare altro. Elliot ora lo sa, e sarà proprio questo a renderlo paradossalmente più forte. Imparerà a convivere con Mr. Robot, c’è da starne certi.
Non ci sono certezze. Non ci sono dei
Il percorso di Elliot, ostico e più ricco di ombre che di luci, corre in parallelo con quello di Angela, la donna della vita che potrebbe trasformarsi nella sua nemesi. Sono tante, troppe le dinamiche che li accomunano, ma allo stesso tempo sono mille i bivi che si possono prendere per trovare un frammento di se stessi. Se da un lato Elliot cerca in se stesso un modo per accettarsi e trovare una parvenza di stabilità, dall’altro Angela vede negli altri l’unico possibile riflesso capace di darle un po’ di autostima. Non ci sono certezze: ci sono tanti modi per credere di averle trovate.
La realtà non si sovrappone quasi mai, e quando riesce a farlo emette una piccola voce che si disperde tra le urla. Non sarà un cd in grado di farle ottenere una giustizia che cerca da una vita a cambiarla, e nemmeno le attenzioni dell’unico personaggio apparentemente sicuro all’interno del gioco, Phillip Price. Angela barcolla come Elliot, Darlene, la sconcertante DiPierro e chiunque altro. Non ci sono vincitori, solo vinti. Non si distingue più chi è vivo da chi non lo è più: le morti di Gideon e Romero porteranno con sé una svolta narrativa svuotandosi di ogni altro significato. Sono morti al pari di chi lotta per sopravvivere. Non ci sono speranze, solo un senso di vuoto che ci opprime e ci regala la voglia di vedere un altro episodio. Dovremo aspettare un’altra settimana, per fortuna e purtroppo. Una grande follia è gestibile solo se presa a piccole dosi, d’altronde. E Mr. Robot non fa eccezione.
Antonio Casu
Un saluto agli amici di Mr Robot Italia!