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Star Wars: Tales of the Empire – La Recensione: un viaggio nella complessa violenza dell’Impero

ATTENZIONE: l’articolo contiene spoiler su Star Wars: Tales of the Empire e su alcuni passaggi di Ahsoka

Il 4 maggio, in occasione del consueto Star Wars Day, Disney+ ha rilasciato un nuovo capitolo di corti animati (che poi così corti non sono). Star Wars: Tales of the Empire segue la via tracciata dalla convincente Tales of the Jedi e racconta la storia di due protagonisti dell’universo di George Lucas, calandosi però, stavolta, nella prospettiva dei “cattivi”. Tra virgolette, perché come sempre accade nel franchise, la separazione tra luce e ombra in realtà non è mai così netta, per cui Star Wars: Tales of the Empire non si limita a presentare delle storie di villains, ma, pur in brevissimo tempo, riesce a inquadrare molte sfaccettature dell’adesione a una forza malvagia come l’Impero.

La raccolta di corti alterna due storie. Nei primi tre episodi il focus è su Morgan Elsbeth, personaggio che si rincorre nella produzione del franchise, per ultimo in Ahsoka. Nelle tre puntate finali il mirino viene invece spostato su Barriss Offee, personaggio più sfuggente, e anche per questo più interessante in questo racconto. Nonostante la sua brevità, Star Wars: Tales of the Empire è riuscito a colpirci, regalandoci non solo due storie appassionanti, ma anche rappresentative della complessità dell’universo narrativo di Star Wars, molto spesso esaltata proprio dalle produzioni animate.

Il cammino di Morgan Elsbeth

Come detto, dunque, i primi tre episodi di Star Wars: Tales of the Empire sono dedicati a Morgan Elsbeth. Di lei conoscevamo già diverse cose, tra cui l’epilogo visto appunto in Ahsoka (di cui potete qui recuperare la recensione finale). C’è poco interesse, dunque, dal punto di vista puramente narrativo. Nel primo episodio vediamo il massacro delle sorelle della notte su Dathomir. Nel secondo l’incontro con l’ammiraglio Thrawn e la cieca adesione all’Impero e nel terzo l’ostinazione di Morgan che, nonostante l’avvento della Nuova Repubblica, continua a servire il male.

Ciò che interessa, più che altro, è il cammino che ha portato Morgan Elsbeth al lato oscuro. Come unica sopravvissuta del massacro di Dathomir, la donna ha covato per tutta la sua vita l’ira e la vendetta. Il suo spirito si è plasmato nella morte, nel trauma e nell’abbandono. Tutto ciò ha accresciuto la rabbia che ha finito per consegnare Morgan tra le braccia dell’Impero. La sua è una libera adesione. La strega si è rivolta all’Impero, venendo addirittura inizialmente rifiutata, fino all’intuizione di Thrawn che ha capito di poter sfruttare quella cieca voglia di vendetta. Non a caso, nei primi tre episodi di Star Wars: Tales of the Empire vediamo molto spesso il fuoco, metafora dell’ira e colore della rabbia, di frequente associato proprio al lato oscuro in Star Wars.

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Morgan Elsbeth, protagonista dei primi tre episodi

Il cammino di Barriss Offee

Molto più controverso è invece il cammino di Barriss Offee. Lei è, come detto, un personaggio meno noto, apparso in una manciata di episodi di Clone Wars e senza troppo approfondimento. In Star Wars: Tales of the Empire vediamo come da ex Jedi, Barriss diventi una inquisitrice imperiale, salvo poi tornare sui suoi passi alla vista della violenza gratuita della forza che serviva. La parabola di Barriss è meno lineare, non c’è un’adesione spontanea all’Impero, ma più un ritrovarcisi dentro in un momento di forte confusione, per poi riuscire a distaccarsi e recuperare la via della luce quando la visione diventa più chiara.

La storia di Barriss Offee riflette anche quella di Lyn, la quarta sorella, accecata dall’odio e dalla fedeltà all’Impero. Due prospettive opposte, che si scontrano nell’intenso finale, forse l’episodio migliore di Star Wars: Tales of the Empire. Inoltre, questa seconda parte della raccolta dei corti ha il merito di portarci nella pancia dell’Impero. Scopriamo qualcosa in più su questa potente macchina burocratica (un po’ come successo in Andor), soddisfando una sete di informazioni (qui riguardo gli inquisitori), che si avverte sempre l’azione è calata negli anni di crudele splendore dell’Impero.

Le due storie di Star Wars: Tales of the Empire

Abbiamo parlato singolarmente delle due storie narrate in Star Wars: Tales of the Empire, ma è interessante illustrare le differenze tra loro. Il cambio di prospettiva tra il primo e il secondo episodio è evidente e funzionale per scandagliare le diverse forme di adesione all’Impero. Questo lavoro serve ad analizzare più a fondo questa imponente struttura, che a lungo ha avuto un’apparenza meccanica. Andor è stata la prima serie a portarci nel cuore dell’Impero, facendoci vedere finalmente parte del suo funzionamento. Star Wars: Tales of the Empire prosegue su questo lavoro, introducendo però anche un nuovo elemento.

Le differenze proposte nell’adesione all’Impero tra Morgan e Barriss, infatti, esprimono le diverse sfaccettature che può assumere l’animo umano davanti al male. Non esiste una divisone netta tra luce e oscurità. Questo è uno dei fondamenti della narrativa di Star Wars, visto che la Forza funziona proprio in base a questo principio. Qui viene presentato, in una nuova chiave, questo concetto cardine, rendendo ancora più complesso l’Impero, formato non solo da spietati criminali, ma anche, e soprattutto, da persone combattute, in lotta con se stesse e con l’eterno dissidio tra luce e ombra.

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Barriss Offee, protagonista degli ultimi tre episodi

La violenza auto-alimentata dell’Impero

Per raccontare questa complessità dell’adesione all’Impero, Star Wars: Tales of the Empire calca profondamente la mano sulla violenza. In poco più di un’ora vediamo tanti combattimenti e tanta morte. Un’iperbole che intende sottolineare come la violenza sia in grado di generare inesorabilmente altra violenza, principio grazie al quale l’Impero ha potuto proliferare. La distruzione portata in giro per la galassia non ha fatto altro che aumentare la presa della forza malvagia, e ne è una dimostrazione soprattutto il cammino di Morgan Elsbeth.

Ci sono poi diversi modi di reagire alla violenza. Con la rabbia e l’ira, o con il rifiuto. Anche qui Star Wars: Tales of the Empire pone una forte cesura tra le due storie presentate, perché da una parte c’è un abbandono totale alla rabbia e all’ira, dall’altro invece un ritorno sui propri passi. Come la Forza, la violenza è un flusso, capace di scatenare le ombre o riportare alla luce. Vediamo, dunque, come non c’è più niente di meccanico o di semplice. Il male non è puro male, ma ha delle radici e delle origini. Il franchise sta facendo un ottimo lavoro per connaturare l’Impero e rendere la propria narrazione molto più complessa.

Quindi, Star Wars: Tales of the Empire ci è piaciuto?

Assolutamente sì. Al di là degli aspetti riflessivi innescati, Star Wars: Tales of the Empire mette in scena due storie ricche di azione e di tensione, con un livello tecnico come al solito impressionante. Ci vorrebbero più prodotti del genere, piccole side stories capaci di approfondire personaggi secondari e di farci conoscere qualcosa in più sull’enorme universo di Star Wars.

L’unico ostacolo alla visione di questa raccolta di corti è rappresentato dalle conoscenze pregresse. Per comprendere al meglio tutto, bisogna sicuramente avere esperienza con l’universo di George Lucas. Senza, si fa un po’ fatica a seguire. È anche vero, però, che un novizio difficilmente approccerà con una raccolta di corti su personaggi secondari, quindi è anche giusto che molte informazioni siano date per scontate. Ad ogni modo, giudizio molto positivo per Star Wars: Tales of the Empire, che in poco già di un’ora riesce a intrattenere, emozionare, e far riflettere, ricordandoci ancora una volta perché amiamo questo splendido franchise.