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Lettera di Perry Cox a Ben

Ciao Ben,

mio caro, se pensi che ci andrò leggero con te solo perché hai oltrepassato l’arcobaleno, hai seguito la luce e tutte quelle stupidaggini che si dicono quando uno muore, beh ti sbagli di grosso. Ma certo, bell’idea quella di andare in giro per il mondo senza pensare minimamente alle conseguenze. Che campione! Ben ti svelo un segreto: non sapevi che il cancro è una di quelle indisposizioni un po’ antipatiche che è bene di tanto in tanto controllare? No? Eppure sono certo di avertelo detto una volta. Ohh ma guai a dare retta al miglior medico, e anche uno dei più belli, che abbiano mai illuminato la mediocrità di questo mondo di ciarlatani!

Ma tu sei così, Ben, e ti odio per questo. E forse un po’ t’invidio. Tu riuscivi a rendere tutto così leggero. Io invece prendo di petto la vita sempre, come fosse una questione di vita o di morte.
Ben

E quindi eccomi qui a scrivere una lettera che non leggerai mai e che cestinerò fra un minuto. Perché non mi sono mica bevuto il cervello! Tu sei morto amico mio e non saprai mai le parole che vorrei gridarti addosso (o forse prima di morire le immaginavi, conoscendo il mio carattere). Ma Jordan mi ha obbligato a scriverla, ha detto che mi farà bene e che se non lo farò renderà la mia vita un inferno. Come se essere sposati insieme a lei non fosse già l’undicesima piaga d’Egitto!

Hai sempre amato prendere la vita così, un po’ alla volta, Ben. Vivendo il presente, godendo di ogni singolo momento, indifferentemente che fosse bello e brutto.

Forse questo ti ha spinto a partire, dopo la diagnosi della leucemia e i primi cicli di chemio. Pensavi di averla scampata. Ma sono certo che hai intrapreso il tuo viaggio non come in uno di quei film melensi, in cui chi è sopravvissuto alla morte capisce l’importanza di godere di ogni attimo della vita, accarezzare i fili d’erba, parlare con gli sconosciuti e bla bla bla. Tu hai sempre saputo quanto la vita potesse essere un gioco bellissimo e divertente. Quindi zaino in spalla sei partito all’avventura. Eri stanco di visite e di medici che parlavano di possibili recidive, di prestare attenzione, dei medicinali da prendere?

Quindi, senza avvertire nessuno, sei sparito per due anni nel tuo viaggio in solitaria in giro per il mondo, sempre con la tua macchina fotografica. Solo ora capisco quanto avrei desiderato venire con te. Ma sai che non l’avrei mai fatto alla fine.

Quello era il tuo dono, non il mio.

Riuscivi a prendere ogni preoccupazione, rabbia, angoscia e a metterla da parte, incanalandola non so dove, per poi seppellirla. Se la gente vede il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, tu vedevi il bicchiere pieno di colori e luci e chissà quale altra cosa divertente che ti avrebbe fatto ridere certamente. E questa tua incredibile voglia di fregarsene e di ridere mi ha attratto come una calamita quando ci siamo conosciuti quasi vent’anni fa. Due poli opposti! La tua assurda e odiosa solarità riusciva in qualche maniera a bilanciare il mio carattere che l’analista definisce un po’ particolare. E se tu fossi qui avresti da ridire sul ‘particolare’, per sostituirlo con aggettivi cortesi come satanico, nazista, empio. Poi come sempre mi ritroverei a ridere di cuore, come non faccio mai con nessun’altro.

 La tua disarmante ironia e la tua gioia di vivere mi sconvolgevano tutte le volte. Come diavolo ci riuscivi?

Ben

Eri l’unico in grado di sapermi prendere, e io te lo lasciavo fare. Quindi insomma Ben, non ci sei più, e delle cinque fasi dell’elaborazione del lutto di Kübler Ross ho bypassato direttamente quella della negazione e sono ben fermo in quella della rabbia. La migliore delle fasi a mio avviso. Avevi dubbi sul fatto che sarebbe stata la mia preferita?

Non riesco a non smettere di pensare alle ultime parole che mi hai detto quel giorno: devi perdonare te stesso. Tu già sapevi, sapevi che mi sarei incolpato, ancora prima tu che morissi.

E come potrei non sentire questo peso sulle spalle? Per il Pivello, Jordan, i miei figli e tutti i miei pazienti sono un eroe. Riesco sempre a risolvere ogni situazione con la mia testardaggine, la mia capacità e il mio fascino assassino, ovvio.

MA IO NON SONO UN SUPEREROE. Anche io cado qualche volta e non ho le spalle così grandi da sorreggere tutto e tutti, sempre.

Ben

Tu questo lo hai previsto e per questo mi hai chiesto di perdonare me stesso. E sei stato così furbo da morire prima che io potessi infuriarmi per il fatto che hai lasciato che la malattia progredisse così. Che gran bastardo! Ma arriverà il giorno in cui getterò la maschera. In cui mi lascerò andare completamente. Il momento in cui sarò solamente Perry e mi dispererò per aver perso il mio migliore amico, una volta realizzato che te ne sei andato così, in punta di piedi, ridendo ma facendo poco rumore. Ma quel giorno ancora non è arrivato.

Per ora posso solo lasciare che quella rabbia che provo per me, ma anche per te, mi tenga vivo più che mai. Molte persone contano su di me. Lo sai Ben che non posso permettermi il lusso di mollare.

Mi auguro che anche in Paradiso ti sia portato la tua macchina fotografica. Conto di trovarti lì un giorno e spero che a Dio (o a chiunque ci sia) piacciano gli scherzi idioti e le foto scattate di nascosto.

Accidenti a te, mi manchi Ben.

Il tuo amico,

Perry

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