9. Wayward Pines
Il finale di “Wayward Pines“, col senno di poi, non è un finale. Non potrebbe essere trattato.
Fatto sta che in linea con la narrazione dei libri, la serie tv sarebbe dovuta effettivamente terminare com’è terminata, con un finale pensato come tale e dunque da valutare in termini di intenti. Si tratterebbe di fare un processo alle intenzioni, dato che in questo caso queste fossero esplicitamente espresse.
E sì, il finale di “Wayward Pines” ha fatto discutere molto: una conclusione che vuol lasciare volontariamente aperti degli interrogativi, alzando le pretese di risultare ugualmente conclusivo e funzionale alla comprensione degli sviluppi.
Il problema è questo: “Wayward Pines” lascia trasparire in maniera troppo evidente l’eccessiva concentrazione di eventi in una disponibilità episodica evidentemente troppo corta per lo sviluppo della trama nel modo più corretto, offrendo sì un colpo di scena crudo e freddo, realmente sconvolgente come quasi ogni colpo di scena presente nella storia (per quanto possano essere talvolta lavorati in maniera poco congeniale), ma comportandosi come se volesse in maniera intollerabile affrettare i tempi in un arco narrativo che non poteva prevedere un’interruzione così brusca, una apocope spiazzante, per quanto di per se questo generi stupore.
Un cliffhanger spettacolare, ma che non può fungere da finale e cadere in ovvie colpe.
La (s)fortuna di “Wayward Pines” è stata, probabilmente, la disponibilità temporale limitata che ha inciso su tale senso di improvvisazione, alla quale si è deciso di rimediare con una seconda stagione.
