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ryan murphyRyan Murphy. Un nome, una leggenda.
Inseparabile dalla sua coppola gialla, il suo signature look, ci regala dai primi anni del 2000 le più disparate emozioni televisive.
Già, perché Ryan è un regista e scrittore eclettico, capace di spaziare dall’horror, ai temi LGBT, fino al crime e non solo. Sempre un po’ sopra le righe, con un’impronta un po’ trasgressiva e molto ironica, i suoi lavori sono riconoscibili nonostante la loro diversità.
Prima di addentrarci a parlare delle serie TV da lui create, è importante menzionare anche la sua attività filmica. Seppure non sia particolarmente attivo in questo versante, è stato il regista dell’acclamato “Mangia prega ama” con protagonista Julia Roberts, che rivediamo nel suo film TV The New Normal (2014), una toccante pellicola sui principi della crisi dell’AIDS degli anni ’80, accanto ad un cast non indifferente (Mark Ruffalo, Jonathan Groff, Matt Bomer, Jim Parsons).

Quasi la totalità dei film e serie TV create da Murphy vengono prodotte e trasmesse dalla Fox, con la quale ha apparentemente un vero e proprio rapporto sinergico da molti anni. Vediamo un po’ cos’ha tirato fuori dal cappello il caro, vecchio Ryan.

 

Popular (1999)

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Niente meno che il debutto nella scrittura televisiva di Ryan Murphy. Popular è un teen drama che riproduce le dinamiche stereotipiche della vita alle superiori.
Questo show vede le due protagoniste Brooke McQueen, la popolare cheerleader, e Sam McPherson, una ragazza un po’ invisibile, costrette a convivere quando i loro genitori si mettono insieme. Le due sono completamente agli antipodi, e almeno inizialmente vivono una situazione di profondo odio reciproco.
Sin dai suoi inizi, l’accento altamente ironico ed irriverente di Muphy non manca: nelle due stagioni di Popular si individuano parodie rivolte all’universo cinematografico e a proposito esiste un episodio strutturato come un musical, in cui i protagonisti ballano e cantano. Non a caso, molti ritengono che Popular sia stato il precursore o l’incubatore per una serie di Murphy che noi tutti ben conosciamo.

 

Glee (2009)

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La nota serie di cui sopra.
Glee, per i suoi 6 anni di vita, non è stata solo una serie TV: ha affermato un genere e cambiato i paradigmi dei teen-drama.
Glee è stato un insolito susseguirsi di drammi adolescenziali e tematiche sociali più profonde, scandito da performance musicali con coreografie e scenografie improbabili, e noi lo amavamo!
No, a dire la verità all’inizio lo abbiamo amato tantissimo, poi ad un certo punto lo abbiamo odiato tantissimo, perché il trash ha iniziato ad abbondare.
Senza tenere conto della sterzata finale verso la perdizione e la mancanza di un filo logico, chapeau a Ryan Murphy, Brad Falchuk e Ian Brennan per aver creato un cult che ha cambiato la vita di milioni di adolescenti in tutto il mondo, riuscendo addirittura in alcuni casi a dare un sogno a dei teenager brancolanti nel buio, esaltando e sostenendo in tutto e per tutto la creatività, l’espressione e l’artisticità. Glee ha rivalutato la carriera artistica, ridandole la sua giusta dignità, in un mondo in cui l’arte è spesso considerata al di fuori dell’economia e non una legittima professione.

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