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Le tenebre nascoste nel Bates Motel

“L’adolescenza che spedivi sulle mie tenebre incestuose-osè”
(Baustelle, “Gomma”)

Di certo gli autori di Bates Motel hanno intrapreso un progetto ambizioso, scegliendo di mettere in gioco un classico del cinema horror come Psycho ed esponendosi inevitabilmente a un confronto con il grande Alfred Hitchock, regista del suddetto film.

Prima di parlare della serie tv, però, vorremmo far notare che se è vero che un paragone tra questa e l’opera di Hitchock pare obbligatorio, non significa che sia opportuno. Innanzitutto si tratta di due prodotti destinati a mezzi di comunicazione assai differenti: laddove una pellicola cinematografica deve condensare l’essenza della storia in un paio d’ore, un telefilm può prendersi il tempo necessario per sviscerare ogni particolare del carattere dei protagonisti e della trama; il rovescio della medaglia è che mentre il film, per tale ragione, di solito è ricco di colpi di scena e molto intenso, capita che in una serie tv resti persino troppo spazio da dover riempire, e che quindi ci siano dei cali di tensione al limite del noioso.

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In secondo luogo, Psycho è un gioiello del cinema che resterà sempre verde, invece Bates Motel è un prodotto contemporaneo concepito per intrattenere e incuriosire proprio il pubblico dei nostri giorni, che a quanto pare ama scoprire il background nascosto dei personaggi delle storie più famose. Il primo è un film d’autore, il secondo una serie a puntate privo di particolari intenti registici (ma ciò non vuol dire che la qualità sia scadente…).

Insomma, gli autori di Bates Motel saranno anche stati audaci, però hanno operato comunque una scelta di marketing: ormai vanno di moda le serie ispirate a opere già conosciute. E in ogni caso hanno implicitamente messo in chiaro il loro intento di creare qualcosa di nuovo e non di scimmiottare il lavoro di Hitchock. Uno dei due non deve essere per forza migliore o peggiore dell’altro… Sono semplicemente diversi.

L’enorme errore della signora Bates

Premesso ciò, passiamo ai contenuti delle quattro stagioni finora realizzate: dopo essere rimasta vedova, Norma Bates si trasferisce con il figlio adolescente Norman in una piccola città dell’Oregon, White Pine Bay; il suo intento è di vivere gestendo un motel appena acquistato, ma già dai primi giorni tra lei e il ragazzo si creeranno certe strane tensioni, e una serie di eventi sgradevoli verrà a turbare la loro apparentemente pacifica quotidianità.

Sappiamo dove tutto questo porterà, ovvero all’episodio in cui la donna viene assassinata da Norman. Di certo non si tratta di un comportamento sano da parte di un figlio, perciò dobbiamo domandarci chi o cosa abbia scatenato in lui la furia omicida.

Il problema del ragazzino, uno dei tanti, è l’amore morboso e contraddittorio che prova nei confronti della madre: prima vorrebbe metterla un po’ in secondo piano per crearsi una vita privata e socializzare con i coetanei, ma poi non riesce a resistere alla pressante richiesta di attenzioni che Norma gli rivolge, e quindi torna a rinchiudersi in un’oppressiva relazione con lei… Finchè il segreto che entrambi si trovano a custodire, l’uccisione dello stupratore della donna, non arriva a legarli ormai indissolubilmente.

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Che un adolescente possa provare un’attrazione inconscia verso la madre, la prima figura femminile che ha conosciuto e amato, e dalla quale è stato amato, è abbastanza normale. Magari disgustoso, ma umano e accettabile, entro certi limiti.

Quello che non funziona nella vita di Norman è, a mio parere, l’atteggiamento di Norma Bates: perchè se lui sta attraversando una fase che dovrebbe poi portarlo a sublimare l’attrazione nei confronti della madre per rivolgere interesse alle altre donne, lei fa di tutto per tenerlo ancorato a tale fase di transizione, ricercando e stimolando le attenzioni del ragazzo.

Norma è forte, aggressiva e intelligente quanto basta per avere il coraggio di aprire un’attività imprenditoriale subito dopo essere rimasta vedova, spesso autoritaria e molto sola; non importa quanti mariti potrebbe avere, nessuno di loro riuscirebbe a darle ciò che desidera davvero… E di conseguenza, se non può affidarsi agli uomini per essere felice, ripiega su se stessa e su quella parte di lei che respira e cammina autonomamente, che è nel medesimo tempo un individuo a sè stante e il frutto diretto del suo corpo, della sua anima. Persino i nomi dei due protagonisti sono significativi in tal senso: Norman non è che un’appendice di Norma, una creatura che ella ha cresciuto a propria immagine e somiglianza per farne il compagno perfetto.

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L’atteggiamento della madre lascia Norman assai confuso: in fondo sa che ciò che prova per lei non è giusto, eppure è ancora un ragazzino e tende a credere che quel che fanno gli adulti che l’hanno guidato ed educato (in questo caso la madre) sia da prendere a modello; incoraggiando l’infatuazione del figlio la signora Bates lo disorienta, e lui non sa più come agire… Non sa se sia meglio obbedire alla mamma che gli vieta di uscire di casa oppure assecondare il proprio desiderio e uscire con i nuovi compagni di scuola. Non sa se seguire la sua coscienza, la quale lo spinge a denunciare alla polizia l’omicidio dello stupratore di Norma e confessare la verità, o ascoltare i consigli della madre, che vuole a tutti i costi nascondere il cadavere e fingere che non sia successo niente.

Di conseguenza, una buona parte dei problemi di Norman sono dovuti a un comportamento sbagliato e maniacale da parte della signora Bates. Evidentemente essa credeva che instaurando una relazione morbosa con il figlio l’avrebbe tenuto sempre accanto a sè e tutto sarebbe andato bene. Invece non si è accorta di aver creato un mostro, che le si è rivoltato contro: mentre lei, essendo adulta, è riuscita a mantenere la sua ossessione per Norman su un livello minimamente controllato, nel  carattere ancora in via di formazione del ragazzo l’amore malato per la madre esplode come una bomba… E a farne le spese è la stessa Norma.

Perciò, donne, prendete nota della lezione: se mai avrete un figlio maschio, non siate troppo possessive: potreste finire con l’avere in casa uno psicopatico che uccide la gente con i vostri vestiti addosso! 

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