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Elementare, Watson: Sherlock ha bisogno di un amico

Spoiler, spoiler come se non ci fosse un domani. Lasciate ogni speranza, voi che entrate. 

Non è sempre la Terra a girare intorno al Sole…

Sherlock: See you written up the taxi driver case.
John: Uhm yes.
Sherlock: ‘A Study In Pink’ Nice.
John: Well, you know a pink lady, pink case, pink phone. There was a lot of pink. Did you like it?
Sherlock: Ummmm, no.
John: Why not? I thought you’d be flattered.
Sherlock: Flattered? “Sherlock sees through everything and everyone in seconds. What’s incredible, though, is how spectacularly ignorant he is about some things.”
John: Now hang on a minute, I didn’t mean that..
Sherlock: Oh, you meant “spectacularly ignorant” in a nice way! Look, it doesn’t matter to me who’s Prime Minister, or who’s sleeping with who..
John:..Or that the earth goes around the sun..
Sherlock: Oh God, that again! It’s not important!
John: Not important? It’s primary school stuff! How can you not know that?
Sherlock: Well, if I ever did, I’ve deleted it.
John: “Deleted it”?
Sherlock: Listen: this is my harddrive, and it only makes sense to put things in there that are useful. Really useful. Ordinary people fill their heads with all kinds of rubbish, and that makes it hard to get at the stuff that matters! Do you see?
John: ..But it’s the solar system!!
Sherlock: Oh, hell! What does that matter?! So we go around the sun! If we went around the moon or round and round the garden like a teddy bear, it wouldn’t make any difference! All that matters to me is the work! Without that, my brain rots. Put that in your blog – or better still, stop inflicting your opinions on the world!

È possibile che un “sociopatico ad alto funzionamento” voglia un amico? È possibile che un genio con smanie di onnipotenza debba essere affiancato da un personaggio normale, apparentemente superfluo, per crescere, maturare e provare emozioni? Sì, è possibile. In “Sherlock” tutto è possibile. Con Sherlock tutto è possibile. Ma John è indispensabile. Holmes e Watson sono due tra i migliori amici della storia della narrativa, nonché una delle coppie più affascinanti del mondo di cinema e serie tv. Una coppia, una vera coppia, legata da un sentimento solo in parte ascrivibile alla categoria “amicizia”. Sherlock e John vanno oltre, molto oltre, fino a sforare nell’ambiguità, vista come tale solo da chi non li conosce a fondo (il mondo è pieno di Mrs Hudson!).

LA NORMALITÀ DI UN GENIO – La serie tv “Sherlock” è la massima espressione televisiva del rapporto tra i due personaggi creati da Arthur Conan Doyle (una Bibbia riadattata, mai stravolta). Interpretati magistralmente da Benedict Cumberbatch e Martin Freeman (fatti l’uno per l’altro, dall’inizio alla fine), gli inquilini di Baker Street, seppure siano diametralmente opposti, si dimostrano da subito estremamente compatibili. Watson è un uomo speciale nella sua normalità, straordinario nella sua ordinarietà, capace di superare le diffidenze del mondo che circonda Sherlock con la semplicità di un uomo, appena rientrato dall’Afghanistan e abituato alla vita militare,  catapultato improvvisamente in un universo nel quale qualunque regola sui rapporti umani viene sovvertita. E gli piace. Eccome se gli piace. John è attratto irrimediabilmente dall’eclettica personalità del “consulente detective”. Non è amore, ma poco ci manca. O forse sì? No, è molto di più. Watson esalta i sentimenti di Sherlock, portandolo a scoprire l’importanza dell’amicizia nella vita di un qualunque essere umano, anche se “sposato con il suo lavoro”.

LA DEDUZIONE PIÙ GENIALE – E Sherlock? Holmes cambia senza cambiare mai. È un genio, d’altronde, oltre che un #sociopaticoadaltofunzionamento. Per capire la strampalata massima, è sufficiente mettere di fronte ad uno specchio il primo e l’ultimo episodio della serie (solo fino al 2016, per fortuna). Fatto? Bene, ci sono delle analogie. Ah, sono uguali, ma al contrario. Nell’1×01 (“A Study in Pink”), Holmes, intento a giocare con la morte con un tassista al quale sarebbe stato meglio revocare la licenza, viene salvato dal buon Watson, implacabile nel freddare l’improbabile autista. Nel 3×03 (“His Last Vow”), è Sherlock a far fuori il depravato Magnussen per proteggere l’amico John. Holmes è e rimane un #sociopaticoadaltofunzionamento (concetto ribadito più volte dallo stesso detective con una punta deliziosa di vanità british), ma è cambiato. Non è cambiato, ma è cambiato. Nonostante è e resti innamorato primariamente del suo lavoro, Sherlock capisce che non sempre i sentimenti  sono un ostacolo, una noiosa rete in grado di riempirgli la mente di pensieri inutili, ma in alcuni casi sono passaggi imprescindibili. Che deduzione, Sherlock.

L’AMICO È… – E non finisce qua. Watson non è soltanto un compagno fedele e irrinunciabile, ma anche un prezioso assistente, perfetto per esaltare il genio del detective, arrivando addirittura a sbloccarlo nei momenti più difficili. John è l’ultimo degli argini ed il primo dei cancelli aperti, carota e bastone allo stesso tempo, padre, figlio e fratello in un unico uomo. In un parola, è un amico. L’amico. La persona che ti cambia la vita. Il loro rapporto si leviga col tempo, naturalmente, con grande pazienza. Senza cambiarsi, si migliorano, in bilico perenne sul filo del pericolo, l’unica grande droga che li accomuna. Al confronto la nicotina (se fosse stata eroina, non sarebbe cambiato poi molto) bramata ardentemente da Sherlock è un timido passatempo. Il più complesso degli uomini ha in sé una banale necessità: avere un amico, anche se è un fantastico #sociopaticoadaltorendimento. Se si associasse Sherlock al Sole e John alla Terra, sarebbe impossibile immaginare il secondo che gira intorno al primo: ruotano l’uno intorno all’altro, venendo a contatto nei momenti più importanti. Elementare, no?

Un saluto agli amici di Sherlock (BBC) Italia