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Sherlock vs Elementary: il confronto ‘tecnico’

Nel pezzo Sherlock vs Elementary – Chi incastrerà meglio il pubblico avevo illustrato – secondo la mia personalissima opinione – le principali differenze tra la serie BBC e quella CBS, soffermandomi però su elementi puramente narrativi quali la sceneggiatura, il concept dei personaggi e la il making of della trama.
Oggi cerco di scavare più a fondo abbracciando altre sfaccettature, stavolta più tecniche, delle due serie televisive che hanno innalzato il livello mediatico del detective partorito dalla cervellotica e analitica mente di Sir Arthur Conan Doyle.

REGIA

Se la regia di Sherlock è dinamica e pacata, ma sottoposta a improvvisi rallenty nei momenti di tensione delle scene, quella di Elementary si stabilizza su un piano regolare e classico, con le vicende descritte nelle pagine della sceneggiatura che fluiscono in maniera naturale dinanzi agli occhi dello spettatore. La figura di Holmes è quella predominante in entrambe le serie, ma in Sherlock non sono rari intensi primi piani su Watson e sulle espressioni facciali di Freeman, perfetto nell’interpretazione del tormentato compagno di avventure del protagonista. Un punto in comune però c’è: in entrambe le serie è concessa un’attenzione maniacale ai dettagli, che spesso vengono inseriti centellinando una delle tecniche narrative più affascinanti di sempre: il flashback.

COLONNA SONORA

Partiamo da un assodato presupposto: le sigle delle due serie sono state entrambe oggetto di milioni di download da parte dei fan più sfegatati. La Sherlock OST è una melodia dalla connotazione trionfale e magnetica, quella di Elementary sembra descrivere – accompagnato da un’impeccabile clip dall’aspetto machiavellico – la nascita, lo sviluppo e l’esplosione del più classico processo deduttivo facendo ampio uso delle melodie incalzanti di un gruppo di violinisti scatenati. Le altre tracce di Sherlock, quelle aggiuntive inserite durante gli episodi, seguono la traccia della main song dando spazio a sinfonie create da chitarre e mandolini. In Elementary le tracce di accompagnamento sono essenziali, dispensate in maniera sintetica e quasi impercettibile.
In entrambi i casi un grande complimento ai compositori.

FOTOGRAFIA/MONTAGGIO/ALTRO

In Sherlock la fotografia la fa da padrone: è impeccabile, dall’aspetto cinematografico e vissuto. Le sequenze possiedono un fascino urbano e vintage, una combinazione originale che ricorda, a tratti, le atmosfere psicologiche dei grandi gialli. A una prima occhiata ecco spuntare colori cupi e dalla cromatura particolareggiata, costumi mirati e studiati. Nulla da dire sul montaggio, che ben si sposa con l’aspetto narrativo degli episodi.
In Elementary la fotografia ha un taglio molto più accademico e i colori si propongono più accesi, vivaci e ammiccanti all’ambientazione della vicenda, che è New York City. Bel lavoro del costumista, che veste Liu/Watson con duttilità alternando completi eleganti da business woman a combinazioni modaiole dal gusto famigliare; Watson/Holmes possiede un taglio d’abbigliamento classico, ma non tipico e riconoscibile come invece avviene in Sherlock. Nulla è lasciato al caso e infatti parliamo di una precisa scelta stilistica dell’head writer che ha voluto distaccarsi quanto più possibile dalla serie BBC e dall’iconografia dei tempi che furono.
SCENOGRAFIA/AMBIENTAZIONI

Due città diverse per due serie completamente opposte: per Sherlock è utilizzata una cupa, fosca e quasi sempre lugubre Londra, per Elementary una soleggiata, popolata e frettolosa New York. Interessante anche le differenze tra le due abitazioni di Holmes: nella serie BBC è un piccolo appartamento dall’aspetto angusto e classico orchestrato dall’eccentrica e solo all’apparenza composta signora Hudson; in Elementary è un’abitazione arredata con possenti mobili in legno e con un salotto, ambiente principale di discussione dei casi, arredato in maniera essenziale.

Insomma, se nel primo articolo avevo sottolineato come entrambi gli adattamenti seriali su Sherlock Holmes fossero ben scritti e ben costruiti, anche in quest’ultima analisi in pillole non posso che emergere dal cumulo di parole scritte con un unico risultato: stiamo parlando di due grandi serial a cui tecnicamente non può essere rimproverato assolutamente nulla.
Da scienza della deduzione a scienza della cinematografia. Del cinema, sì, perché procedendo a questi ritmi e con queste storie sarà solo questione di tempo: le serie tv conquisteranno Hollywood.