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Sherlock, cosa dobbiamo aspettarci dalla quarta stagione

Sherlock Holmes ha sempre il suo fascino. Nello specifico, la serie Sherlock ha garantito per tre stagioni (con l’aggiunta dell’episodio speciale “L’abominevole sposa“) una qualità abbastanza elevata, con buon sviluppo della trama e soprattutto dei personaggi. La prima domanda è dunque: riuscirà la quarta stagione (in programma per il 2017) a mantenere lo stesso standard? Ci sentiamo di sbilanciarci: molto probabilmente si. Innanzitutto per il personaggio che, come ha dimostrato l’episodio speciale, è eterno; in seconda battuta, perché riesce quasi a crearsi la possibilità di vivere di rendita sulla qualità degli episodi precedenti (ancora una volta porto l’esempio de “L’abominevole sposa“, che – di fatto – aggiunge poco e niente alla trama della storia risultando ugualmente un’opera riuscita).

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Ed è proprio dall’episodio speciale che conviene partire per delineare una linea di temi che possono attenderci nella prossima stagione. Agli eventi che avevamo lasciato non si sono susseguiti cambiamenti, se non la spiegazione del cosiddetto “caso Moriarty“: Holmes, attraverso il suo palazzo mentale e tutte le ripercussioni psicologiche analizzate nell’episodio natalizio, riesce a capire che quel “ritorno” in realtà è solo una sceneggiata. Infatti, Moriarty è decisamente morto, ma aveva progettato di continuare a perseguitare Holmes (e l’intero mondo). Dunque, è evidente che ciò a cui andiamo incontro è ancora lo scontro epocale Holmes-Moriarty, ma con quest’ultimo, per così dire, “ex machina”. Questo potrebbe suggerire anche che sia l’ultima stagione in cui vedremo apparire il Napoleone del crimine e da un certo punto di vista è auspicabile, visto poi il rischio di rimanere ancorati al passato e trasformare la “rendita” di cui sopra in un difetto.

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Sempre collegato all’episodio speciale, sovviene una suggestione (poco probabile): si può continuare a giocare sul tempo? Il dubbio nasce nel momento in cui “L’abominevole sposa” non si conclude con il ritorno al presente e con Sherlock che spiega i motivi della sua certezza sulla morte di Moriarty, ma prosegue “tornando” al passato di fine ‘800 con Holmes che osserva Baker Street pullulante di mezzi moderni. Vorrà dire qualcosa?

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Assunto che il rapporto Holmes – Watson non è progettato per deteriorarsi nel tempo, ciò che suscita curiosità è l’originale ruolo attribuito a Mary Watson, la moglie di John: è stato un colpo di scena potente l’attribuirle quel ruolo di spia/agente segreto (anche se una “spia” in questo senso l’aveva fornita Holmes stesso al primo incontro, fallendo la sua classica indagine istantanea e facendo trapelare sullo schermo, fra le parole che la definivano, l’aggettivo “liar“, cioè bugiarda) e, ora che è noto, sarà decisamente curioso vederla all’azione libera dell’etichetta della moglie e più identificabile per la persona che realmente è.

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E  Mycroft Holmes? Il finale della terza stagione e l’episodio speciale hanno dimostrato quanto il rapporto fra i fratelli sia più profondo di quanto entrambi vogliano far credere; infatti, se entrambi si impegnano a manifestare una mal sopportazione reciproca, in realtà è evidente che Sherlock veda in Mycroft una figura tutto sommato protettiva, e Mycroft in Sherlock qualcuno da riportare sulla retta via. Cosa significa dunque quella frase rivolta a Watson, alla fine dell’episodio speciale, “abbi cura di lui“? Lui non ne avrà più la possibilità? Eppure ha appena permesso il suo ritorno dall’esilio più breve della storia. Forse sa che incombono pericoli che nessuno immagina? Probabile. O semplicemente è costernato dall’idea che il fratello possa d’un tratto morire d’overdose? Comunque sia, la scelta di affidare a Mycroft Holmes un ruolo importante (a differenza della storia dei libri) si è finora dimostrata un successo assoluto.

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L’attesa, purtroppo, è ancora lunga, ma le premesse per altri tre grandi episodi in questa stagione ci sono tutte: siamo certi che non rimarremo delusi.