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Lasciate perdere le etichette semplicistiche: Shogun non è la nuova Game of Thrones

ATTENZIONE: l’articolo può contenere spoiler sugli episodi di Shogun

Shogun è sicuramente una delle serie del momento (qui potete recuperare la recensione dei primi tre episodi). La produzione FX, distribuita da su Disney+, sta guadagnando, settimana dopo settimana, moltissimo credito, affermandosi già come una delle migliori serie tv dell’anno. Un vero e proprio instant cult Merito di un eccezionale lavoro di scrittura e messinscena, perché Shogun è davvero una di quelle serie maestose e imponenti, che fanno facilmente urlare al capolavoro sin dalle prime battute. Un successo che si misura anche in termini di paragoni e confronti e, a tal proposito, ce n’è uno che si rincorre sin dal rilascio dalla serie, ma che rischia di essere fuorviante.

Provare a incasellare ed etichettare le novità è un esercizio rassicurante per gli esseri umani. Ciò che sfugge alla catalogazione, in qualche modo, disturba. Un effetto collegato probabilmente all’innata paura dell’ignoto che alberga nell’essere umano. Per questo motivo, dunque, nel valutare una serie tv ci si affida spesso ai confronti, provando sia a renderne così il valore, che a stabilire un metro di paragone. Il riferimento scelto da molti per valutare Shogun è stato niente meno che Game of Thrones. Una strada che però, se si prova ad andare appena oltre il primo livello di analisi, conduce inesorabilmente a un’etichetta semplicistica. Parliamone meglio.

L’ombra di Game of Thrones su Shogun

Questo paragone col capolavoro di HBO ha accompagnato Shogun sin dal suo lancio. La serie distribuita da Disney+ ha avuto una grande campagna promozionale e il dibattito su di essa si è acceso già prima della messa in onda ufficiale. L’etichetta di Game of Thrones nel Giappone del 1600″ ha connaturato da subito la serie, indirizzandone anche l’audience. A ben vedere, però, tra le due serie tv c’è appena un punto di contatto, ovvero l’intrigo politico, evidentemente fautore di questo accostamento. Superato questo elemento, per di più sviluppato anche in modo abbastanza diverso nei due racconti, c’è poco altro.

Già di base, dunque, questa etichetta risulta poco convincente. In fase di lancio, probabilmente, Shogun ha anche goduto di questo paragone, attirando un pubblico magari meno interessato, ma voglioso di rivivere i fasti di Game of Thrones. Tuttavia, già dalle prime puntate è evidente come questo accostamento regga molto poco e che, al di là dell’intrigo politico come unico tratto in comune, le differenze tra le due serie tv sono molto evidenti.

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Un esempio dell’interno delle abitazioni in Shogun

Le differenze di cornice

Come dicevamo, quest’etichetta di “nuova Game of Thrones” per Shogun cade immediatamente appena si approfondisce, anche un minimo, l’analisi. Se dalla centralità dell’intrigo politico, infatti, ci spostiamo sulla cornice, le differenze già emergono nettamente. Da una parte abbiamo un fantasy puro, con diversi elementi che si rifanno anche all’epica classica, dall’altra la ricostruzione storica, seppur filtrata dal romanzo. Le due serie tv sono nutrite da due anime molto diverse. La cornice di Game of Thrones è puramente fantastica, pur contaminando fortemente il genere ne conserva tantissimi elementi fondamentali. Quella di Shogun, invece, è rigorosamente storica, sicuramente romanzata, ma incastonata su solide basi solide che rimandano alla realtà.

Per di più, accostare Shogun al fantasy sarebbe un grande errore di svalutazione, perché intaccherebbe tutto il complesso apparato storico posto alla base della serie. Un elemento che, inoltre, è uno dei segreti del successo della produzione FX. Insomma, appena ci spostiamo un po’ dal punto di vista adottato, questo paragone inesorabilmente cade. Ma perché è stato scelto, primariamente, quell’unico punto di vista che favoriva il confronto?

L’equivoco fantasy di Shogun

La ragione sta in una sorta di equivoco, a priori, sorto in fase di presentazione della serie. Shogun, infatti, può avvicinarsi a una cornice fantasy solo nella percezione dello spettatore occidentale. Gran parte della cultura orientale, vista coi nostri occhi, sembra mitica e fantastica. Lo è tutt’oggi, figuriamoci quella del passato. Tuttavia, non dobbiamo dimenticarci che stiamo parlando, appunto, di cultura. La rappresentazione di un mondo remoto può sembrarci sicuramente lontana, ma non va distaccata dalla realtà e relegata a una sfera puramente narrativa e immaginaria come quella del fantasy.

Questa visione occidentale del mondo orientale, unita alla centralità dell’intrigo politico, hanno alimentato questo paragone tra Shogun e Game of Thrones. Poi, come abbiamo visto nelle puntate della serie visibile su Disney+, il fantasy non sfiora praticamente mai la cornice del racconto. L’equivoco viene immediatamente risolto con la narrazione, allontanando sempre di più queste due serie tv.

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Mariko, una delle figure più intriganti di tutta la serie

Ulteriori differenze tra Shogun e Game of Thrones

Gettando lo sguardo ancora più a fondo, emergono ulteriori differenze. Anche sotto il profilo del contenuto, infatti, le due serie tv assumono atteggiamenti diversi. In Game of Thrones l’intrigo politico è sicuramente un elemento centrale, ma coabita con tante altre trame, più legate all’apparato fantasy, come la minaccia degli Estranei, le profezie e gli echi del passato. In Shogun, invece, il dramma politico è il cuore del racconto. La cornice, rappresentata dalla cultura orientale, appositamente filtrata dall’occhio occidentale dell’Anjin, rimane un sostrato al racconto, non si fa trama principale come in Game of Thrones.

Complice, dunque, anche una struttura molto più ampia e distesa, la serie di HBO (qui potete scoprire la classifica delle migliori serie tv dell’emittente secondo IMDb) presenta una maggiore varietà tematica. La produzione FX invece offre una narrazione più centrata. Spingendo l’analisi un po’ più nel dettaglio, dunque, appare evidente come anche quel punto di contatto tra le due serie, in realtà, rimanga superficiale, a discapito di una declinazione differente, che immersa poi in una cornice completamente diversa assume delle sembianze ancora nuove.

La fissa per le etichette

La paura dell’ignoto citata in apertura si accompagna anche a un innegabile fascino per esso. Il meccanismo delle etichette svela questa ambivalenza. In fondo Shogun ci sta piacendo così tanto anche perché è una serie tv difficile da inquadrare in un contesto noto. Come lo è stata Game of Thrones a suo tempo. Il punto in comune tra le due serie, forse, sta proprio nella loro unicità. Negli ultimi anni trovare l’erede della serie di HBO è stata una delle fissazioni del mondo seriale e Shogun è caduta vittima di questa ossessione. Meglio liberarla, però, perché la serie distribuita da Disney+ ha una sua personalissima anima, che così rischia solo di essere contaminata da etichette inadeguate e semplicistiche.

Shogun non è la nuova Game of Thrones. Non è la nuova niente. È una narrazione peculiare, valorizzata proprio dalla sua unicità. Più in generale, sarebbe il caso di allentare questa esigenza di incasellare tutto quanto. Di riuscire sempre a disporre in comparti ordinati ogni tipo di produzione. Lavori come Shogun mostrano la vivacità e la capacità innovativa del contesto seriale. Piuttosto che provare ad affibbiare etichette semplicistiche, sarebbe il caso di cogliere questa unicità e godersi le perle come Shogun. Come abbiamo fatto in passato con Game of Thrones (e potremo fare in futuro, visto che sono diversi i progetti del franchise in cantiere). Senza il bisogno di mettere in piedi paragoni ingiusti e snaturanti.