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È finita la prima stagione di Taboo: tiriamo le somme

Giunge al termine la miniserie Taboo, ma non disperate perché una seconda stagione è stata appena confermata. Nel frattempo, tiriamo le somme di questa fantastica avventura londinese.

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Le tinte noir, i richiami a rituali sciamanici, l’inaspettata svolta politico-thriller dello show e un personaggio, James Delaney, che pur essendo a tratti troppo centrale, rivela un fine ultimo molto più importante di un semplice bisticcio per un pezzo di terra.

Il finale di stagione ci ha regalato la soluzione del puzzle creato da James Delaney nelle precedenti puntate, dove i personaggi secondari scoprono di avere un’importanza più significativa non riguardante solo il fine ultimo di salpare per l’America.

C’è qualcosa in ballo per ogni singolo character, qualcosa più grande di James e del suo piano, ma è un qualcosa che egli stesso ha portato nelle loro menti: è la ricerca della libertà.

La libertà da una patria che non li vuole più, la libertà di essere ciò che vogliono (come Godfrey), la libertà di poter iniziare una nuova vita, la libertà dalla carne. Se dovessi elencare i punti a sfavore di Taboo, uno di questi sarebbe Zylpha. La sua storyline non mi ha entusiasmato, il picco d’intensità scatenato dall’omicidio di suo marito ha suscitato in lei un atto rivelatore. Come se da tempo fosse incatenata e adesso avesse finalmente visto chi realmente era. O semplicemente, non ha retto a tutti gli eventi ed è diventata pazza.

Di certo il perbenismo cristiano e l’esorcizzazione voluta dal marito, non hanno fatto bene a una donna così fragile. Se da un lato posso accettare che dia la colpa alla carne come gabbia e quindi scelga di suicidarsi per liberarsene, dall’altra parte noto una questione non ben gestita dalla regia e che si voleva a tutti i costi chiudere prima della dipartita di Delaney.

Di sicuro la scena in cui James lo viene a sapere tramite la sua lettera d’addio, suscita molta commozione e ci fa scoprire un lato del protagonista ben nascosto. Non si lascia trasportare troppo dalle emozioni, solo le lacrime tradiscono il dolore che sta provando, mentre la sua espressione rimane fredda e razionale. 

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Ma tornando a James, finalmente riesce a tirare i fili di ogni marionetta e la prigionia non sembra più condurlo a morte certa.  Oggetto di lotte intestine tra la Corona e la compagnia delle Indie, Delaney riesce a beffare entrambi grazie all’evento che gli cambiò per sempre la vita: il naufragio della nave Influence, partita dal porto di Londra come nave inglese, per poi innalzare la bandiera americana e trasportare illegalmente schiavi neri. Nei fatti, lui e Godfrey sono  gli unici che possono testimoniare contro la Compagnia delle Indie per gli atti compiuti illegalmente.

Uscito dalla Torre di Londra come uomo libero, si dirige al porto dove, in cambio del silenzio sull’evento di Influence, lo attende la nave datagli dalla compagnia delle Indie. Ma Delaney non fa accordi con chi lo ha voluto incastrare e uccidere sin dall’inizio, ed uno dopo l’altro da Mr. Stuart ai suoi due amici, cadono come mosche.

Ma c’è un’ultima questione da risolvere prima di levare gli ormeggi: per arrivare a Nootka bisogna avere il lascia passare degli americani. James si reca così dalla spia Dumbarton, che si scopre essere un doppiogiochista. Non lasciandosi intimorire, James lo atterra con una sonora testata sul tavolo e lo “appende” come una una delle bandiere che il dottor si dilettava a tingere. Un’alquanto ironica rivisitazione della bandiera americana.

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Ogni questione è risolta, la nave è pronta e con lei anche tutto l’equipaggio di ormai “amici” di James Delaney. Ma il Re è stanco dei giochetti, è in quanto rivestito di un alto potere ordina di uccidere Delaney anche senza un’accusa fondata. Ovviamente il nostro protagonista aveva previsto questa reazione esagerata nei suoi confronti, tanto da preparare il porto come un un campo di battaglia.

Riusciranno a salpare con lui Godfrey, Atticus, Lorna e Cholmondeley anche se feriti. Brace, che sembrava avere un ruolo chiave nella serie, verrà lasciato a Londra, poichè non degno della libertà che James sta offrendo a tutti. Anche se sembra più una punizione per aver ucciso suo padre.

Questo episodio di Taboo si è aperto con ogni elemento collocato nel proprio punto della scacchiera, così da sbrogliare ogni matassa di fili creatasi in precedenza e regalarci un finale più da thriller-politico che da miniserie esoterica con cui inizialmente ci era stata posta. Eppure è riuscita comunque ad intrattenerci, tra i suoi alti e bassi e i suoi misteri ancora non svelati (saranno punti centrali nella prossima stagione).

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Eternità, lealtà, intensità delle emozioni, alleanze, vendetta e libertà: sono questi i temi principali su cui si è svolta l’intera trama. Fotografia e scenografia sensazionali, meritevoli di premi nella prossima stagione degli award, con alcuni frame spettacolari tanto da sembrare quadri appesi in qualche galleria londinese o anche solo nel nostro salotto. Regia e sceneggiatura buone, ma con qualche lacuna nei sub-plot qui e lì, che non compromette però il risultato finale.

Non ci resta che aspettare la seconda stagione di Taboo, consci del cambio location che inciderà molto su Delaney e sul suo fare affidamento solo su se stesso, si spera quindi in una base per una maggiore canonicità dei protagonisti.

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