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Solo Joe Carroll può salvare The Following

La terza stagione di The Following, serie che può fregiarsi di un pilot e di una first season tra le migliori della storia, continua a zoppicare. Ma c’è qualcuno che può ancora salvarla: sempre lui, Joe Carroll. La premessa è d’obbligo: sono un grande appassionato di The Following e si può dire a tutti gli effetti si tratti dello show che più mi ha avvicinato in assoluto alla serialità televisiva (sono nuovo da queste parti, lo so). Ritengo il pilot – ma questa è un’opinione puramente soggettiva – quello meglio scritto in assoluto tra tutti quelli che ho visto, ed un po’ ne ho visti. La prima stagione è quasi un capolavoro, la seconda un po’ confusionaria ma comunque godibile. Ma la terza proprio non riesce a convincermi. 

The Following sembra aver esaurito la sua forza propulsiva. E mi duole dirlo, essendone un appassionatissimo fan che comunque non si perderà nemmeno un episodio da qui alla fine. E mi farebbe tantissimo piacere essere smentito. Ma l’impressione netta è questa: trama che pare navigare a vista non sapendo dove andare a sbattere la testa, colpi di scena talmente inflazionati da risultare gratuiti, talmente ripetuti da ottenere l’effetto contrario. Un colpo di scena, in The Following 3, altro non è che la normalità. E la normalità, rispetto ad un prodotto che era nato con tutti i crismi per essere un potenziale capolavoro che di normale e già visto non aveva proprio nulla, dopo un po’ stanca.

In principio il nuovo nemico doveva essere Mark Gray, ultimo reduce di quell’interessantissima famiglia di psicopatici comandata da Lily Gray, uccisa assieme a tutti i suoi figli e figliastri nella Season 2. Mark rimane di fatto un personaggio interessante, confermando le ottime impressioni avute lo scorso anno. Ma è un ottimo personaggio di contorno. Uno splendido personaggio secondario. Non un protagonista. Se ne sono accorti pure i produttori di The Following, che dopo avergli dato un ruolo primario nelle primissime puntate, lo hanno fatto ri-scalare nuovamente a character di secondo piano.

Assieme a Mark c’era un po’ di gente nuova. C’era Andrew Sharp, e quello sembrava tutto sommato pure interessante. Ma l’hanno cassato subito: in galera, a meno di cose clamorose non si rivedrà. Kyle e Daisy rappresentano l’essenza del già visto: psicopatici ma apparentemente normali, fanno ampiamente rimpiangere la cara e vecchia Emma. Non sembrava malissimo nemmeno Neil, super pazzoide estremista molto legato alla famiglia. Ma l’hanno fatto fuori subito. Cosi come hanno fatto fuori quasi subito anche Juliana, apparentemente tetra e carismatica, poi scopertasi nient’altro che una innocua pedina nelle mani di Strauss.

Strauss, proprio lui. Bel personaggio, indubbiamente. Ed intorno a lui è costruito il finale della quarta puntata, quando in una sequela di colpi di scena – stavolta si – interessanti, si scopre essere lui il vero grande burattinaio della terza stagione, altrochè Mark. Ma rimane quasi una perla nel deserto, perchè nella puntata dopo, as usual, si fa e si disfa: solita gratuità di colpi di scena, di troppe cose dette e mostrate subito, solite scene da Far West – il triplo scontro RyanMikeMax vs StraussMarkDaisy in riva al mare – che mal si addicono ad una tv series che prometteva di essere uno dei più grandi trip psicologici – misti a scene d’azione ragionate – di sempre. The Following continua ad incedere col suo ritmo incessante – caratteristica sempre e comunque apprezzabile – ma sembra ormai contorcervisi, in questo ritmo.

Nel frattempo, in tutta questa sequela di eventi talmente rapidi da sembrare fermi – come la Terra – Ryan ha giustiziato Kyle, Max per poco non si faceva uccidere da Daisy, Mike ha provato ad uccidere Mark senza riuscirci, intrighi amorosi in stile Beautiful eccetera eccetera. Strauss scappa, sembra un nuovo potenziale pericolo, ma ecco che uccidono pure lui. Lo fa Theo, il suo miglior studente, si dice. Il nuovo grande villain di The Following – forse l’ultimo? – sul quale per ora si sa troppo poco per dare un giudizio effettivo: potrebbe essere lui il Salvatore della terza stagione.

Oppure no. Perchè in fin dei conti, l’unico che potrebbe davvero salvare la terza stagione – in attesa di saperne di più su Theo – è sempre lui, Joe Carroll. Che regala il miglior finale di puntata in assoluto – 3×05 – di questa prima tornata, soltanto stando fermo, lanciando un paio di sguardi dei suoi e chiedendo a Ryan che finalmente si è deciso ad andarlo a trovare: “Perchè ci hai messo tanto?”

Il rapporto Ryan-Joe è stato sempre e comunque, decisamente, il leitmotiv di tutto The Following. Talmente intenso, tra questi due uomini agli antipodi eppur cosi vicini, da valer da solo il prezzo del biglietto. Evolutosi stagione dopo stagione. Al punto che i due ora sembrano quasi amici – almeno Joe, nella sua follia, sembra considerare Ryan a tutti gli effetti il suo migliore amico – e chissà che non sia proprio Carroll ad aiutare Hardy d’ora in poi nella sfida ai nuovi cattivi. Joe aspetta la sua condanna a morte, ma ha un solo desiderio: “I want us back”. Vuole chiacchierare ancora, parlare ancora, confrontarsi ancora col suo miglior nemicofino alla fine dei suoi giorni. E probabilmente succederà, perchè anche alla fine della 5×06 – ultima puntata – Ryan torna da lui a chiedergli informazioni su chi sia il miglior studente di Strauss. 

Joe sembra quasi preoccupato per il suo ‘amico’. Chissà che questo Theo non sia davvero quanto di più brutale, cinico e raccapricciante si sia mai visto in The Following. Chissà che non sia proprio lui, a salvare The Following. Per ora però, l’unico che sembra poterlo salvare è sempre lui, Joe Carroll. Che non creerà più quei momenti di pathos assoluto di cui era protagonista all’inizio, ma è talmente carismatico – chapeau a James Purefoy – da riuscire a far alzare di un paio di voti il giudizio sulla puntata con la sola presenza scenica. Joe rivuole lui e Ryan indietro, ed ora i presupposti per una bizzarra collaborazione sembrano esserci: da nemici ad alleati. Fino alla fine dei giorni di Joe. Che probabilmente, coincideranno con la fine dei giorni di The Following.

 

(Un saluto agli amici di The Following Italia)