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Anche la critica ha finalmente colto il valore di Guy Ritchie: The Gentlemen è una vera “serie d’autore”

Attenzione: evita la lettura se non vuoi imbatterti in spoiler di The Gentlemen

Esce il 7 marzo del 2024 per Netflix, la serie che sancisce il ritorno di Guy Ritchie, il regista britannico che per molti versi ha sempre avuto un grande ascendente sulla cultura del suo paese. The Gentlemen, la serie in questione (qui per la nostra recensione), non è solo lo spin-off dell’omonimo film di Guy Ritchie. È un prodotto raffinato e unico, che permette il ritorno in campo di un autore fin troppo sottovalutato nel tempo. Guy Ritchie, infatti, famoso ai più per film come Sherlock Holmes o, appunto, The Gentlemen, è un regista e scrittore di tutto rispetto che semplicemente racconta la sua realtà. Forse spesso non compresa fino in fondo. Quali possano essere i motivi è più che altro un mistero. Se la violenza efferata fosse considerata motivo di critica, al giorno d’oggi dovremmo chiudere quasi tutte le serie e bandire molti dei film che vediamo al cinema.

Eppure, Guy Ritchie ha sempre avuto un suo spazio nel cinema internazionale, soprattutto per il suo racconto dettagliato e puntuale sulla figura del gangster. Un gangster fuori dal comune il suo, un gangster che non si appropria di regole altrui ma che si crea le sue. Un criminale senza rimorsi, un uomo sopra le righe, mai noioso.

È questa la sua firma d’autore. Guy Ritchie sa come descrivere il criminale perfetto e lo fa spesso attraverso delle storie controverse e anche piuttosto violente. Che conducono sempre, però, ad una risoluzione piuttosto comica.

The Gentlemen

Il mix perfetto tra la criminalità più efferata e la comicità più dissacrante è ciò che distingue, e ha sempre distinto, Guy Ritchie da qualsiasi altro regista sulla scena.

Grazie al suo primissimo approccio alla serialità con la serie The Gentlemen, Guy Ritchie si può permettere di giocare col suo repertorio e con la sua esperienza. Ma lo può fare in modo più pacato, più ragionato. Il che lo porta a creare una serie tv splendida, dalla scrittura coerente con i personaggi e un dinamismo tipico del regista britannico. Guy Ritchie segue l’azione, la manovra e la rende la protagonista assieme a dei dialoghi scritti in maniera efferata. Complice la bravura anche piuttosto inaspettata degli attori protagonisti (nella serie spiccano fra tutti Theo James, Kaya Scodelario e Daniel Ings), The Gentlemen è portata avanti con un ritmo costante, che eccede solo nei punti giusti. Guy Ritchie sa dove far esplodere l’azione, dove creare quel sussulto che ci manda avanti.

La storia della serie tv The Gentlemen (che non è l’unica serie tv britannica a fare scalpore) non ha praticamente nulla a che vedere col film omonimo da cui trae il titolo. L’unica cosa in comune è la questione della piantagione di marijuana, che scatena una serie di vicende interessanti per il protagonista. Nel caso della serie tv parliamo di Eddie, soldato ligio alle regole che torna a casa per l’imminente morte del padre e si trova ad ereditare l’intera mansione, il titolo e tutto ciò che comporta. Eredità inaspettata (Eddie è il secondo figlio), soprattutto per il primogenito Freddy che incarna perfettamente quel personaggio che ci aspettiamo da Guy Ritchie.

Eccentrico, leggermente fuori dal mondo, sopra le righe ed egoriferito. Insomma, divertentissimo e allo stesso tempo terrificante. Le vicende dei due fratelli in contrasto si complicano quando entra in campo Susie Glass, figlia di un noto criminale in prigione, che amministra gli affari del padre e che ha un inaspettato accordo col vecchio Halstead.

The Gentlemen

Queste le premesse per una commedia degli equivoci scorretta e dissacrante, che è capace di portare avanti delle trame intrigate e intriganti ma anche di raccontare una morale controversa.

Uomini e donne con un’etica discutibile, che non si nascondono e che colgono le occasioni in modo egoistico ma concreto.

Eddie, su tutti, è il personaggio da cui non ci aspetteremmo delle azioni tanto efferate. Ma è, invece, il primo a commettere dei crimini a sangue freddo. È il primo che, per difendere suo fratello e più avanti anche la sua attività, si spingerà oltre il limite da lui stesso imposto. Guy Ritchie fa un lavoro sui personaggi (e lo fa sempre, nei suoi film e anche nella serie The Gentlemen) certosino. Il dettaglio è la sua specialità e l’inaspettata crudeltà è quasi sempre la chiave per leggerla. Gli uomini e le donne di Guy Ritchie non sono solo complessi, ma sono soprattutto imprevedibili.

L’egoismo è centrale, il guadagno è l’unica vera moneta, l’individualità li smuove tutti.

Se pensiamo al suo Sherlock Holmes, interpretato da Robert Downey Jr., ci viene subito in mente un uomo del tutto egoriferito. È pur vero che Guy Ritchie cerca volutamente dei personaggi notoriamente egocentrici da raccontare, forse per il gusto di smascherare un certo tipo di umanità. O forse, al contrario, per esaltare un tipo di atteggiamento che in fondo si cela in ognuno di noi. Con Eddie soprattutto ma anche con Freddy e Susie, in The Gentlemen, fa esattamente quel tipo di lavoro di disvelamento.

The Gentlemen

Insomma, con la serie tv The Gentlemen, Guy Ritchie riscatta un tipo di narrazione che è sempre stata nelle sue corde ma che spesso non è stata compresa appieno.

Il suo è un racconto dinamico ed efferato e la maggior parte delle volte coinvolge figure losche e moralmente discutibili. Guy Ritchie da sempre è un maestro nel raccontare i criminali, i gangster, gli uomini e le donne che fanno della cattiveria uno stile di vita (per approfondire sulla figura del gangster nella serialità). Il suo modo di raccontare la malavita (soprattutto inglese) ha sempre trovato un pubblico affezionato e appassionato, ma anche una certa reticenza da parte della critica. Sicuramente il suo stile di regia è unico e può piacere come può sembrare sopra le righe.

Eppure, dagli scontri perfettamente coreografati alle scritte in sovraimpressione che sottolineano l’azione, Guy Ritchie ha sempre firmato le sue opere. Come a voler costantemente rendere palese la sua firma. E forse anche per questo, spesso non è stato capito o è stato interpretato in maniera sbagliata. Chi invece lo ama, sa che quelle istanze sono necessarie e coerenti con il suo racconto e che ci aspettiamo di vederle. Spoiler: in The Gentlemen tornano prepotentemente. E non potremmo esserne più felici.

Grazie a The Gentlemen, Guy Ritchie si riprende uno spazio che per troppo tempo aveva lasciato vuoto senza volerlo. E lo fa riprendendo una delle sue storie più note, dandole un nuovo sapore e anche una nuova estetica.

The Gentlemen

La serie tv The Gentlemen gli permette di ridurre leggermente quella nota violenza che lo ha segnato per molto tempo e di spalmarla, di frammentarla. Complice anche più tempo a disposizione (non più due ore di film, bensì otto episodi anche piuttosto lunghi) riesce a distribuire in maniera omogenea quella dissacrante cattiveria che lo contraddistingue e che delinea tutti i suoi personaggi. Guy Ritchie, con The Gentlemen, non perde i suoi tratti distintivi, né tantomeno li rimpiange. Anzi, li esalta in maniera diversa, mettendosi in gioco in un contenitore a lui sconosciuto. E ne esce vincitore, riappropriandosi di una credibilità spesso messa in discussione e scrivendo una serie tv raffinata e unica (qualche notizia sull’eventuale seconda stagione).

Guy Ritchie si prende la sua rivincita su quella critica che per molto tempo lo aveva definito solo in base al suo tipo di regia. The Gentlemen è un prodotto necessario all’autore ma anche lo spettatore che finalmente può tornare a godere di un Guy Ritchie autentico, ma anche nuovo e innovativo.