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The Walking Dead (che potete vedere sul catalogo Disney+ qui) non è mai stato solo uno show sugli zombie. Anche se cadere in errore risulta abbastanza facile. Quattordici anni fa, la serie tv targata AMC faceva il suo debutto con quei dieci minuti di ouverture in cui un uomo, solo a cavallo, si faceva strada tra le macerie di un mondo irriconoscibile. A una pompa di benzina, la prova che si si sia scatenato un evento apocalittico si concretizza nelle sembianze di una bambina ormai trasformata in un non morto. O meglio in “walker”. Perché in The Walking Dead, adattamento dell’omonima graphic novel, non si utilizza mai tecnicamente la parola zombie. Segno distintivo che, seppur apparentemente di poco conto, in realtà la dice lunga sugli obiettivi della serie tv.

Contrariamente a molti altri prodotti legati al tema, The Walking Dead ha sempre (o quasi) messo al centro della propria narrazione i rapporti umani.

Non tanto quindi l’apocalisse zombie in sé e per sé, quanto piuttosto gli effetti di questa sul genere umano, sulle relazioni interpersonali e sull’animo dei singoli. Seppur nella prima stagione Rick Grimes e gli altri sopravvissuti cerchino disperatamente una cura, nel finale di quella stessa stagione ogni loro speranza viene brutalmente stroncata. Allora è inutile piangere sul latte versato, sperare in un miracolo che non si presenterà. Bisogna piuttosto trovare il modo di sopravvivere , anzi vivere in questo nuovo mondo. I sopravvissuti si dirigono così alla ricerca di un luogo idilliaco in cui potersi stabilire e piantare i semi di una nuova società. Il cammino è irto di ostacoli e sofferenza, mentre vecchi volti ci salutano e nuovi fanno la loro comparsa.

Su tutti si erge lui. L’eroe dal cappello da cowboy, il leader che non ha mai chiesto di esserlo, il protagonista indiscusso di una serie tv che non è mai stata più la stessa dopo il suo addio.

In due semplici parole, Rick Grimes. Il protagonista di The Walking Dead ne ha rappresentato il cuore e l’anima fin dal primissimo episodio, continuando imperterrito a reggere sulle proprie spalle l’intera narrazione. E, infatti, soprattutto attraverso il suo dolore, le sue sconfitte ma anche le sue vittorie che siamo riusciti maggiormente a immedesimarci in questa distopia zombie. L’umanità di Rick e le scelte che è stato chiamato a fare per ben sei stagioni ci hanno fatto dimenticare ben presto il contesto surreale della storia, rendendocela accessibile.

Un po’ come accade nei romanzi di Stephen King, in cui l’orrore e i mostri sono solo un mezzo per raggiungere tutt’altro scopo e parlare di argomenti decisamente più profondi e universali. Anche nel caso della serie tv, il morto vivente potrebbe benissimo essere sostituito dal vampiro o dal lupo mannaro e il risultato non cambierebbe (qui trovate un nostro articolo in cui confrontiamo la serie con 28 giorni dopo).

I walkers non sono che la cornice narrativa.

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Rick Grimes

Rick Grimes incarna due modelli di protagonista totalmente agli antipodi ma che sono l’uno il lascito dell’altro. In lui, infatti, vive fortissima l’eredità della figura dello sceriffo dei western. Quell’eroe tipicamente americano dalla morale ferrea, leale, cortese, buono e impavido. Un eroe che segue sempre la retta via e si assume il compito di riportare la giustizia lì dove è scomparsa da lungo tempo. Tradizionalmente, lo sceriffo è ritratto come baluardo contro la criminalità e il disordine, un uomo che sta fermamente dalla parte della giustizia, spesso in contrasto con fuorilegge e banditi. Così è effettivamente anche Rick.

Dall’altro lato, però, il protagonista di The Walking Dead (scoprite quali sono i migliori episodi di ogni singola stagione) mostra anche numerose ambiguità e spigolosità. Cade in tentazione, diventa arrogante e ambizioso tanto da mettere in pericolo la sua famiglia e i suoi cari. In diverse occasioni, è la tragicità degli eventi a riportalo con i piedi per terra. Anche a caro prezzo. Che lo voglia o meno, in maniera attiva o passiva, Rick si scontra con la realtà apocalittica del mondo rendendosi conto della propria caducità e di quella dell’umanità intera. Soprattutto il confronto con Negan (tra lui e il Governatore chi è il miglior villain di TWD?) coincide con il momento della caduta, quella che ogni eroe moderno affronta.

Rick Grimes è un personaggio profondamente umano, le cui vulnerabilità e le cui lotte interiori lo rendono comprensibile. Subisce perdite devastanti che lo plasmano e lo spingono a riconsiderare le sue convinzioni e i suoi metodi, rendendolo non solo un leader, ma anche un simbolo della perseveranza umana di fronte all’impensabile.

Per questo Rick Grimes è morto con The Walking Dead e The Walking Dead è morta con Rick Grimes.

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Andrew Lincoln

Un assunto necessario e che, di fatto, si chiarisce da solo. Perché, dal momento in cui Andrew Lincoln e la sua controparte televisiva sono usciti di scena, The Walking Dead è andato totalmente in caduta libera. Non è bastato il talento di alcuni, restanti validi colleghi per reggere il colpo. Le ultime stagioni hanno messo in campo nuovi nemici, nuove minacce e persino nuovi personaggi cercando di riempire un vuoto che non poteva essere colmato.

Lo stesso errore, seppur speculare, lo compie l’ultimo spinoff del franchise: The Ones Who Live. Nella miniserie della AMC scopriamo che cosa è accaduto a Rick e cosa lo ha trattenuto, tutti questi anni, dal tornare a casa. Ci sono dei misteri molto allettanti, un big bad wolf governativo e la (seconda) storia d’amore per eccellenza di The Walking Dead. Andrew Lincoln e Danai Gurira tornano infatti rispettivamente nei panni di Rick Grimes e Michonne (qui trovate 10 motivi per amare il personaggio), innamorati separati dal fato che tentano con ogni mezzo possibile di ritrovarsi.

Nulla da dire sull’interpretazione dei due che vestono di nuovo i personaggi come guanti mai smessi. Rick e Michonne si trovano su due cammini molto diversi ed è intrigante vederli, così lontani l’uno dall’altro, seguire un percorso di formazione in solitaria. Ma non è The Walking Dead. Il ritorno sul piccolo schermo di Rick Grimes ha il sapore della minestra riscaldata. Letteralmente. Non pensate quindi a quello della pizza del giorno dopo, che raccoglie attorno a sé tantissimi consensi.

Non è saporito, non è godurioso. Risulta solamente noioso. E strano al gusto. Proprio come The Ones Who Live.

All’inizio ci credi davvero. Ti emoziona rivedere in scena un beniamino della serialità moderna, pronto a combattere per la propria vita e a ritornare a casa. Poi ti rendi ben presto conto che le cose sono molto più complicate e che Rick, giustamente, non è lo stesso uomo. Il mondo attorno a lui è diverso, lui stesso deve confrontarsi con gli anni passati lontano da casa e con la consapevolezza che ci sono tante, forse troppe, cose che non conosce ancora. Però, in un punto imprecisato della storia, ti rendi conto che quello sullo schermo non è affatto Rick Grimes ma solo la sua copia sbiadita. A Rick Grimes, in fondo, hai detto addio molti anni fa. Nello stesso momento in cui hai detto addio a The Walking Dead.