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The Young Pope, una nuova idea di Dio. E di serialità

Scrivere che quando si guardano gli ultimi due episodi di The Young Pope si entra nel campo dell’ineffabile può sembrare una contraddizione, ma non lo è fino in fondo.

Quello che intendo dire è che ci si trova di fronte a qualcosa di smisuratamente grande e metafisico, qualcosa di cui non ci si immaginava si potesse occupare la serialità. Non si tratta certo di un limite intrinseco nel prodotto, ma dell’aspettativa di noi spettatori, così abituati a sentir parlare di tutto, nelle nostre Serie Tv, ma non certo, almeno in questi termini, di Dio.

the young pope

Onestamente, quando vidi il trailer della serie sorrentiana pensai che The Young Pope si sarebbe rivelato o la trashata peggiore della storia o un capolavoro. Da un certo momento in poi, si è parlato di rivoluzione seriale: io stessa ne ho scritto in questi termini, ma era chiaro a tutti che fosse necessario aspettare la conclusione, prima di giungere a conclusioni. Ora il finale di stagione è arrivato e possiamo tirare le somme. Seppur la filmografia di Sorrentino ci abbia abituati a guardare le storie più disparate impacchettate nelle confezioni stilistiche più bizzarre, nonostante ci si dica che ci si aspetta di tutto dal quel (amato o odiato che sia) regista, personalmente credevo di vedere quanto ho visto. Detta così vuol dire tutto e niente.

Non mi immaginavo la dolcezza. Non mi immaginavo che si parlasse di Dio in un modo così umano e così toccante. Non mi immaginavo che una Serie Tv potesse “dirci” Dio facendoci sentire una carezza tanto morbida sul cuore (nonostante una parte di noi “spettatori” sia atea, disillusa e refrattaria a discorsi spirituali). Perché è questo che avviene negli ultimi quattro episodi, e in modo particolare nel finale di stagione.

The Young Pope ci ha commosso e ci ha regalato un’idea di Umano e Divino di cui, forse, abbiamo bisogno. Laddove il panorama seriale si fa sempre più variegato e violento, ecco che Sorrentino ci mostra un centimetro di dolcezza…ma che dolcezza. Dopo averci sballottato da una parte e dall’altra della schiera che adora o detesta Papa Pio XIII, questa serie ci culla: ci racconta la storia di un orfano (di tanti orfani, in realtà) che riesce a farsi Padre di un’intera comunità (di cui noi spettatori, in un modo misterioso e magico, facciamo parte). Paolo Sorrentino ci ha raccontato la storia (e ora, possiamo dirlo: la meravigliosa storia) di un bambino egoista e ferito che diventa Uomo. Della mia infanzia ricordo solo che un giorno non c’era più, dice Lenny; poco oltre, tuttavia, il Papa comunica a Suor Mary che il suo compito accanto al pontefice è concluso: perché si sente finalmente adulto. The Young Pope parla di tante cose, ma prima di tutto parla dell’Amore. Le lettere d’amore scritte dal Papa sono una cosa che nemmeno riesco a descrivere. Il mondo si è fermato a parlare d’amore e nevica su Roma: questo è il miracolo.

the young pope

Se ci interessa davvero parlare ancora di rivoluzione, io penso che si possa certamente trattare dello stile narrativo dell’autore,  degli ammiccamenti intellettualoidi e chi più ne ha più ne metta, ma ritengo che, a questo punto, si debba parlare più che altro di una rivoluzione tematica: Sorrentino non solo ci parla di Amore attraverso una figura che non vive l’amore come lo intendiamo noi solitamente. Sorrentino ci parla di Amore, mentre la serialità e il mondo dell’informazione tendono a parlarci di Violenza, Odio e Rancore. Niente di paternalistico, sia chiaro: solo mi stupisce come si possa arrivare al cuore delle persone in questo modo.

I Papi che appaiono a Pio XIII gli ricordano che spesso le banalità si rivelano vere e come il potere sia un luogo comune. Anche l’Amore spesso lo è. E purtroppo, talvolta, anche Dio. Ma non in questo caso. La finisco qui, il resto l’ha già detto tutto Lenny:

Quando le chiesero: “Chi è Dio?”, “Dio è una linea che si apre”, rispose la Beata Juana. Aveva soltanto quattordici anni e nessuno capiva che cosa volesse dire. E allora tutti i bambini posero, alla Beata Juana mentre lei moriva, decine di domande: “Siamo morti o siamo vivi?”; “Siamo stanchi o siamo energici?”; “Siamo sani o siamo malati?”; “Siamo buoni o siamo malvagi?”; “Abbiamo ancora tempo o il tempo è scaduto?”; “Siamo giovani o siamo vecchi?”; “Siamo puliti o siamo sporchi?”; “Siamo stupidi o siamo in gamba?”; “Siamo veri o siamo falsi?”; “Siamo ricchi o siamo poveri?”; “Siamo re o siamo servitori?”; “Siamo bravi o siamo belli?”; “Siamo caldi o siamo freddi?”, “Siamo contenti o siamo ciechi?”; “Siamo delusi o siamo gioiosi”; “Ci siamo  persi o ci siamo trovati?”; “Siamo uomini o siamo donne?”; “Non ha importanza” rispose la Beata Juana, mentre stava morendo a soli diciotto anni. E poi aggiunse, in punto di morte, con le lacrime agli occhi: “Dio non si concede, non si fa vedere. Dio non grida, Dio non bisbiglia, Dio non scrive, Dio non sente, Dio non chiacchiera. Dio non ci conforta”. E allora i bambini le chiesero: “Chi è Dio?” e Juana rispose: “Dio sorride”. Soltanto allora tutti capirono. 

The Young Pope, 1×10

 

Il Papa che appende i calzini è un’immagine superba.

Non sappiamo cosa ci attende nella seconda stagione, ma una cosa è certa, non penso smetteremo mai di domandarci dove cadono i pomeriggi di maggio

Un saluto agli amici di The Young Pope Italia e  Seriamente Tv!

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