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Marty Hart: l’altra faccia di True Detective

Martin ‘Marty’ Hart è, nella prima stagione di True Detective, il personaggio principale accanto a Rustin ‘Rust’ Cohle. Da un punto di vista principalmente filosofico, Hart è decisamente distante da Cohle, semplicemente perchè spesso non esprime il suo pensiero o comunque se lo fa, dice le cose che generalmente ci si aspetta di sentire. Per questo motivo è pacifico affermare che su questo campo egli sia un gradino sotto rispetto a Rust. Ma, più nei fatti che nelle parole, è possibile notare come l’uomo, quello vero, presente in Marty, emerga con forza coprendo quello in superficie visibile a tutti.

Fin dalla prima puntata, Marty mostra all’audience quanto sia diverso e distante da Rust: sia nel 2012 che nel 1995. Come facilmente si può notare, in tutta la serie i viaggi in macchina sono il luogo di scambio di pensieri e opinioni generali e a volte anche più specifiche. In particolare, quando Rust esprime la sua filosofia pessimista, sostenendo che la cosa migliore da fare per la specie umana sarebbe smettere di riprodursi e procedere verso l’estinzione e che non ha la tempra necessaria per suicidarsi, Marty va fuori di testa, non riesce ad accettare anche soltanto che siano dette ad alta voce tali cose. Infatti, sia rispondendogli nel 1995 che quando è interrogato nel 2012, ci tiene a sottolineare che la vita possiede dei valori a cui l’uomo comune deve tendere: la religione, la famiglia, il rispetto. Ma in realtà, a pensarci bene, non c’è molta coerenza nelle sue parole: ben presto scopriamo che Marty ha un’amante molto più giovane di lui, che ha una forte predisposizione all’alcolismo e che, nei fatti, non sembra molto rispettoso dei precetti cristiani. Questa appena sottolineata è l’intera chiave di lettura del personaggio.

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Non sono solo i valori (e la loro inosservanza) a caratterizzarlo, ma anche (e soprattutto) quelli che comunemente chiamiamo “luoghi comuni”: l’uomo deve farsi una famiglia, essere religioso, avere dei figli, altrimenti gli altri lo guarderanno male, ed è assolutamente comico il risultato che si ottiene quando Rust dice tutte quelle cose totalmente fuori dagli schemi: gli sguardi che gli lancia Marty, infatti, sono un misto fra irritazione e incredulità, con espressioni facciali molto divertenti per lo spettatore. Si potrebbe dire che egli ha paura delle cose che dice Rust, o che comunque non vuole sentirle. Marty, inoltre, non è uno tranquillo come vuol far credere: quando scopre che la sua amante frequenta per una sera un altro ragazzo, si reca ubriaco dalla ragazza e aggredisce il tizio in questione, facendo una scenata che pagherà molto caro; infatti, l’amante rivelerà tutta la storia a Maggie, la moglie di Marty. La curiosità è che tutto ciò avviene con la sua voce di sottofondo che, nel 2012, dice ai due detective dell’importanza della famiglia e del fatto che in Rust questo valore sia sempre mancato. Fino a quando viene lasciato dalla moglie, dunque, potremmo dire che egli rappresenta e incarna l’uomo medio americano che non riesce ad essere come la società (nello specifico, la bigotta società di quella zona della Louisiana) vorrebbe e come lui stesso aspira ad essere. Ma dopo la separazione?

Sorvolando il particolare che il lavoro illegale fatto con i centauri per arrivare a Ledoux rappresenta una importante distrazione, dal punto di vista superficiale Marty sembra cambiato: dopo la vicenda che porta al suo (poi mascherato) assassinio di Ledoux, Maggie decide di accoglierlo nuovamente in casa e i due trascorrono “7 anni, di quelli buoni“. Come detto però, le apparenze ingannano: Marty ha un vero e proprio “caso” da risolvere in casa, ed è quello della figlia più grande che, in una occasione, ha rapporti con due ragazzi più grandi che il detective decide di picchiare selvaggiamente invece che denunciare. Nel 2012 egli ammette di non essere cambiato come doveva: infatti, cede nuovamente al fascino di un’amante più giovane e viene nuovamente scoperto dalla moglie che, per ripicca, seduce Rust e consuma con lui un rapporto sessuale. Ovviamente, questo porta alla furiosa lite con il collega, che decide di dimettersi: siamo nel 2002. Non è casuale che mentre scorrono le immagini descritte la voce del Rust del 2012 sottolinei come “Non esiste il perdono, ma solo persone con la memoria corta”.

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