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La terza stagione di Unbreakable Kimmy Schmidt è il trionfo del trash

Attenzione: evitate la lettura se non volete imbattervi in spoiler sulla terza stagione di Unbreakable Kimmy Schmidt.

Il 19 maggio è stato un giorno proprio bello! Netflix ha rilasciato tredici nuovissimi episodi della comedy più assurda probabilmente mai prodotta. Così, di punto in bianco, ci siamo potuti ributtare nel mondo di Kimmy Schmidt. Ed è stata l’esperienza più trash della nostra vita.

Siamo talmente estasiati che non sappiamo bene da dove iniziare. La terza stagione di Unbreakable Kimmy Schmidt ha alzato talmente tanto l’asticella del nonsense da non poter essere descritta a parole. Abbiamo potuto vedere 13 episodi, per un totale di 390 minuti in compagnia di Kimmy, Titus, Lillian e Jacqueline. Un ringraziamento ci sentiamo di doverlo dare a Netflix per aver inserito l’opzione “SKIP INTRO”: bella la sigla ma alla quarta riproduzione consecutiva il pc rischiava di volare dalla finestra. Perché ammettiamolo. La scelta di rendere disponibile una stagione intera è proprio un invogliarci al binge-watching.

Unbreakable Kimmy Schmidt è qualcosa di mai visto prima.

Unbreakable Kimmy Schmidt

Si potrebbero scrivere centomila righe ma proveremo ad essere brevi. Iniziamo dalla nostra amata Kimmy perché la sua semplicità è davvero meravigliosa. Nella terza stagione deve capire cosa vuole fare nella vita, una scelta che è già impossibile per una persona normale, figuriamoci per lei che ha passato 15 anni chiusa in un bunker. Troverà alla fine la sua strada, passando per il college e superando persino un test attitudinale per direttori del traffico. E poi c’è Titus, mamma mia Titus Andromedon. Lui è il re incontrastato del trash. Fin dal primo minuto della nuova stagione ci regala momenti indimenticabili. Tutto quello che fa lo rende insuperabile: le sue canzoni, i suoi travestimenti (persino da limone, in un tributo affettuosissimo a Beyoncé), le sue teorie assurde, le sue abitudini al limite del reale.

Come si potrebbe desiderare di più da una Serie Tv?

Non si può, davvero. Oltre all’assurdità di tutto quello che succede e alla spensieratezza che ogni episodio ci regala, Unbreakable Kimmy Schmidt ammicca sapientemente alle vicende americane. È come se la produzione volesse mandare un messaggio ai giornalisti e ai politici. Sembriamo una banda di matti ma fate attenzione perché ci accorgiamo lo stesso di tutto quello che succede. Dalle bocche dei protagonisti escono battute sottilissime sulla lotta Trump/Clinton oppure su come l’uscita di La La Land abbia “rovinato” il mondo del Jazz, per fare due esempi veloci. Non mancano nemmeno i riferimenti alle Serie Tv: abbiamo potuto assistere persino un cross-over con Orange Is The New Black. Crediamo che l’ironia possa essere l’arma giusta. C’è davvero bisogno di prodotti simili.

Se siete capitati in questo pezzo per caso (o per sbaglio) abbiamo un consiglio spassionato per voi. Aprite immediatamente il vostro account Netflix e recuperate Unbreakable Kimmy Schmidt dal primo episodio, ne varrà la pena!

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