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#VenerdìVintage – I Cavalieri dello Zodiaco: grandi e piccoli eroi del nostro passato

“La stessa energia che le stelle hanno in loro come conseguenza del Big Bang tu l’hai in te, nel tuo corpo. Sei governato dalla forza delle stelle e la tua anima racchiude in sé lo stesso potere di un’intera costellazione. […] I Cavalieri dello Zodiaco ottengono i loro poteri soprannaturali grazie all’esplosione che avviene dentro di loro dell’intero cosmo racchiuso in un così piccolo spazio. Grazie a questa immensa forza, i Cavalieri possono tutto! Lascia che tale esplosione avvenga dentro di te, lascia che la forza delle stelle ti renda invincibile. […] La tua costellazione guida è quella: Pegasus. La vedi?”

Se avete più di vent’anni, è probabile che i Cavalieri dello Zodiaco siano per voi ciò che sono per me: il ricordo dell’infanzia, di ore passate davanti alla televisione osservando i volti di quei personaggi strani, ascoltando dialoghi che non riuscivamo a capire, alternando le immagini dell’anime al silenzio dei sonnellini pomeridiani; mescolando inconsciamente le trame degli episodi con la realtà.

Saint Seiya non è esattamente un prodotto per ragazzini, però credo che guardandolo da adulti si perda sempre qualcosa del mondo misterioso di Pegasus, Crystal, Sirio e gli altri: a una persona della nostra età questo cartone animato può forse lasciare l’entusiasmo per i combattimenti avvincenti o per i poteri strepitosi dei Cavalieri…

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Ma essi in realtà sono semplici, votati all’amore e alla giustizia, lealivedono la differenza tra bene e male in modo chiaro, non si complicano la vita. E queste cose appartengono solo ai bambini.

I bimbi possono innamorarsi per la prima volta del viso bellissimo di Andromeda, degli occhi viola di Isabel, della strana patina di stelle che la avvolge. Per i piccoli i disegni sono reali, hanno le dimensioni del nostro mondo…

I Cavalieri seguono una filosofia di vita che i grandi non potranno mai condividere sul serio: per loro il coraggio è il fondamento dell’esistenza, e la paura l’ostacolo umano che permette di raggiungerlo; essi regalano il sacrificio come se fosse solo un gesto gentile, un sorriso, una stretta di mano. Pegasus è il guerriero che ha salvato la Terra dai pericoli più terribili, però il suo cuore è quello di un ragazzino ingenuo, ancora disposto a distruggersi per un ideale.

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Sirio è stato spesso definito “il cieco di Saint Seiya“, ma in verità rappresenta le difficoltà che tutti dobbiamo affrontare durante la crescita: la perdita della vista fa nascere in lui la consapevolezza che la vita non è sempre facile nè bella, che l’arroganza della giovinezza si spegne di fronte ai problemi,  e che è sbagliato affidarsi solamente al corpo e all’esteriorità, poichè queste cose possono tradire; il duro percorso grazie al quale impara a cavarsela anche senza i suoi occhi è una metafora per indicare ogni “soluzione di ripiego” che una persona adulta è costretta presto o tardi a trovare per superare una situazione scomoda. E il fatto che il Dragone diventi gradualmente ancora più abile di prima, impegnandosi ad allenare gli altri sensi in modo che sopperiscano alla cecità, mostra che quando ci si abitua a un handicap oppure a un dolore si riacquista la serenità e si guadagna un punto in più.

Alla fine Sirio torna a vedere, e sebbene inverosimile tale particolare spinge lo spettatore a riservarsi sempre un po’ di speranza.

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E Crystal! Il biondo e glaciale Cigno dell’anime è la personificazione di tutto ciò che è bello e puro, tenero sotto un pesante strato di neve perenne; la separazione dalla madre che tanto adorava ha pietrificato per anni le sue emozioni, facendolo assomigliare proprio al lago che ospita il corpo privo di vita di lei: una lastra di ghiaccio quasi indistruttibile ricopre la superficie, e Crystal deve stare molto attento perchè se essa si infrange rischia di cadere nell’acqua fredda… Allo stesso modo, il Cavaliere finge esternamente di essere inflessibile, indifferente e spietato, però quando la corazza si crepa i sentimenti che ha cercato di reprimere lo inondano, avvolgendolo di disperazione.

Crystal è divorato dall’angoscia per gran parte degli episodi, almeno fino al momento in cui si rende conto di avere davvero degli amici, una famiglia. Egli incarna il pianto del bimbo abbandonato, e ancora una volta possono essere solo le anime dei più piccoli, capaci di percepire ogni cosa, a comprendere appieno che significhi sentirsi indifesi e desiderare la protezione di una madre senza mai ottenerla…

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Se lui tenta di soffocare la propria fragilità, c’è invece un personaggio che la esprime e anzi la porta candidamente sul volto e la offre come un dono: Andromeda non è la femminuccia che i rivali lo accusano di essere, non è un codardo nè tanto meno un debole. Al contrario, possiede dei poteri strabilianti e soprattutto non lotta mai contro la natura che gli appartiene; se dentro di sè sa di essere dolce e gentile, perchè dovrebbe fingersi diverso? Se odia la violenza, se uccidere gli fa male, per quale motivo dovrebbe voler assomigliare ai bellimbusti che si credono divinità in Terra e che immancabilmente finiscono per essere sconfitti dal primo avversario dopo pochi minuti di combattimento?

Nel clima di audacia che si respira tra i Cavalieri, il suo atteggiamento può forse suscitare disprezzo. Ma Andromeda non si comporta così perchè è inferiore agli altri, lo fa per scelta: potrebbe scatenarsi ed eliminare ogni nemico con la forza prorompente della costellazione che lo guida, però preferisce affrontare le sfide con umanità, preferisce soffrire e venire ferito pur di non tradire se stesso. Se questa è debolezza…

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E poi c’è Phoenix, il più complesso e affascinante dei Cavalieri: è un giovane ribelle, solitario, spesso apertamente antipatico; sembra incarnare l’antitesi dei suoi compagni, i quali sono quattro frammenti di un unico essere chiamato amicizia. Ma se lui è o è diventato così, la colpa è di un sentimento differente e fortissimo… L’amore.

Tutti i protagonisti di Saint Seiya sperimentano in modi differenti molte forme d’amore, ma Phoenix è forse l’unico vero amante: in parte perchè è più maturo (non dimentichiamo che gli altri ragazzi sono in realtà degli adolescenti, sebbene le loro storie e le responsabilità che sono costretti ad assumersi paiano appartenere a uomini adulti. Evidentemente gli autori dei manga e degli anime credono, oppure credevano, che le persone tra i dieci e i diciotto anni fossero le più indicate per vivere avventure favolose), e in parte per motivi che spiegheremo presto, il Cavaliere della Fenice è in grado di dichiarare limpidamente di amare una donna, cosa che nessuno degli amici fa sul serio.

Sirio è di sicuro legato a Fiore di Luna, però laddove lei non si è mai creata problemi a esprimere il proprio affetto, lui ha sempre preferito mantenersi cauto (anche perchè in teoria i servi di Atena dovrebbero dedicare l’esistenza alla Dea e a proteggere l’umanità, il che in linea di massima esclude che possano avere una famiglia e delle relazioni private); Pegasus è cotto di Isabel, ma non si capisce mai bene se il suo amore sia umano oppure vada oltre,  tramutandosi in un rapporto di lealtà e adorazione nei confronti della divinità padrona. Crystal non mostra niente più di qualche sporadico flirt con le bionde della storia, e tra Andromeda e Nemes il tutto si conclude con un nulla di fatto (queste affermazioni si riferiscono alle tre stagioni canoniche del cartone animato: il Grande Tempio, Asgard e il regno di Nettuno, senza prendere in considerazione le opere realizzate dal 2002 in poi).

Insomma, soltanto Phoenix può dire di aver conosciuto e amato concretamente Esmeralda. E’ stato un sentimento giovane, acerbo e sfiorito prima di sbocciare, e tuttavia è esistito ed è rimasto nella memoria del Cavaliere anche dopo la prematura scomparsa di lei.

I motivi per cui Phoenix non sembra asessuato come gli altri sono fondamentalmente due: tanto per cominciare, la sua tendenza alla solitudine lo ha spinto ad affezionarsi a una persona, una sola, anzichè cercare se stesso nel gruppo; l’amore è uno stato individuale, che nasce e si sviluppa tra un individuo e un altro… E in un simile frangente esso è idealmente in contrasto con l’amicizia, in quanto il primo presuppone l’intimità, e la seconda la condivisione. Non è un caso se anche nella vita reale la gente tende a isolarsi un po’ dagli amici, quando si innamora; e non è un caso che sia proprio il più scontroso e schivo dei Cavalieri a trovare in un’unica donna tutto ciò di cui ha bisogno.

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E poi, Phoenix è forse il solo protagonista di Saint Seiya a ragionare come un adulto, oltre a essere più anziano d’età: persino Isabel, la Dea, non è in fin dei conti che una ragazzina vittima dei dubbi e delle paure di Pegasus e compagni (altrimenti non si spiegherebbe come mai abbia sempre bisogno di venire salvata, invece di essere capace di cavarsela da sè). Phoenix non crede nei bei ideali dei Cavalieri dello Zodiaco. Ha una morale e serve uno scopo superiore, certo, ma sa che il mondo non è tutto bianco e nero, formato dal bene o dal male… Probabilmente perchè lui stesso è stato sia buono che cattivo, ha conosciuto la luce e l’ombra, e non è ingenuo quanto i “colleghi”.

Egli vive nel disincanto degli adulti, perciò come un uomo maturo può provare determinati sentimenti; Pegasus, Sirio, Andromeda e Crystal sono bambini e i bambini sanno amare, però in modo candido e inconsapevole. Phoenix si è già lasciato alle spalle quella dorata purezza, ed è il più umano dei Cavalieri.

Gli ideali dei Cavalieri tra infanzia ed eroismo

I personaggi secondari entrano ed escono dalle esistenze dei nostri amici portando con sè le sfide che i bambini devono superare (i quattro Cavalieri sono bambini, come lo è lo spettatore che meglio può comprendere i valori e le emozioni trasmessi dall’anime): ognuno di loro ha una storia e delle ragioni solide che li spingono ad agire, e Pegasus e gli altri sono chiamati a condividere intimamente i dolori degli avversari.

Come in un vero racconto epico, capita che due poteri si trovino a combattere per fazioni opposte e che ognuno di essi abbia un valido motivo per vincere, e meriti la nostra empatia… In Saint Seiya sono sempre i Cavalieri di Atena a trionfare, però il loro essere bambini si manifesta anche e soprattutto in tali frangenti: un adulto vincerebbe per se stesso, pensando che i propri bisogni siano da anteporre a quelli pur importanti del prossimo; perchè tra noi “grandi” vige il tacito accordo secondo cui salvarsi e salvare le persone care a discapito degli estranei sia naturalmente accettabile, quasi un dovere.

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I Cavalieri invece non si ritengono superiori o più degni di giustizia dei nemici, ma sono convinti di lottare per un ideale più alto. Quindi non vincono mai per se stessi, per le loro ragioni oppure per il loro futuro… Lo fanno per la Causa.

E di conseguenza, anche se si macchiano della morte di molti uomini rimangono puri, non intaccati dall’egoismo.

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Ecco perchè ho scritto che Saint Seiya è un prodotto adatto ai piccoli, sebbene possa essere fruito benissimo dagli adulti e anzi, forse sia formalmente rivolto più a loro che ai ragazzini: una persona matura comprenderebbe soltanto in modo superficiale il mondo di speranze, di stelle e di ideali dei Cavalieri… Un bambino invece ne è già parte, poichè esso vive dentro di lui, e può percepirlo appieno.

Allora, per quell’amore amore di giustizia che hanno saputo insegnarmi tanti anni fa, mi sento di dire “grazie, Cavalieri“.