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#VenerdìVintage – Ranma 1/2, il senso delle maledizioni e dei mutamenti

Ranma 1/2 è uno di quei prodotti che non hanno bisogno di troppo tempo per convincerci di valere la pena. Quello che si intende dire è che Ranma 1/2 si presenta bene già dal primo episodio. Ha un eccellente biglietto da visita, insomma, ma la Kitty Films ci ha visto lungo e Ranma non si esaurisce nella sua bellezza formale.

Prima di addentrarci nell’analisi contenutistica, vi lasciamo qualche coordinata, giusto per raccapezzarci.

Ranma 1/2 è un manga di Rumiko Takahashi, dal quale è stato poi tratto un anime di centosessantuno episodi (poco più della metà dell’opera cartacea). D’altro canto, sono svariati gli episodi che sono stati ampliati rispetto al manga e spalmati su più di una puntata. La Serie arriva in Italia prima trasmessa da tv locali, successivamente compare all’interno di ZapZap, un programma per ragazzi su TMC, per poi arrivare su Europa 7 e, infine, su MTV. Ora che ci siamo finti minimamente seri, passiamo alle cose interessanti.

ranma

DI COSA PARLA RANMA 1/2?

Il nucleo narrativo è tutto contenuto nel titolo (che poi è anche il nome del protagonista). Ranma, infatti, significa “cavallo selvaggio”, ma anche “confusione” e 1/2 sta appunto ad indicare la peculiare condizione vitale del personaggio: che si tratti di una forma di incompletezza o di una totale completezza non è questione che affronteremo ora.

Nulla di nuovo, quello dei nomi parlanti è un espediente efficace e utilizzato dall’antichità. Un certo Plauto ne sapeva qualcosa, per dirne uno.

…Ma torniamo a noi.

La storia di Ranma è, fondamentalmente, una storia di trasformazione, di metamorfosi, la storia del passaggio necessario dall’infanzia all’età adulta, ma non solo. In quest’opera si parla di tanti passaggi, di diversi momenti liminali della vita degli individui.

MA, IN SOLDONI, DI COSA PARLA RANMA 1/2?

Ranma Saotome ha sedici anni e se ne intende di arti marziali. Un giorno se ne va con il suo babbo (Genma Saotome) ad allenarsi in Cina, presso le Sorgenti Maledette di Jusenkyo e lì succede il disastro (o il miracolo, che è sempre una questione di prospettiva). Tali sorgenti hanno una peculiarità: chiunque entri a contatto con la loro acqua fredda si trasforma nell’essere che ivi ha perso la vita. Così, il padre casca laddove morì un panda gigante e al ragazzino toccò la sorgente in cui annegò una ragazza. L’antidoto per riassumere la propria sembianza originaria è di bagnarsi con l’acqua calda. Il succo della faccenda è che ora il giovane Ranma dispone di due nature sessuali: è un ragazzo ed è una ragazza, basta una doccia a cambiare la situazione.

Nel frattempo, in Giappone, un amico di Genma, tale Soun Tendo, prepara le sue tre figlie (Kasumi, Nabiki, Akane) al probabile matrimonio con Ranma. Vi lascio immaginare lo sgomento quando la famiglia Tendo si vede arrivare a casa un Panda e una ragazza. Akane, la minore delle sorelle, viene designata come futura sposa.

Queste sono le premesse dalle quali derivano le infinite peripezie.

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OK, QUESTA È LA TRAMA, MA QUALI SONO I PILASTRI DI RANMA 1/2?

Ad esempio le arti marziali. L’abbiamo detto all’inizio che Ranma pratica le arti marziali (il padre inizia a impartirgli lezioni dall’età di due anni) e questa non è sicuramente una cosa originale per un prodotto nipponico, ma peculiare è la modalità parodistica con cui questo argomento viene affrontato. Negli anime, infatti, sono presenti diverse scuole di arti marziali, ma molto particolari. Si tratta spesso di una crasi tra arti marziali vere e proprie e sport o tecniche gastronomiche o elementi culturali. Facciamo i nomi di qualche scuola per capirci: scuola indiscriminata di arti marziali, ginnastica ritmico-marziale, pattinaggio artistico-marziale, tecnica della lotta a tavola francese, tecnica frastragliatrice della scuola Kuno, scuola di combattimento della calligrafia e chi più ne ha più ne metta. 

Per intenderci ancora meglio, guardate questo video che è una chicca spassosissima e contiene alcune tecniche di combattimento ricorrenti nella serie:

 Possiamo dunque affermare che uno dei punti di forza di Ranma 1/2 è la comicità. Quest’opera sdrammatizza un elemento molto serio (per non dire fondamentale) della cultura asiatica (o del nostro immaginario di tale cultura) e lo rende ridicolo, divertente, forse anche demenziale, indubbiamente spassoso.

VA BENE, DIVERTENTE, MA NON PARLA PROPRIO DI NIENT’ALTRO RANMA 1/2?

Ranma parla anche di sessualità e di attrazione, di identità (sessuale e sentimentale). Parla di un passaggio fondamentale della vita di ogni adolescente e del rituale atavico della trasformazione di se stessi in se stessi.

Ma prima di filosofeggiare, spieghiamoci meglio.

La storia d’amore principale (un amore guerreggiato e quasi mai espresso) è quella tra Ranma e Akane, la sua promessa sposa. A questa storia si intrecciano altri innumerevoli flirt. Non si possono quasi contare le ragazze innamorate di Ranma- maschio, e i ragazzi innamorati di Ranma-femmina, oltre alle infatuazioni parallele degli altri personaggi.

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Ranma è, caratterialmente, un disastro. Inopportuno, goffo, spesso superficiale, ingenuo e anche un po’ pervertito (immaginate la sua felicità quando scopre di avere il seno). Eppure, se molto di quello che c’è in quest’anime è comico, ci sono due questioni molto serie.

Il cambiamento per arrivare a se stessi: Ranma, dunque, è un moderno Tiresia, una rivisitazione di Orlando di Virginia Woolf, in qualche senso. Certo, una versione molto più goffa, superficiale, comica della questione. Ma il punto è, che sia una maledizione o meno, qualcosa di benefico questa trasformazione ce l’ha. Quale? Avvicinare il giovane Ranma a se stesso, fornirgli una chiave di comprensione altra dalla propria, uno sguardo alternativo sul mondo e sull’essere uomo. La storia di Ranma è la metafora della fase di passaggio dall’adolescenza all’età adulta. La manifestazione palese del dissidio interiore, dei dubbi sulla propria sessualità, del rapporto con l’altro sesso e con il proprio.

Trasformarsi nelle proprie paure: Ranma è un tipo coraggioso, ha un’unica grande fobia: i gatti! Quel folle di suo padre, infatti, per insegnargli una tecnica di attacco, lo cosparse di pesce e lo chiuse in una stanza piena di gatti che, ovviamente, lo attaccarono.

Il risvolto di questo trauma è doppio: Ranma è terrorizzato dai gatti, ma, al contempo, ha assunto la capacità di “gattizzarsi”. Quando raggiunge l’acme della paura, egli si comporta come un gatto e diventa invincibile. Esiste un’arma più forte di trasformarsi nei propri mostri, nelle proprie paure?

Un saluto agli amici di Serie Tv, la nostra droga, Seriamente Tv!

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