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Vikings e lo scontro tra religioni: Ragnar vs Athelstan

Vikings è un lungo viaggio tra scontri, guerre, vendette e religioni. È un percorso impervio e contorto, immerso nelle fredde terre nordiche e guidato dalla religione, che penetra e si fa largo in ogni atto, gesto o decisione.

Ragnar Lothbrok, protagonista di Vikings, è il vichingo per antonomasia. Abitante delle fredde terre nordiche, vive insieme alla moglie Lagherta e ai due figli, Bjorn e Gyda. È un contadino, un cacciatore, un guerriero. Vigoroso, abile, ingegnoso, raziocinante, ambizioso, Ragnar ha una sete di conoscenza che lo condurrà, volente o nolente, a divenire ciò che, probabilmente, non avrebbe mai voluto. La curiosità si rivolterà contro di lui e lo porterà ad affrontare eventi più grandi di se stesso. Diventerà prima Conte, poi Re, fronteggiando mille peripezie. Ma si sa, se gli Dei esistono, se Odino e le porte dorate del Valhalla sono reali, questo era semplicemente il destino segnato per il nostro protagonista. Protagonista che ben presto soddisferà molte delle sue curiosità e troverà quello che diventerà un amico, un compagno di avventure, una fonte di informazioni, un uomo diverso da lui, eppure così uguale: Athelstan.

Nella 1×02, puntata che aprirà la strada alla dicotomia Paganesimo/Cristianesimo, Ragnar e i suoi uomini sbarcano sulle coste della Northumbria, dove razziano un monastero cristiano, con le modalità tipiche del popolo norreno, uccidendo e depredando tutto ciò che si frappone al loro passaggio. Qui trovano appunto Athelstan, monaco cristiano in grado di parlare la loro lingua, a cui risparmiano la vita e che portano come schiavo a Kattegat.

Ragnar troverà in Athelstan una guida, un confidente. Se all’inizio è interessato a studiare la politica inglese e ad imparare la lingua, la sua attenzione sarà poi tutta concentrata sul Cristianesimo, su questa religione per certi versi opposta al Paganesimo, ma per altri molto simile, che esercita su Ragnar un potere attrattivo molto intenso. E mentre il vichingo si addentra sempre più nella scoperta cristiana, Athelstan, al contrario, inizia a vacillare. Il suo vivere immerso ormai nel mondo norreno muta il suo pensiero e si trova così combattuto tra ciò in cui ha sempre creduto e ciò che sta scoprendo. I percorsi di Ragnar e Athelstan in questo modo vanno quasi di pari passo. Entrambi sono attaccati alle proprie culture e alle proprie religioni, ma entrambi si aprono lentamente alla novità.

vikings

Così nella prima stagione troviamo un Athelstan profondamente colpito, in positivo, dal funerale che Ragnar riserva al Conte Haraldson e, insieme a ciò, sconvolto dalla schiava di quest’ultimo che decide di sacrificarsi volontariamente per seguirlo nella morte. Ancora più avanti scopriamo un Athelstan che, ormai apparentemente convertito alla religione norrena, rimane scioccato dai sacrifici umani che i vichinghi fanno ai loro Dei e, ancor più, alla scoperta che lui stesso dovrà essere sacrificato. Dall’altra parte della medaglia scopriamo un Ragnar che vuole imparare le preghiere, un re vichingo assetato di conoscenza su Dio, sul Paradiso, sulla Bibbia.

Tutto però è contro di loro: il popolo norreno è scettico e offeso da questo nuovo monaco cristiano entrato a far parte delle loro vite. In particolare lo è Floki, l’amico di sempre, personaggio stravagante fermo sostenitore dei suoi Dei.

“Quanti altri di noi dovranno morire per i tuoi Cristiani?”

 

Queste poche parole, quasi sputate in faccia a Ragnar con disprezzo e noncuranza, rispecchiano in pieno quello che i vichinghi pensano del loro Re. Ormai combatte a fianco dei Cristiani come se fossero suoi fratelli e non più nemici. Ma, attenzione, l’avvicinamento di Ragnar a questa nuova religione non va confuso con un abbandono del suo popolo, con un distacco da quella che è la sua cultura. Ragnar è fedele, combatte per dare un futuro migliore ai suoi soldati, alla sua famiglia, alla sua gente. Questo nessuno sembra capirlo. Tutti sono ormai offuscati dalla vicinanza del proprio Re a una religione che hanno sempre disprezzato.

Ma questo a Ragnar non interessa. Lui va oltre. Va oltre alla religione, va oltre al credo, va oltre al volere degli Dei. Lui ha trovato Athelstan, un amico, una persona fidata, forse ben più fidata di quelli che l’hanno sempre circondato. Una persona che, come lui, ha vedute ben più ampie. Athelstan c’è sempre stato, di lui può fidarsi e l’ha sempre dimostrato. E allora la religione che ruolo ha in tutto questo? Cristianesimo e Paganesimo sono in egual modo rispettabili. I popoli hanno bisogno di qualcosa a cui aggrapparsi, di esseri superiori a cui attribuire gioie, dolori, vittorie e sconfitte. Lo stesso Ragnar ce lo ricorda:

“L’uomo è padrone della propria fede, non degli Dei. Gli Dei sono creazione dell’uomo, per dare risposte che hanno troppo paura di dare se stessi.”

Hanno bisogno di qualcuno da pregare, o di qualcuno a cui inneggiare sacrifici. Tutto ciò, tuttavia, non deve essere prerogativa di divisione tra popoli, di lotte tra persone che hanno come unica colpa quella di credere fermamente in qualcosa, ma che in fondo sono tutti esseri umani. Popoli diversi possono convivere, possono ascoltarsi, possono condividere pensieri ed emozioni.

Ed è quello che hanno dimostrato Ragnar e Athelstan, il monaco che è riuscito ad avvicinare persino Re Ragnar e Re Ecbert,  cristiano del Wessex. Il monaco che dopo la sua morte ha continuato a guidare le vite dei nostri personaggi, apparendo in sogno, benedicendo Re Ecbert, domandando misericordia a Re Ragnar. Quest’ultimo mai si è tolto il crocefisso di Athelstan dal collo, quasi a ricordarsi che lui è lì, sempre accanto. Un re vichingo che, andando oltre alla sua religione, ha donato una degna sepoltura al suo amico cristiano, costruendo una croce alla sua tomba.  Un re che ha voluto essere battezzato. Un re che, in ogni caso, nonostante le sue convinzioni, è andato incontro alla morte come solo un vero vichingo sa fare, in uno dei momenti senza dubbio più toccanti dell’intera serie.

Athelstan

“Mi rallegra sapere che Odino prepari un banchetto. Presto berrò birra da corna ricurve. Non entrerò spaventato nella Sala di Odino. Aspetterò che i miei figli si uniscano a me. E quando lo faranno, mi crogiolerò ascoltando i racconti dei loro trionfi. Gli Aesir mi daranno il benvenuto! La mia morte avviene senza scuse! E accolgo con favore che le Valichirie mi chiamino a casa!”

Così il nostro Re vichingo ci ha lasciato, con queste parole quasi urlate in un grido sofferto e al contempo energico, con queste frase intrisa delle sue divinità.

Ma se lui se ne esce di scena con questo discorso, io voglio farlo con una frase che Ragnar pronuncia ad Athelstan, poche parole piene di speranza, che a mio parere fanno da filo conduttore a tutta la serie. Parole che fanno da sfondo a questa lotta tra religioni non voluta dal nostro protagonista.

“I hope that someday our Gods become Friends”

“Spero che un giorno i nostri Dei diventeranno amici”.

Bè, perché no? Sperare non fa mai male. Chissà, magari dopo la morte Valhalla e Paradiso saranno un unico grande universo e Ragnar e Athelstan potranno unirsi di nuovo. Nel frattempo aspettiamo ansiosi la quinta stagione di Vikings.

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