I buoni non si distinguono dai cattivi, è questo il messaggio che vorrebbe far passare la 13 Reasons Why 3×03. Perché buono e cattivo sono diventati concetti estremamente relativi in una storia che mischia continuamente i punti di vista. È davvero Bryce Walker il cattivo da combattere?
È su questa domanda che la serie vuole farci riflettere. Le prime due stagioni, e in particolare la seconda, ci hanno presentato questo personaggio in chiave completamente negativa. Nelle prime puntate della terza, invece, lo vediamo per la prima volta con occhi diversi. Occhi che sono quelli di Ani, imparziali, più distaccati, più obiettivi.
Ma andiamo con ordine, perché la 13 Reasons Why 3×03 presenta anche un interrogativo più immediato cui dare una risposta: “chi tra quelli che conoscevamo avrebbe potuto premere il grilletto?”.
Alla fine del secondo episodio ci eravamo lasciati con un nome sulla lista degli indiziati, quello di Jessica, che è anche il personaggio che ha subito il cambiamento più tangibile tra seconda e terza stagione. La 13 Reasons Why 3×03 serve invece ad allontanare i dubbi sulla sua colpevolezza. È un episodio costruito principalmente attorno al suo personaggio. Ne ripercorre la storia, ne attraversa l’inferno, ne esplora tutti gli angoli emotivi.
Jessica ha incontrato Bryce in più di un’occasione senza rivelarlo a nessuno. Ed è curioso come ad Ani venga in mente solo adesso il particolare della loro discussione in casa Walker.
Bryce aveva scritto una lettera per Jessica prima di morire e questo è un dettaglio che non può essere secondario nella ricostruzione degli eventi. Aveva voglia di rivederla e di parlarle, perché? Ed è possibile che quella lettera sia legata in qualche modo alla sua morte?
Sembra di essere finiti per caso in un episodio della prima stagione di Riverdale.
Il cadavere di un ragazzo famoso in città, le indagini che non sanno da dove partire, le voci nei corridoi della scuola, un gruppo di ragazzi che prova a far luce sull’accaduto: gli elementi in comune con la serie ambientata a Riverdale sono facilmente riconoscibili.
I ragazzi non si ammazzano tra loro.
Clay lo dice, ma non ci crede fino in fondo. Un altro dei potenziali indiziati è proprio Justin, il suo fratello adottivo.
Come dicevamo anche nella recensione del secondo episodio, Justin ha chiaramente qualcosa da nascondere, ma non è ancora chiaro se sia legato alla scomparsa di Bryce o ai suoi problemi con la droga. La relazione segreta con Jessica spiega molte cose, ma forse non abbastanza. C’è ancora da capire se le minacce di Justin fossero solo un modo come un altro di mettere in guardia il vecchio migliore amico o se nascondessero invece una reale intenzione di fargli del male nel caso in cui avesse cercato ancora una volta Jessica.
L’elemento crime, nella 13 Reasons Why 3×03, si perde negli automatismi del teen drama.
Già la seconda stagione aveva preso una piega da dramma adolescenziale, a discapito dei temi forti trattati nella prima. Ma, in questa puntata, la trasformazione in atto nella serie è ancora più palpabile. Primi appuntamenti, relazioni complicate, amori giovanili, chiacchierate tra amiche, tutti ingredienti di una serie tv per ragazzi, al pari di Elite o della già citata Riverdale.
Un particolare inquietante, però, non vi sarà di sicuro sfuggito. L’episodio si apre e si chiude con Tyler e questo non può essere solo un caso.
Se nella prima scena la camera prova a trarci in inganno inquadrandolo come fosse un corpo morto su un lenzuolo bianco, l’ultima immagine, quella che lo ritrae seduto sul letto con la pistola accanto e le foto di Bryce morto sullo schermo del computer, ci turba parecchio.